Recensione: Rejoice in the Suffering

Di Manuel Gregorin - 17 Marzo 2021 - 0:01
Rejoice In The Suffering
Etichetta: Rat Pak Records
Genere: Heavy 
Anno: 2021
Nazione:
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81

Primo disco solista per Todd LaTorre, l’ex tappezziere con la passione della batteria che a trent’anni suonati scopre di avere della straordinarie qualità canore le quali faranno letteralmente decollare la sua carriera musicale.
Prima con i Crimson Glory, poi alla corte dei Queensrÿche con il gravoso compito di sostituire un mostro sacro come Geoff Tate. Sicuramente un compito non facile per LaTorre, che comunque si è buttato in questa sfida nonostante l’ombra del suo predecessore ed una band pesante come un macigno: è fuori dubbio cha sia riuscito comunque ad offrire prestazioni credibili e convincenti.

Proprio un anno fa, agli inizi del 2020, Todd si trovava in tour con i Queensrÿche quando l’esplosione della pandemia di Covid 19 ha portato all’azzeramento di ogni attività concertistica a livello mondiale, compresa quella della band di Seattle che, come conseguenza di questo evento senza precedenti, si è vista costretta a posticipare tutte le date rimanenti.
Così come una miriade di musicisti professionisti e non, anche LaTorre si è ritrovato di colpo costretto ad un periodo di inattività. Quale migliore occasione per realizzare un album solita?
Va detto comunque che nonostante il contesto forzato in cui è stato concepito, questo full length non deve essere visto come un prodotto superficiale, fatto come alternativa a stare sul divano a guardare la tv bevendo birra. Insomma, non è che tra una falciata all’erba del giardino ed il barbeque della domenica il musicista americano abbia imbastito un album solo per ammazzare il tempo…magari con gli scarti dei Queensrÿche .
Un disco solista frullava nella mente del cantante già da tempo; in questa opera prima l’intenzione è quindi stata quella di dare spazio alla propria personalità senza pressioni di nessun tipo, facendo il disco che più piaceva.
Pubblicato dalla RatPak Records questo lavoro è stato registrato praticamente in due, con LaTorre ad occuparsi oltre che delle parti cantate anche della batteria, mentre il suo vecchio amico Craig Blackwell si è preso cura della chitarra e del basso.
Rejoice in The Suffering“, come dicevamo, non è un prodotto Queensrÿche 2.0: il genere proposto, infatti, è un power di stampo americano sullo stile di Iced Earth e Nevermore, con forti richiami ai Judas Priest. Un disco potente e massiccio dove Todd sperimenta nuove soluzioni vocali e ci riserva qualche sorpresa.

Il platter si apre con “Dogmata“: una chitarra dallo spessore tipicamente thrash metal ed un cantato graffiante fanno subito capire di che pasta è fatto questo lavoro. Si continua con “Pretenders“, una sciabolata in stile Judas Priest periodo “Painkiller” per merito anche dei vocalizzi alla Rob Halford. Altre rasoiate metalliche continuano anche in “Hellbound And Down“.
Pare chiaro che in “Rejoice in The Suffering” si punti su canzoni monolitiche e di forte impatto sonoro: a tal proposito una menzione va fatta al lavoro di chitarra di Blackwell che con suoni potenti e taglienti ed assoli fulminanti riesce a dare ai brani una struttura di grande impatto grazie anche al buon mixaggio di Zeuss.
Todd infatti, parlando suo vecchio amico Blackwell, lo ha definito un chitarrista strepitoso che non ha avuto la fortuna che meritava. Chissà che magari con questa prestigiosa collaborazione non sia la volta buona per riuscire finalmente a farsi notare.

Le ritmiche rallentano con le atmosfere tenebrose di “Crossroad To Insanity“, un brano indovinato che funge anche da singolo. Si torna a pestare duro con “Critical Cynic“, mid tempo massiccio con un andatura claustrofobica. Ovviamente Todd LaTorre non si dimentica certo dei Queensrÿche: infatti in più occasioni si possono scorgere, specie nelle linee melodiche, degli spunti che rimandano alla sua band principale, come in “Darkned Majesty” oppure in “Vexed“. In quest’ultima poi dei buoni passaggi di batteria ci ricordano che Todd, oltre che cantante, è abile pure a percuotere le pelli dei tamburi. La title track “Rejoice in The Suffering” è un’altra mazzata di US power, mentre in “Vanguards Of The Dawn Wall” si entra in territori thrash metal con una interessante alchimia fra Overkill e Judas Priest che sforna un brano devastante.
Giungiamo cosi alla volta di “Apology“, una composizione di grande spessore che con il suo approccio lento e malinconico ci riporta nei territori di caccia dei Queensrÿche .

L’edizione standard di “Rejoice in The Suffering” si concluderebbe qua, ma noi ci trattiamo bene con la special ediction contenente tre bonus track: “Fractured” e “Set It Off“, due composizioni power dalle sfumature thrash in perfetta linea con il filo conduttore di quanto già sentito lungo la durata di lavoro. Con la conclusiva “One By One” LaTorre tira fuori l’asso nella manica sparandoci addosso un brano di death metal melodico dove ci stupisce addirittura con un cantato in growl, a dimostrarne l’assoluta versatilità.
Ovviamente non da meno il contributo alla chitarra ed al basso di Craig Blackwell e di All Nun alle tastiere che va a dare man forte ai due musicisti per la realizzazione di quest’ultimo tassello di “Rejoice in The Suffering“.
Una canzone molto valida che forse meritava uno spazio maggiore invece di venir “confinata” a semplice bonus track.

Veramente una buona prova per Todd LaTorre, artista che si conferma cantante dalle ottime potenzialità, qui in grado forse di andare oltre a quanto già fatto con i Queensrÿche.
Da ricordare ancora una volta il lavoro egregio svolto anche alla batteria ed il contributo di Craig Blackwell, che con la sua prestazione alle sei ed alle quattro corde contribuisce alla buona riuscita di un ottimo album.
Un disco compatto e roccioso destinato ad andare oltre ai soli seguaci dei ‘rÿches: in buona sostanza un cd metal per i fans del metal.

Speriamo che, quando i suoi impegni con i Queensrÿche glielo permetteranno, Todd dia un seguito a questa sua carriera solista.
E magari questa volta senza aspettare una pandemia mondiale…

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