Recensione: Re-Evolve [EP]

Di Daniele D'Adamo - 26 Maggio 2012 - 0:00
Re-Evolve [EP]
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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77

Peccato.
Sì, peccato che questo dischetto sia composto di sole tre canzoni. I Despite Exile, infatti, mostrano immediatamente, con una facilità disarmante, le loro eccellenti qualità complessive; abbraccianti sia la sfera della tecnica, sia quella dell’arte.

La band, nata solo due anni fa in quel di Udine, dopo un primo EP autoprodotto nel 2011 (“Scarlet Reverie”, 2011), propone di nuovo un mini-lavoro, stavolta sotto l’egida della TAATM (Team All About The Music) Records. “Re-Evolve”, il nome di questa realizzazione, propone un terrificante deathcore, dal taglio moderno, frammischiato di elementi progressivi tali da fargli sfiorare, e non toccare – a parere di chi vi scrive – , il djent.

La bravura con la quale Jei Durisotti e compagni affrontano le proprie competenze è assolutamente in linea con quella che s’intravede in ben più famigerate band quali Heaven Shall Burn e Neaera. Con che, come risultato, si ha un suono praticamente perfetto, esente da difetti, incertezze e peccati di gioventù. Quasi da far sembrare i Nostri assai più navigati di quanto, in realtà, non siano.

Accanto a quest’aspetto c’è la capacità di saper metter giù un sound equilibrato nella scelta fra aggressività pura e melodiosità, mantenendo il minimo comune denominatore deputato all’erogazione di una potenza straordinaria, devastante. Giovanni Minozzi e Sasha Veselinovic costituiscono una sezione ritmica versatile, consistente, agile e possente; un motore in grado di erogare a tutti i BTM, cioè, la stessa quantità di cavalli. Sanchez Santini e Carlo Ferraro erigono, poi, un muro di suono enorme, spesso e frastagliato dall’aspra distorsione delle chitarre accordate, come da regola, verso il basso. Su tutto ciò campeggia Durisotti, dall’irreprensibile prestazione in tutti campi: growling, screaming, clearing e non, ultimo, inhale; per l’ideale chiusura di uno stile forse non originalissimo ma indubbiamente adulto, definito con chiarezza e precisione.

Certamente tre song non sono tante per farsi un’idea, anche, del songwriting. Bastano, a ogni modo, per comprendere che i Despite Exile possiedano quel ‘certo non so che’ in più, rispetto alla media, per dar vita a brani accattivanti pur premendo le membrane timpaniche sin quasi alla soglia del dolore.

“Oscillate”, in linea con il titolo, inizia con gli alti-bassi di micidiali breakdown, sui quali vaga il disperato scream del vocalist. Gli orpelli cesellati dalla chitarra solista regalano un tocco di melodia non eccessivo ma comunque avvertibile con piacere. “Perfection Neutralized” è un altro affondo nell’abisso delle frequenze più ridotte, nel quale fanno la loro parte sia il growling di Durisotti, sia le ritmiche delle due asce. Anche in questo caso fa capolino, senza esagerare, la melodia; che aggrazia un po’ il durissimo acciaio di cui è fatta la struttura del sound dei Nostri. Una scudisciata di blast-beats fa da incipit a “Mechanical”, pezzo ove si può apprezzare maggiormente la tecnica strumentale posseduta dal quintetto friulano e la sua naturale predisposizione all’armoniosità in occasione dell’ottimo ritornello.    

Beh, a questo punto rimane poco da aggiungere: con queste premesse, resta solo da aspettare il full-length!

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Oscillate 4:25
2. Perfection Neutralized 3:13
3. Mechanical 4:08
        
Durata 11 min.

Formazione:
Jei Durisotti – Voce
Sanchez Santini – Chitarra
Carlo Ferraro – Chitarra
Giovanni Minozzi – Basso
Sasha Veselinovic – Batteria
 

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