Recensione: Revenge

Di Paolo Beretta - 16 Luglio 2005 - 0:00
Revenge
Band: Paragon
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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80

Sovente mi è capitato di sentire gente definire tutto il Power come musica allegra, da birreria, (che fra parentesi è fantastica se fatta bene) caratterizzata da un uso spropositato di tastiere, voci altissime, chitarre che si prodigano solamente in solos veloci e sezioni ritmiche che variano dal doppio pedale … al doppio pedale. Essendo allergico in generale ai luoghi comuni pagherei per vedere la faccia di una di queste persone dopo l’ascolto dei Paragon di Steelbound o Chalice Of Steel: probabilmente catalogherebbero i tedeschi come Thrash ignorando, invece, che sono una delle band “più Power” (vecchia scuola teutonica ovviamente) in circolazione! La loro è musica grezza, caratterizzata da riff monumentali senza tastiere, con un’ ugola in simbiosi con la potenza totale del sound metallico. Per chi non li conoscesse i Paragon sono una formazione che abita nella capitale del Power (Amburgo). Ottusi e caparbi fanno più o meno lo stesso tipo di musica da una decade ed hanno 6 cd al loro attivo. Ero curioso di sentire questo album dopo il buon, e come al solito sottovalutato, The Dark Legacy che, comunque, li aveva portati in tour con i Gamma Ray di Kai Hansen.

Dopo aver assimilato Revenge affermo con tranquillità che è un prodotto in linea con la discografia del combo di Amburgo anche se c’è una maggiore, seppur lieve, propensione verso le melodie (Cfr. Empire Of The Lost è stata una sorpresa) che può rendere più spendibile il cd rispetto ai successori. Detto questo non fraintendetemi: il settimo pargolo dei teutonici è la solita bomba sonora. A posteriori posso dire che avrei potuto scrivere la recensione anche senza ascoltare Revenge; mi sarebbe bastato leggere la frase (“I’ll Take Out Your Eyes And Spit In Your Face / Tear Off Your Head And Dance On Your Grave”…) dietro il Booklet per capire che i nostri non sono cambiati nonostante l’innesto del nuovo guitarist Kruse. Titoli come Impaler, Assassins, The Art Of War, Symphony Of Pain ecc… sono come da tradizione, la copertina (curata e bellissima) pure. Passa il tempo ma i Paragon sono sempre gli stessi defenders integerrimi.

Solos veloci e taglienti, linee vocali ruvide del solito Andreas Babuschkin, melodie essenziali, ma piacevoli, chorus che entrano in testa in un baleno: signori e signore ecco i Paragon. Quando i tempi non sono sostenuti i riff si palesano ergendo un muro metallico di rara bellezza. Provate ad ascoltare questo cd a tutto volume quando state faticando facendo sport o quando volete semplicemente sfogarvi per gettare dietro le spalle una giornata storta. Revenge si rivelerà in tutta la sua forza per un Power senza compromessi, suonato da 5 professionisti e prodotto da un uomo-garanzia come Piet Sielck. Tra le song più riuscite del cd cito la originale Master Of The Seas. Nove minuti tra una marea di solos e riff pesanti. Il chorus quasi arioso prende molto dagli Iron Savior e risulta essere estremamente riuscito. Chiude una pausa seguita da un parlato il quale segna il finale di una canzone memorabile. Più ignoranti e dirette Assassins, The Battle Rages On e Revenge: schiacciasassi. Di spessore il mid tempo Symphony Of Pain che vede il contrapporsi delle chitarre a melodie più accentuate nel refrain.

Se amate esclusivamente i prodotti zuccherini, elaborati, con elementi sinfonici e suite i Paragon non fanno per voi. Lasciate che vi dica che vi siete persi nel mercato sconfinato di questo genere leggendo la mia recensione. Per tornare ad un sound più congeniale per la vostre orecchie dovete girarvi di 180°! A mio parere non basta la pacchianissima, e celeberrima, cover The Gods Made Heavy Metal (comunque indurita rispetto all’originale presente in Louder Than Hell) a giustificare la spesa di 18 euro. Per chi invece ha apprezzato i lavori precedenti del covo teutonico o a chi, più in generale, piace il Power Heavy metal grezzo consiglio con forza e decisione Revenge. Un cd estremamente valido che, come già accennato, reputo maggiormente spendibile rispetto ai passati lavori della band e che, ciononostante, non perde la matrice di base della loro proposta musicale. Io credo che se i Paragon non riusciranno a sfondare con un prodotto come questo non lo faranno mai più.

TRACKLIST:
1. Intro/Impaler
2. Assassins
3. Traitor
4. Masters Of The Seas
5. Revenge
6. Symphony Of Pain
7. Beyond The Veil
8. The Battle Rages On
9. The Art Of War
10. Empire Of The Lost
11. The Gods Made Heavy Metal (Manowar)

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