Recensione: Romeo And Juliet – pt. 1

Lo confesso: era da un po’ che non mi avvicinavo agli Starbynary; ero rimasto troppo deluso dopo lo strepitoso debut album “Dark Passenger” (tra i migliori dischi in assoluto usciti nel 2014!) per via della sterzata verso il prog con il successivo “Divina Commedia: Inferno”. Esaurito il concept di tre dischi sull’opera del sommo vate, ecco che la band di Joe Caggianelli si dedica ad un altro concept, questa volta basato sull’opera di Shakespeare, con un album intitolato “Romeo And Juliet – pt. 1”, titolo che lascia trasparire una progettualità divisa in più parti. Ero curioso di scoprire se il gruppo italiano fosse tornato alle sonorità del debut album, oppure se avesse mantenuto quel prog/power che non mi aveva entusiasmato nel secondo full-length… purtroppo di quel meraviglioso sound del primo disco non c’è più traccia ed è evidente che gli Starbynary sono ormai più orientati verso il prog che verso il power, a questo si aggiunge in questo nuovo lavoro una discreta componente sinfonica, dovuta all’uso massiccio di orchestrazioni barocche delle tastiere dell’altro leader Luigi Accardo. Ecco, forse il punto debole di questo album è proprio nella presenza alquanto ingombrante delle tastiere, a scapito della chitarra del nuovo entrato Alessandro Cossu (ex-Ashent, che ha preso il posto di Ralph Salati), un po’ troppo sacrificata nelle parti soliste (“The Duel” ed “Exile” sono sostanzialmente le uniche eccezioni!), per non parlare del basso che ha un ruolo secondario ed è davvero messo parecchio in sottofondo, tanto che si fatica a distinguerlo (personalmente preferisco che anche questo strumento abbia un ruolo da protagonista). Di contro la batteria del sempre eccellente Alfonso Mocerino si sente eccome e dona un po’ di brillantezza al sound che, altrimenti, risulterebbe anche troppo poco orecchiabile. Incontestabile, invece, l’eleganza che ricopre ogni pezzo, nonché la magniloquenza che connota tutto l’album, segno che la band italiana ci ha messo davvero tanto impegno, classe e passione.
Venendo ai brani, dopo l’inutile intro “Globe Theatre Symphony”, persino avulsa dal contesto del concept, abbiamo 7 canzoni (l’album dura in totale quasi 36 minuti) complesse, articolate, dall’elevato tasso tecnico, ricche di cori ed orchestrazioni, che necessitano di numerosi ascolti per poter essere comprese, anche a causa, come detto, di una orecchiabilità non spiccata. Personalmente ho preferito le già citate “Exile” e “The Duel”, sia per il fatto che sono quelle più symphonic-power del lotto, ma anche perché sono quelle in cui la chitarra ed il basso si sentono meglio; il resto è comunque di buon livello, con la componente progressive ad avere maggiore peso. Da segnalare anche la presenza di un ospite, la soprano barocca Anna Piroli, nel ruolo di Juliet, che duetta spesso con il grande Joe Caggianelli (sempre una garanzia di qualità!) nel ruolo di Romeo. Per essere obiettivi, ci troviamo davanti ad un disco di livello qualitativo sicuramente valido, anche se con pochi accorgimenti questo “Romeo And Juliet – pt. 1” poteva sicuramente essere migliore; per quanto mi riguarda, scusatemi ma della discografia degli Starbynary continuo e continuerò a preferire “Dark Passenger”, ritenendolo ormai pressoché inarrivabile, vista la svolta stilistica della band…