Recensione: Retador

Di Roberto Castellucci - 13 Gennaio 2023 - 8:30
Retador
Band: Retador
Etichetta: Xtreem Music
Genere: Thrash 
Anno: 2022
Nazione:
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73

20 anni fa, anno più anno meno, mi è capitato di studiare un po’ di Spagnolo. Avvenne più per obbligo che per diletto: il mio piano di studi universitari, infatti, prevedeva che io sostenessi almeno un esame in due lingue straniere. In primis scelsi l’Inglese: lo avevo approfondito molto bene negli anni del liceo con l’obiettivo di capire cosa dicessero, e più spesso urlassero, i miei cantanti preferiti. In secundis scelsi lo Spagnolo, a me completamente sconosciuto ma teoricamente più semplice rispetto ad altri idiomi europei. Dopo due impegnativi mesi di studio imparai a leggiucchiare e a parlottare più o meno decentemente la lingua di Don Chisciotte, tanto da riuscire a leggere e a tradurre alla bell’e meglio alcuni testi degli Heroes del Silencio e dei Tierra Santa. Mi sentivo ormai pronto per sostenere una prova d’esame di fronte ad un professore, e così fu: per amor di cronaca, in quel giorno di settembre, tornai a casa con un brillantissimo risultato di 26/30, votazione più che onesta per una torrida estate di lavorio sui libri. Il giorno successivo all’esame, inesorabilmente, iniziò la consueta, progressiva e inevitabile eliminazione di tutte le informazioni acquisite. Nel giro di una settimana non ricordavo nemmeno come dire in Spagnolo che ora è?, mentre nel giro di un mese avevo rimosso pressoché tutto. Sinceramente mi dispiacque allora e mi dispiace ancora adesso non aver consolidato l’apprendimento dello Spagnolo: oggi forse non avrei così tanti problemi nel capire le parole dei testi dei Retador, agguerritissimo combo Thrash Metal nato a Màlaga, in Andalusia, nel 2020 e giunto nel mese di settembre 2022 alla pubblicazione del primo album, intitolato semplicemente “Retador”. Pur ammettendo di non ricordare quasi nulla dei miei studi di Spagnolo, non serve aver dato un esame universitario per capire come i Retador siano incavolati più o meno con tutto il mondo che li circonda. Già dopo una prima lettura dei titoli delle canzoni, infatti, possiamo star certi che le nostre orecchie verranno travolte da una notevole dose di rabbia sonora: titoli come “Furia”, “Violencia” e “Deseo de Matar” (desiderio di uccidere) parlano da soli. L’ascolto del disco, poi, non fa che confermare quanto promesso da questi minacciosi titoli: esattamente come ci si aspetta da una band che ha deciso di chiamarsi ‘sfidante’ (traduzione di retador), l’assalto sonoro dei Nostri non fa sconti a nessuno.

Il Thrash dei Retador colpisce sufficientemente duro, oltretutto con il valore aggiunto di un’apprezzabile varietà nella scrittura delle canzoni. Il quartetto, infatti, sa essere incisivo persino senza il bisogno di suonare costantemente a ritmi velocissimi, caratteristica che li distingue da molti recenti gruppi Thrash, apparentemente incapaci di esprimere tutto il loro ardore quando il metronomo scende anche solo di poco al di sotto dei 200 BPM. Lo stile musicale scelto dai Retador, pur ispirandosi in linea di massima al Thrash Metal della Bay Area di San Francisco, si concede spesso graditissime ‘scivolate’ in territorio Heavy/Speed. Impreziosire le canzoni del disco con influenze provenienti dal Metal classico, per il gruppo andaluso, è più facile di quanto sembri, soprattutto grazie all’espressività del cantante Jofre, il cui stile mi ha ricordato certe linee vocali rintracciabili nelle opere dei nostrani Extrema. Il piacevole scream di Jofre è tutt’altro che monocorde e non risulta mai ripetitivo; la sua energia, inoltre, riceve grande supporto da parte degli altri membri del gruppo, capaci di lanciarsi in devastanti cori dal sapore vagamente Hardcore che, se possibile, rendono i brani di “Retador” ancora più prepotenti. Non di soli cori campano i colleghi del cantante, sia chiaro…persino quando la voce è completamente assente, come nel caso della title-track posta in apertura al disco, il coinvolgimento è assicurato: dopo l’inquietante sequenza iniziale la necessità di far partire un furioso headbanging sarà inevitabile. Questa necessità, fortunatamente, rimarrà invariata per quasi tutti i 36 minuti di durata dell’album, eccezion fatta per l’atmosferico intermezzo strumentale “Ton 618”. Il brano, saggiamente posizionato a metà della tracklist, nonostante la sua delicatezza porta il nome di un colossale buco nero, come a voler presagire una ripresa delle ostilità subito dopo aver concesso un attimo di respiro all’ascoltatore. Poco dopo l’ultimo arpeggio di chitarra, infatti, si apre la già citata “Deseo de Matar”, traccia che potrebbe benissimo essere selezionata come singolo ‘riepilogativo’. Questa canzone, tra robuste parti in mid-tempo, accelerazioni, blast beats e classiche cavalcate Heavy riassume in 3 minuti buona parte degli eterogenei elementi rintracciabili lungo il disco.

Tanto per dirla in modo ‘altamente professionale’, come spesso mi capita, “Retador” è un’opera prima in grado di garantire trippa per un gran numero di gatti. Tanto per fare qualche esempio, il thrasher incallito subirà volentieri l’offensiva condotta dall’iniziale tripletta composta dalle tracce “Retador”, “La Venda” e “Furia”, mentre il metallaro, per così dire, più ‘tradizionale’ troverà pane per i suoi denti godendosi le successive “Tìteres” e “Violencia”. Prendo ora in prestito il titolo di una delle tracce più arrabbiate del disco, la penultima “Juicio Final”: il ‘giudizio finale’ è positivo e non potremmo pretendere molto di più da un album di debutto, anche considerando l’ottimo livello della produzione affidata nientemeno che alla leggenda del Death Metal Dan Swanö. Attendendo con ottimismo un’ulteriore evoluzione della band, godiamoci “Retador” dandogli il giusto spazio nel nostro sistema Hi-fi o in uno dei nostri dispositivi digitali…i Retador hanno lanciato la sfida, il nostro compito è raccoglierla: buon ascolto!

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