Recensione: Restless And Dead, Witchburner, Dead, Hot And Ready, Symphony For The Devil [Reissue]

Di Stefano Ricetti - 26 Settembre 2020 - 9:00
Restless And Dead, Witchburner, Dead, Hot And Ready, Symphony For The Devil [Reissue]
Band: Witchery
Genere: Thrash 
Anno: 2020
Nazione:
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75

Nel mondo della musica dura declinata lungo sette note c’è chi si prende maledettamente sul serio e chi, viceversa, tappezza la propria arte con quel velo di sana ironia che da sempre, probabilmente, costituisce l’arma migliore per qualsiasi addetto ai lavori, ma anche fra i fan, per poter gestire e assaporare al meglio la bellezza che l’heavy metal ci restituisce in termini di ascolto e iconografia.

 

 

Gli svedesi Witchery, sin dal loro esordio targato 1997, coniugano in maniera spettacolare il paradigma sopra elencato. L’occasione per tornare su di loro la dispensa la Century Media, che da qualche mese ha licenziato, in un colpo solo, i loro inizi, segnati da tre album e un Ep. Rispettivamente l’esordio del 1998, Restless And Dead, seguito dall’Ep Witchburner (1999), per poi chiudere con i successivi Dead, Hot And Ready (1999) e Symphony For The Devil (2001), tutti in versione remaster. Ad accompagnarli, dei booklet molto curati con la genesi dei vari album, tutti i testi e varie foto della band, comprese quelle della suora in monokini, idea evidentemente presa in prestito da altri sacerdoti delle tenebre collocati alle nostre latitudini.

Certo è che, a livello di immagine, mettere in fila i tre Cd nella loro confezione digipak ben curata, è sempre un bel vedere. Le copertine fumettistiche dei Witchery, sebbene traboccanti cliché horror cimiteriali, fanno la loro porca figura esattamente come certuni pezzi da loro scritti. E’ altresì senza dubbio motivo d’orgoglio, per gli svedesi, schierare fra le proprie fila ben 3/5 della formazione originale, dopo ventitré anni di milizia: Sharlee D’Angelo al basso e la coppia d’asce formata da Patrik Jensen e Richard Corpse. La line-up, al momento, si completa poi con Christofer Barkensjö alla batteria e Angus Norder alla voce.

 

 

La loro formula è una miscela bastardissima che mette insieme, in parti variabili di volta in volta, elementi provenienti dall’heavy metal puro, dallo speed, dal thrash e dal black metal. Prendete un frullatore, metteteci dentro Bulldozer, Exodus, Exciter, Razor, Mayhem, Motörhead e Judas Priest, fate amalgamare alla massima velocità per cinque minuti e alla fine avrete ottenuto i Witchery. Queste loro prime quattro uscite, impreziosite anche dall’inserimento di bonus track, forniscono un bel (lugubre) quadretto sulla proposta musicale praticata da D’Angelo & Co. dal ’98 al 2001.

Il manifesto artistico dei Witchery può essere impersonato, sulla base del mood di chi si pone all’ascolto, tanto da “Midnight At The Graveyard” (da Restless And Dead) quanto da “Demonication” (da Dead, Hot And Ready) e Wicked (da Symphony For The Devil). Gli svedesi, infatti, sebbene con qualche normale variazione al tema, hanno saputo garantire, nel tempo, quella coerenza che da sempre manda in brodo di giuggiole tutti coloro i quali, in una band, apprezzano attitudine, credo e fedeltà alla linea.

 

 

Capitolo a sé costituisce l’Ep Witchburner, accomunato da parte della Century Media nel doppio digipak contenente il disco d’esordio. A livello di bonus track è presente la sola Infernal Hails declinata in due versioni diversificate: grinded e ungrinded. Sempre piacevole addentrarsi in quattro classiconi reinterpretati in salsa black’n’thrash svedese con uno con l’ugola scorticata quale Tony Kampner a vomitare veleno dietro al microfono: “Fast as a Shark” (Accept), “I Wanna Be Somebody” (W.A.S.P.), “Riding On The Wind” (Judas Priest) e “Neon Knights” (Black Sabbath) mentre il trittico “The Howling/The Executioner/Witchburner” si occupa di sventagliare mitragliate a destra e manca.

La storia dell’heavy metal è stata scritta anche da degli onesti ma brillanti interpreti quali i Witchery e queste stuzzicanti ristampe danno la possibilità di farsi una bella e salutare ripassata che, come ci insegnavano a scuola, non fa mai male.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

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