Recensione: Pseudochristos

Di Alessandro Calvi - 19 Marzo 2007 - 0:00
Pseudochristos
Band: Death Dies
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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65

Dopo alcune uscite per svariate etichette indipendenti, i Death Dies (cult band dell’underground padovano, che potrebbe anche essere definita come l’attuale incarnazione degli ancor più famosi Evol), approdano all’Adipocere Records e fanno uscire questo “PseudoChristos”.

L’album in questione esce in due versioni: standard e con doppio cd limitata a sole 1000 copie. Sul secondo dischetto ottico trovano spazio una serie di canzoni inizialmente realizzate per un 7” che non aveva mai visto la luce e inedite versioni di un paio di pezzi storici della band, più un videoclip. Purtroppo il promo giunto in redazione risulta tronco della seconda parte, quindi ci concentreremo solo sul primo cd.

Nel panorama black italico i Death Dies dovrebbero essere un nome più che conosciuto: dediti a mantenere alta la nera fiamma fin da tempi non sospetti, questo trio di musicisti sono uno dei migliori esempi del fatto che la “ricetta” del raw-black metal non ce l’hanno solo in Norvegia. Il loro stile è cambiato, ma neanche tanto, dal 1995 quando nacque la band con questo nome (e da ancora prima quando tutti e tre suonavano negli Evol). Nonostante tutto però, sempre coerenti con se stessi e la musica che avevano scelto di suonare, non hanno mai tradito la fiducia dei propri fan rifiutandosi di evolvere e di accogliere nel proprio sound le innovazioni che hanno conquistato anche nomi importanti come Satyricon, Mayhem e DarkThrone.
Black metal grezzo, puro, incontaminato è tutto ciò che ci si può e deve aspettare da questa band. Black metal grezzo, puro, incontaminato è tutto ciò che si può trovare in questo loro ultimo disco, niente di più e niente di meno.
In realtà qualche concessione alle tastiere, anche a causa del concept trattato su questo platter, la si può trovare soprattutto sulla seconda “Krux” e la quarta “The Path”, ma son in genere brevi passaggi con suoni d’organo che non incidono in maniera troppo significativa sul sound del gruppo. La band rimane fedele a batteria, basso, chitarre e voce come strumenti per trasmettere tutto il gelo e l’intrinseca epicità della musica da loro suonata, così come il loro odio anticristiano, nella scia della migliore tradizione delle band storiche del genere.

La produzione non è poi spettacolare, ma permane il sospetto che in più punti il suono sporco e quasi confuso sia una scelta voluta per rimanere fedeli all’originale raw black metal degli albori.

In definitiva un disco che farà sicuramente la felicità e la gioia (sempre che simili sentimenti possano accostarsi a un cd di questo tenore) degli appassionati del genere. Un album di violenza e malevolenza come in Italia son pochi a saper partorire, caratteristiche che vanno unite ovviamente a una esperienza e a una capacità di songwriting affinate in anni e anni di gavetta che han portato i Death Dies a essere una delle band di riferimento di tutto il panorama black italiano.

Tracklist:

CD1
01 The End of the World
02 Krux
03 Devil Inside
04 The Path
05 The Gates of Ade
06 Rex Vermium
07 Divine Doubt
08 Scared to Death

CD2 (presente solo nell’edizione limitata)
01 Eve of Death
02 Obscurum Vexillium
03 Dance of Skeletons
04 Ars Moriendi
05 Army of Darkness
06 Day of Doom (inedit version)
07 Destroyer (inedit version)
cd rom bonus: Thorazine videoclip (song dall’album “Product of Hate”)

Alex “Engash-Krul” Calvi

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