Recensione: Reload

Di Paolo Beretta - 14 Febbraio 2003 - 0:00
Reload
Band: Metallica
Etichetta:
Genere:
Anno: 1997
Nazione:
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60

Dopo il discreto ( ma nulla più ) Load ecco uscire la risposta dei ‘Tallica, una della formazioni più importanti al mondo in ambito Thrash che, con album come Kill ‘em all, Ride the lightning, Master of puppets, è diventata culto per milioni di persone in tutto il globo. La formazione americana con ReLoad aveva l’arduo compito di spazzare via le critiche insistenti di fan e non che volevano una sorta di ritorno alle origini. Senza tanti giri di parole il gruppo di Lars e James non ci riuscì e, così facendo, delusero le aspettative di tutti. Commerciali. Questa è la definizione che viene solitamente accostata a ReLoad; definizione pesante che forse non rende giustizia ad una band storica ma che, e mi dispiace ammetterlo, non si discosta molto dalla realtà. Dal Black Album ( onesto cd ) in avanti i Metallica hanno percorso strade diverse rispetto alle origini, più melodiche e orecchiabili e questo lavoro che mi appresto a recensire ne è una amara conferma ( per chi, come il sottoscritto, ha amato alla follia i loro primi devastanti 4 album ).

Il cd si apre con Fuel discreta cavalcata ( dal ritmo veloce ma non impressionante ) accattivante per il coro dalle riuscite melodie che, tuttavia, mettono troppo in ombra le chitarra che si sentono in tutta la loro potenza solo a tratti. The memory remains è un’altra song corta ( 4 minuti ) dall’altissimo potenziale commerciale, che comunque non mi è dispiaciuta con il suo sound altalenante ben dettato da “morbidi” riff anche se il cantato finale ( eterno ) denota mancanza di ispirazione dalla parte della formazione. Devil’s dance è una della track più riuscite del disco, oscure e penetranti le atmosfere che il basso di Jason e il rabbioso lavoro di Kirk ( chitarra ) riescono ad evocare e che l ‘ugola di Hetfield interpreta alla perfezione. Inutile The unforgiven II ( sarà perché odio dal profondo le ripetizioni in generale ) che non mi ha colpito per niente. Una canzonetta da far ascoltare ai vostri amici che volete far avvicinare al Metal ma ogni volta che ascolto questo ballad nasce spontaneo il confronto con Fade to black e siamo su un’altra galassia. Better than you è un pezzo di una semplicità disarmante che ruota attorno ad un riuscito riff iniziale, tuttavia nella sua semplicità questa song risulta coinvolgente e di piacevole ascolto. Sulla falsariga della precedente traccia Slighter si snoda per 5 minuti proponendo un cantato a tratti distorto supportato dal solito Hammet che si cimenta ( purtrop po ) in solos scontati che servono, più che a impreziosire il brano, a “riempire”. Con Carpe diem baby ( non avete letto male in un disco dei Metallica c’è davvero la parola Baby: Mi viene da piangere ) si percorrono ancora una volta ritmi blandi, strofe anonime e un lungo, quanto inconcludente, lavoro di riffing. Si prosegue con l’anonima Bad seed che non fa che ripetere quanto già proposto dalla band. Un leggero aumento di ritmo e un originale lavoro di backing vocals sono le sole cose che, alle mie orecchie, differenziano questa song dalle altre.Di altra fattura Where the wild things are un pezzo lento e strano, ipnotico nel cantato, che riesce a incantare inizialmente con le sue melodie leggere per poi sfociare in diversi facili assoli accattivanti. Finalmente con Prince charming il tempo si alza e i risultati si vedono. Una track che non farà sicuramente la storia del Thrash con le sue melodie troppo curate ma che almeno scorre senza intoppi nel lettore e che viene impreziosita da un buon break centrale a tratti travolgente. Si rallenta, decisamente troppo, con Low man’s lyric. A mio modesto pare una nenia insopportabile che semplicemente non ha motivo di esistere in un album dei Metallica, ma questi sono gusti. Attitude è invece una song coinvolgente, di semplice fattura ma che piace per il suo ritmo, non trascinante, decisamente interessante dettato da un bel lavoro potente di riffing: un discreto muro metallico. A Fixxer il compito di chiudere ReLoad. Dopo una parte introduttiva ( decisamente troppo lunga ) la canzone prova, senza riuscirci, a decollare ma alla fine rimane “ingessata” ( per otto interminabili minuti ) in tempi morti e in un cantato per nulla coinvolgente.

Cosa dire per tirare le fila del discorso. ReLoad a mio parere è un album ben prodotto che alla fine dei conti una sufficienza la merita. Un disco che semplicemente non può essere accostato a ciò che i ‘Tallica hanno proposto negli Eighties; un lavoro come tanti altri che girano annualmente nel mercato mondiale che se non avesse avuto il nome Metallica ( triste, ma vero ) sulla copertina non avrebbe venduto e sarebbe rimasto nell’anonimato. La band secondo me ha dimostrato la sua totale crisi creativa. Kirk spesso si è esibito in assoli inutili, che hanno solo danneggiato, rendendo più scontate le tracce. Il punto più basso per un gruppo storico che spero di cuore riuscirà a risorgere ( utopia? ) dalle ceneri di questo ReLoad.

TRACKLIST

1. FUEL

2. THE MEMORY REMAINS

3. DEVIL’S DANCE

4. THE UNFORGIVEN II

5. BETTER THAN YOU

6. SLIGHTER

7. CARPE DIEM BABY

8. BAD SEED

9. WHERE THE WILD THINGS ARE

10. PRINCE CHARMING

11. LOW MAN’S LYRIC

12. ATTITUDE

13. FIXXER

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