Recensione: Saurian Meditation

Di Ulfedhnarr - 23 Novembre 2004 - 0:00
Saurian Meditation
Band: Karl Sanders
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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70

Karl Sanders ed il suo progetto Nile sono entrati da anni nella mente e nelle orecchie dei metallari con la loro proposta musicale estrema. La ferocia del loro Death Metal e la capacità di adornare di atmosfera anche i pezzi più brutali li pone in una posizione di predominio nel panorama estremo internazionale.
Ma questo disco apre una parentesi nella violenta produzione musicale di cui sopra.

Saurian Meditation potrebbe essere definito un disco di musica ambient, ma con richiami etnici e folk, se si pensa agli strumenti tipici mediorientali in esso utilizzati; strumenti che, come già la produzione dei Nile ci ha dimostrato, sono validissimi nel ricreare situazioni musicali estremamente evocative.
Le 10 tracce che compongono l’album hanno il comune denominatore di fluire l’una nell’altra senza interruzioni di particolare rilievo. Si lasciano ammirare, emergendo come rovine di roccia da un deserto, ma non ne abbandonano l’amalgama delle sabbie in continuo mutamento. A suggerire l’idea del continuo flusso è il suono languido dei cori in lontananza e delle arpe, come nel pezzo d’apertura dal tetro titolo
“Awaiting The Vultures”, splendido preludio all’unica canzone dotata di un vero e proprio testo:
“Of The Sleep Of Ishtar”. Con i suoi 9:35 minuti, che ne fanno il pezzo più lungo dell’album,
questo brano è l’episodio in cui maggiormente viene rispettata la forma-canzone, caratteristica che le vale un’immediata riconoscibilità nel cervello dell’ascoltatore. L’armonia degli strumenti che le danno forma, in ogni suo momento, è ottimamente bilanciata: dai cullanti arpeggi di chitarra delle strofe alle vibranti note di xilofono, dalle pesanti percussioni del maestoso momento centrale all’assolo elettrico conclusivo.

Come a sottolineare il cambiamento che da ora in poi ci si dovrà attendere dal disco, delle secche percussioni avviano la terza traccia,
“Luring The Doom Serpent”. Pesanti timpani scandiscono un ritmo ipnotico, dove una chitarra pizzicata si fa strada, esattamente come un rettile scivola nella sabbia calda. I pezzi che da ora in poi riempiranno l’album offrono una serie di suggerimenti per la mente, più che precise indicazioni su dove la musica stia portando. Ad onor del vero va detto che questa “vaghezza” può essere un’arma a doppio taglio: ascoltare un album del genere richiede attenzione, altrimenti canzoni intere rischiano di passare senza lasciare quasi memoria di sé.
E’ il caso della successiva “Contemplations Of The Endless Abyss”, un canto mistico di 3:43 minuti che sfocia in
“The Elder God Shrine”. Si apre qui una danza di vibranti arpe, aguzze chitarre e tempi battuti sui tamburi e sul terreno, mentre una voce urla litanie che sanno di bellico in sottofondo, fino ad “osare” con l’aggressività di una chitarra elettrica, là dove tutto rimanda invece al legno, alle pelli ed alla polvere.

Poi, come passando attraverso e oltre la moltitudine ferocemente danzante, le voci minacciose si affievoliscono, le percussioni smettono di tuonare nell’aria e, accompagnata dal quieto suono di sonagli, rimane solo una salmodiante voce maschile a condurre verso l’atmosfera notturna di
“Temple Of Lunar Ascension”.
Esattamente la quiete dopo la tempesta, così appare questo brano, il quale tuttavia non ha nulla di tranquillizzante, dalla necromantica introduzione vocale alla melodia portante, con un timbro tipicamente orientale, che si snoda per tutta la sua durata, fino all’inizio di
“Dreaming Through The Eyes Of Serpents”. Devo ammettere che mi è difficile trovare validi spunti di riflessione, arrivati a questo pezzo: la melodia è più sonnolenta che ipnotica, l’insieme degli strumenti non offre davvero nulla che non sia stato espresso in maniera molto più convincente in precedenza e credo di poter dire che ci troviamo di fronte al punto più debole dell’opera di
Sanders. E’ con estremo piacere che si accoglie l’introduttivo arpeggio di chitarra di
“Whence No Traveler Returns”, un ottimo pezzo dove le chitarre si intrecciano come serpenti in lotta, melodiose ed eleganti, nel vuoto che sembra creare intorno a loro il sordo, poderoso rullo dei timpani e il riecheggiare dei lugubri cori. Il gong che pone fine a questa gemma preannuncia
“The Forbidden Path Across The Chasm Of Self-Realization”, traccia estremamente ermetica fin dai primi secondi, oscura, difficilmente comprensibile o anche solo vagamente inquadrabile fino a metà della sua durata, quando un declamante parlato maschile dona un “perché” al pezzo e svela il significato di un tale titolo: l’acquisizione di una coscienza di sé che va ben oltre la realtà dell’uomo, ma che si definisce impossibile sia da descrivere a parole che anche solo da immaginare. Da un punto di vista strettamente musicale, mi duole dirlo, non siamo di certo al cospetto di una “vetta” dell’album, che si appresta a donare l’ultimo dei suoi frutti con la conclusiva
“Beckon The Sick Winds Of Pestilence”. Nitide percussioni scandiscono un tempo tribale fino all’entrata di ululanti chitarre elettriche, le quali vengono lasciate quasi sole, ma non con un suono saturo, a riempire l’aria di turbinanti suoni, come tumultuosi venti che annuncino l’arrivo della tempesta. E proprio questo è il punto: la canzone si spegne, morendo con l’album, proprio una volta dato l’annuncio dell’imminente catastrofe in arrivo.

E’ assolutamente probabile che chi si accosti a questo album conscio del lavoro di
Karl Sanders con i Nile, rimanga stupito dalla assoluta mancanza di ferocia tra queste canzoni. Trovo quindi importante sottolineare, se ce ne fosse bisogno, l’importanza di avvicinare questa musica liberi da qualsiasi preconcetto, come ho tentato di fare io stesso e non con poca fatica. E’ tuttavia indubbio che si tratti di un album di difficile assimilazione, di sicuro non un album da ascoltare più volte in rapida successione, ma il solo fatto che lasci tanta e tale musica a parlare alle nostre orecchie come in un lungo discorso fluido, mi basta per dargli una valutazione di tutto rispetto ed augurarmi che questo progetto di
Sanders abbia un seguito in futuro.

Fabrizio ‘Ulfedhnarr’ Bottaro

Tracklist:

1.Awaiting The Vultures
2.Of The Sleep Of Ishtar
3.Luring The Doom Serpent
4.Contemplations Of The Endless Abyss
5.The Elder God Shrine
6.Temple Of Lunar Ascension
7.Dreaming Through The Eyes Of Serpents
8.Whence No Traveler Returns
9.The Forbidden Path Across The Chasm Of Self-Realization
10.Beckon The Sick Winds Of Pestilence

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