Recensione: Ritualive

Di Paolo Beretta - 28 Aprile 2004 - 0:00
Ritualive
Band: Shaman
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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74

Esistono band umili che prima di proporre ai propri fans un Live Album vogliono avere alle spalle almeno due o tre dischi per poter offrire il meglio di ogni lavoro credendo (giustamente) che un cd perfetto che meriti di essere registrato “in toto” dal vivo non esista. Prima di acquistare Ritualive ero convinto che tutte le metal bands fossero, in questo senso, “umili”.

Gli Shaman sono una formazione nata dall’insanabile split avvenuto all’interno degli Angra dopo la pubblicazione di Fireworks nel 1998. Problemi sul come procedere nel loro iter musicale e forti attriti presenti con i produttori hanno letteralmente spaccato in due una delle più promettenti band del panorama metal mondiale. 3/5 degli Angra se ne sono così andati via per formare un nuovo progetto che avrebbe dovuto ripercorrere le melodie del geniale ed originalissimo Holy Land: gli Shaman appunto. Capitanati dall’ugola di Matos (voce), con i fratelli Mariutti, (Hugo alla chitarra ed il più famoso Luis al basso), e Confessori dietro ai piatti i carioca hanno risposto con Ritual, (nell’estate del 2002), al buon Rebirth dei nuovi Angra dell’anno precedente. L’esordio, a mio parere, è stato importante e di spessore ma non ho dubbi nell’affermare che i generosi paragoni che, al suo tempo, lo hanno accostato al geniale HL mi sono sembrati eccessivi e affrettati. A distanza di due anni ecco giungere Ritualive. La scaletta è tutta, ripeto tutta, quella del debutto (con l’aggiunta di tre pezzi). Il repertorio straordinario degli Angra è stato accantonato, (tranne Carry On presente solo nella Limited Edition) e quindi ci troviamo di fronte ad un disco “copia carbone”, (dal vivo), di quello che ho nello scaffale. Forse gli Shaman dopo il buon Live In Saò Paulo degli Angra del 2003, che aveva mostrato le ottime capacità canore di Falaschi nelle hit di Angels Cry, hanno voluto rispondere all’ipotetico derby carioca che entrambe le formazioni negano di stare giocando? Forse, ma anche fosse questo il motivo che ha spinto gli shamani brasiliani a pubblicare Ritualive e non meri interessi commerciali, io disapprovo. Disapprovo perché se ogni buon album, (Ritual io non lo reputo un capolavoro), venisse registrato dal vivo saremmo sommersi da lavori “fotocopia” come questo nei negozi. Così facendo una delle più importanti funzioni di un Live: quella di dare un’idea generale del sound della band e della sua evoluzione musicale, cade miseramente.

Ciò nonostante io ho comprato Ritualive perché non ho saputo resistere alla tentazione di assaporare la voce di Andrè Matos. Pochi singer mi appassionano come lui. La sua ugola è calda, accogliente; un mix di pulizia, tecnica e passione! In secondo luogo la presenza dell’avantasian ed istrionico Sammet e delle zucche Andi Deris e Michael Weikath ha tolto le ultime perplessità sull’acquisto del cd (volevo sentire finalmente una buona versione di Eagle Fly Free dopo quella scadente di High Live). Ma ora, finiti tutti i preamboli, addentriamoci nei meandri della verisone live di Ritual…

…Il disco comincia con Ancient Winds. Un’opener strumentale, (usata anche in teatro), davvero superba e densa di emozioni. Le sonorità cupe e tetre iniziali vengono incrinate da leggeri violini prima del suono di un flauto che lancia la velocissima Here I Am. Il riffing di Hugo graffia le prime note ed il pubblico freme e risponde con forza agli sparuti inviti di Matos che si cimenta in un’interpretazione più rude e ruvida rispetto a quella studio. Ottima la pausa durante la quale chitarre e piano si scontrano dando successivamente spazio al solos finale. Distant Thunder varia molto nei suoi 6 minuti. Dopo i primi momenti cadenzati e pesanti, seguiti da un ulteriore rallentamento, il ritmo si solleva verso uno speed metal coinvolgente ben sottolineato dagli assoli fulminei. Superba la prova di Matos che, a voce ancora fredda, non sbaglia nulla rischiando molto in acuti davvero difficili e potenti. For Tomorrow è una marcia carina che raggiunge il suo apice nel break originale che fa virare il pezzo verso un lato più melodico arricchito dal sapiente uso delle keyboards. Time Will Come è la mia traccia preferita. Le dita di Riberio scivolano pizzicando i tasti del piano. L’atmosfera fragile viene spezzata dal riffing selvaggio, le strofe decise sono come degli ingranaggi ben oliati che rapiscono i fans brasiliani che cantano il chorus arioso e incalzante. Un solos liberatorio, facile ed in crescendo, completa il quadro di una Hit davvero riuscita suonata e cantata senza sbavature. Gli Shaman in Over Your Head si cimentano in sonorità più difficili e originali, quasi folk. La canzone vive di continui cambi di ritmo interessanti. Nel lungo e bellissimo break centrale viene ben evocata nella mia mente una danza raffinata, dapprima lenta ed inesorabile, che accelera per poi lanciare il finale ed il refrain magniloquente e barocco. Fairy Tale è un lento dolce e fragile che la voce calda e passionale di Andrè esalta al massimo lasciandomi incredulo per la sua pulizia totale. Un Phatos immenso costella per tutta durata questo brano che, incredibilmente, non viene rovinato nella versione dal vivo. Lo show prosegue con la semplice e solare Blind Spell che cavalca un mid tempo immediato costellato da solos di keyboards e di chitarra che mettono il sigillo su 4 minuti piacevoli. Si prosegue con Ritual. La tastiera futuristica fa gli onori di casa introducendoci in un sound etnico che, tuttavia, ben presto viene soffocato dall’intenso riffing. La canzone gioca continuamente tra l’alternanza riuscita dei richiami folk e le durissime sferzate rudi della chitarra di Mariutti che fa piovere metallo. Il principino del Power Metal moderno Tobias Sammet porta una ventata di allegria con la melodica e cadenzata Sign Of The Cross direttamente dalla fantastica terra chiamata Avantasia. Il duetto con Matos, (e con Sascha Paeth alla guitar), è sintomo di serenità. Le due voci, tra loro diverse, si trovano alla perfezione e fanno impazzire la platea che si esalta nel chorus immediato ripetuto molte volte. Il duo prosegue nella tempestosa Pride. Tra acuti, tempi indemoniati, (degni dei migliori Stratovarius), dettati da Luis e Ricardo le melodie studiate si incastrano nella testa dell’ascoltatore regalando un power che mi ha ricordato più la buona e vecchia Germania che il Brasile. Lo Show si conclude con due delle canzoni più importanti della storia del Power Metal moderno. Il cavallo di battaglia degli Helloween dei Keeper Eagle Fly Free, ( una delle Hit in doppia cassa più copiate di sempre), viene cantata da Andi Deris e con Weikath, (autore della song), alla chitarra. Andi dopo un inizio incerto, (prime due strofe in particolare), migliora ed è intelligente lasciandosi aiutare sia dal pubblico che da Matos nei punti più difficili. Invece di provare a clonare la versione con Kiske, (semplicemente impossibile), alla song viene dato un taglio più rude e cattivo che, anche se non ho apprezzato totalmente, non mi è dispiaciuta. La fine spetta all’immortale Carry On. Un esempio di quello che gli Angra hanno regalato all’Heavy mescolando musica classica e power metal molto veloce. Le melodie sono stupende ed in continuo movimento. Tra assoli, pause, riffing potente, (ma mai eccessivo), è un vero piacere sentire un Andrè Matos chirurgico e da applausi cantare un brano stupendo. Chapeau!

Dopo diversi ascolti confermo il mio disappunto per un live album del genere che, a mio parere, non ha motivo di esistere dal momento che gli Shaman hanno al loro attivo solo 10 pezzi! Ciò nonostante sono costretto ad ammettere che Ritualive è una testimonianza, dal vivo, fuori dall’ordinario. Le 10 tracce di Ritual sono state suonate con classe, cantate (se possibile) meglio, prodotte benissimo (il suono è chiaro e il pubblico non è stato soffocato; anzi!) e i brasiliani ci hanno pure “offerto” tre Hit in più di indiscutibile valore cantate e suonate da ottimi special guest. Avrei addirittura dato qualche punto in più nella mia, (spero obiettiva), valutazione ma un solo cd per un live è troppo poco. In conclusione la versione dal vivo dei pezzi di Ritual mi ha appassionato decisamente più di quella studio, (consiglio di sentire consecutivamente i due dischi), che grazie a questa trovata degli Shaman ascolterò molto poco, se non venderò.

Tracklist:

1. Ancient Winds
2. Here I Am
3. Distant Thunder
4. For Tomorrow
5. Time Will Come
6. Over Your Head
7. Fairy Tale
8. Blind Spell
9. Ritual
10. Sign Of The Cross
11. Pride
12. Eagle Fly Free
13. Carry On (Multimedia Bonus Track).

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