Recensione: Plague Wielder

Di Matteo Bovio - 3 Dicembre 2001 - 0:00
Plague Wielder
Band: Darkthrone
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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85

Giunge come un fulmine a ciel sereno giunge l’ennesima fatica dei Darkthrone, a far la gioia dei vecchi e nuovi fan del gruppo. A distanza di anni i nostri riescono ancora a riproporre la solita e convincente formula. Plague Wielder altro non è se non una perfetta prova vuoi di intransigenza vuoi di concretezza. Insomma, i Darkthrone non vivono nè su quello che hanno fatto in passato nè sul loro nome. Vivono su ogni album che compongono; vivono di un pubblico “elitario” ma fedele, cosa che in pochi sanno ottenere. Prendendo visione dell’album la cosa che mi ha colpito per prima è stato il passaggio dalla solita copertina in bianco e nero ad un nuovo “look” con colori particolarmente “acidi”, caratteristica di quasi tutte le nuove uscite della Moonfog. E devo dire che la cosa, pregiudizievolmente, mi aveva dato da pensare. Ma tutto è stato smentito sin dal primo ascolto.

Weakling Avenger“, canzone di apertura, apre il terreno per un album di Black Metal grezzo e suonato in maniera primitiva. Riff minimali, ritmi classici e voce tipicamente darkthroniana sono gli ingredienti. La canzone si articola in 8 minuti circa e non lascia dubbi sulla fedeltà sonora dei nostri: un’introduzione che non può che smentire tutto ciò che è stato detto contro la fedeltà di quest’album. Segue “Raining Murder“, il pezzo forse più old-style. In questo caso appare piuttosto evidente come Fenriz abbia deciso di schiacciare leggermente di più sulll’acceleratore; ma niente paura: non c’è spazio per futili esibizioni tecniche nel mondo dei Darkthrone. Tanto da risolvere, intorno a metà pezzo, in uno stupendo stacco, dove il tutto si fa più lento e marziale. E’ poi la volta di “Sin Origin“, unico pezzo forse in calando. A lasciarmi piuttosto perplesso nei confronti del brano sono i riff un po’ scarni, che poco si addicono al feeling che di solito tende a creare il duo norvegese. Non vorrei comunque essere frainteso: la mia considerazione è del tutto soggettiva e non dubito che tra i fan ci sia già chi ha fatto di “Sin Origin” uno dei propri pezzi preferiti.

Con la successiva “Command” raggiungiamo l’apice di tutto il disco. Non riesco a trovare una pecca che sia una nella canzone in questione: a partire dall’inizio dall’incedere lento e incisivo sino alla fine, quasi claustrofobica nella sua ripetitività, “Command” è riuscita a farmi capire cosa voglia veramente dire suonare Black Metal. O almeno, cosa voglia dire suonare quel Black Metal che non trova in particolari doti tecniche o in super produzioni la propria essenza e bellezza. Non mancano le parti veloci, ma credo che nel caso specifico siano per lo più le strutture della chitarra a rendere il pezzo unico. Fenomenale poi lo stacco in cui un backing vocal infernale ci trascina con il suo “Command!!!”… “I, Voidhanger” è forse il brano a discostarsi leggermente dal classico stile Darkthrone. Prevalgono le parti lente e talvolta il riffing mi ha curiosamente ricordato quello dei Satyricon di The Shadowthrone. Unica macchia della canzone è quella di basarsi su un numero troppo esiguo di riff per una durata di più di 5 minuti, il che alla lunga può annoiare l’ascoltatore.

La chiusura tocca alla spettacolare “Wreak“: in questa canzone il lavoro di Fenriz risalta particolarmente perchè più che mai ha saputo adattare in maniera positiva le linee di batteria a quelle di chitarra. Per il resto poco c’è da dire; il giudizio da me espresso è dovuto unicamente a ciò che la canzone sa trasmettermi ad ogni ascolto, perchè questo sono i Darkthrone: passione, non razionalità. La produzione, seppure impeccabile e precisa, riesce a sua volta a donare all’album il tanto amato tocco old-style. Il suono di chitarra è molto grezzo, così come quello di batteria, e non c’è spazio nè per le tastiere nè per gli effetti (se non qualche temporale qua e là). In linea di massima questo è l’album meglio registrato del duo, eppure non mi sembra di notare una discontinuità troppo invasiva rispetto al vecchio sound.

Nel complesso il disco non è nè più nè meno che quanto un appassionato di Black possa aspettarsi di trovare in un grande album. Sarebbe assurdo affermare che ci troviamo divanti all’opera magna dei Darkthrone, tuttavia possiamo dire che ci è stato consegnato un grande capitolo della storia Black Metal. E tanto per cambiare la firma è la loro…
Matteo Bovio

Tracklist
01. Weakling Avenger
02. Raining Murder
03. Sin Origin
04. Command
05. I, Voidhanger
06. Wreak

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