Recensione: Remains of a Dead World

Di Daniele D'Adamo - 31 Maggio 2024 - 0:00
Remains of a Dead World
Band: Nightrage
Etichetta: Despotz Records
Genere: Death 
Anno: 2024
Nazione:
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80

Et voilà! Quando meno ce lo si aspetta, ecco che arriva la sorpresa. In questo caso, un ritorno alle origini o quasi da parte dei Nightrage; intendendo per queste ultime gli anni a cavallo del nuovo millennio quando, cioè, il melodic death metal si sviluppava in una forma che, oggi, si definirebbe arcaica.

Sarà il cambio di cantante, Konstantinos Togas a vece di Jimmie Strimell ma soprattutto di Ronnie Nyman (vocalist nel penultimo album “Abyss Rising”), eppure il nuovo LP, “Remains of a Dead World”, pare inspirare ed espirare aria nuova, in Grecia in primis e nel resto del Mondo poi.

Appartenendo alla stessa Nazione e parlando la stessa lingua, forse, si aiutano le linee vocali ad aderire perfettamente alle stringhe musicali. Il che è proprio ciò che avviene nel full-length – il decimo in carriera. Togas, difatti, si mostra essere un interprete di alto livello qualitativo, giovane e quindi dalla voce intonsa, dotato di ottima tecnica personale. L’ideale complemento per il sound dei Nostri che, probabilmente, per ritornare ai vecchi fasti, aveva bisogno di una persona capace di intonare senza difetti praticamente tutti i toni del metal estremo. Anche se, a predominare, è un efficace growling non particolarmente profondo però incastrato in un retroterra in cui sorgono le harsh vocals. Growling, e qui è la più evidente esternazione del talento del ridetto Togas, che viene addomesticato per intonare i melodici refrain invece della solita voce pulita.

Con che, generando la famigerata – sì, poiché non sempre riesce bene – antitesi fra l’armoniosità dei ritornelli e l’aggressività dei segmenti ritmici. Segmenti potentissimi, presumibilmente come non mai, disegnati dal feroce riffing stoppato dalla tecnica del palm-muting sparato a trecento chilometri all’ora da Marios Iliopoulos e Magnus Söderman. In alcuni tratti addirittura massicci come il thrash (‘Obey the Hand’). Rimanendo negli ultimi istanti di vita del platter, ‘Remains of a Dead World’ è l’esempio di quanto più su riportato. Furia demolitrice, attacco totale, potenza devastante e chitarre che, nella loro sezione solista, ricamano dolci e melodici ricami dorati su cui, giova ripeterlo, si scatena l’aspra e arsa ugola di Konstantinos. Per un effetto di grandissimo impatto sonoro. Un muraglione di suono massiccio dagli spigoli arrotondati dalle fulgide armonie e dagli stupendi assoli inventati dai due axe-man.

Il resto di “Remains of a Dead World” non è da meno. Osservazione importante, poiché in esso non ci sono cadute di tensione, anonimi filler riempitivi, passi falsi intendendo per questi brani dall’appeal scontato. Niente di trito e ritrito, insomma. Anzi, lo sforzo compositivo trova, quasi come non mai, sbocco in dieci tracce assolutamente in linea con l’alto livello tecnico/artistico dell’intero disco.

Non ci vuole molto, di conseguenza, per mandare a memoria le tracce medesime. Ognuna di esse è completamente calata nello stile del combo ellenico, dando al medesimo una compattezza granitica. Merito, nondimeno, della propulsione davvero possente operata dal basso di Francisco Escalona e dalla batteria di George “Dino” Stamoglou, particolarmente ispirati, che si rifuggono dai soliti ritmi del sottogenere di cui trattasi per variare le battute (‘Nocturnal Thorns’) sino ad arrivare e sfondare la barriera dei blast-beats (‘Euphoria Within Chaos’).

La differenza fra ieri e oggi alla fine dei conti è tutta qui. Andando avanti con gli anni, il melodic death metal si è evoluto – o involuto, dipende da quale lato lo si osservi – perdendo spesso decine di watt per strada sino a giungere, attualmente, in quello che si chiama modern metal. I Nightrage, con coraggio, remano controcorrente per dare agli appassionati qualcosa che si era perso nel tempo. Musica dura, a tratti demolitrice, che squarcia l’etere con il suo scintillìo di energia elettrica ad alto voltaggio. Ma che, contemporaneamente, accarezza le orecchie con decine di botte melodiche che si stampano addosso, alcune delle quali indiscutibilmente vincenti senza essere né sdolcinate, né catchy (‘A Throne of Melancholy’).

Al momento uno dei migliori LP di melodic death metal del 2024, “Remains of a Dead World” spezza le reni a chi – compreso chi scrive – considerava i Nightrage una band sottotono, incapace di alzare l’asticella da una tranquilla mediocrità.

Non resta che cospargersi il capo di ceneri e cambiare opinione.

Daniele “dani66” D’Adamo

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