Recensione: Screaming Shadows

Di Beppe Diana - 12 Maggio 2002 - 0:00
Screaming Shadows
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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75

Non è uno slogan propagandistico, ma una realtà di fatto che i giovani sono il futuro su cui si basa la nostra società, e se il futuro della nostra bene amata musica dovrà dipendere da bands come gli agguerriti Screaming Shadows, beh allora possiamo dormire sonni tranquilli. Ed è ancora una volta la Sardegna a riscoprirsi terra fertile di giovani leve devote alla nobile causa del sacro metallo, così dopo avervi presentato i Salem’s Lot, andiamo alla scoperta di questo nuovo combo proveniente dall’hinterland di Sassari.

Con l’omonimo demo in questione, gli Screaming Shadows ci presentano quella che è la loro seconda fatica discografica dopo un tenue debutto sotto il monicker di Eruption. Il genere proposto dai nostri amici è un arcigno classic/metal molto guitar oriented, che vede i suoi epigoni nel power americano della metà della scorsa decade e in band del calibro di Jag Panzer, Fates Warning ed Exxplorer, il tutto filtrato ed irrobustito da una forte dose di buon vecchio hard rock come nella migliore delle tradizioni di casa Van Halen, Thin Lizzy style. Naturalmente gli intrecci chitarristici offertici dalla coppia Marras/Giribaldi, sono il fulcro su cui ruota l’intero songwriting dei nostri, due autentiche asce in grado di dettare il tempo al resto della band che viaggia su ottime coordinate sonore, anche se qua e là si intravedono delle piccole pecche dovute più che altro all’inesperienza da studio, ma il tempo e la giovane età dei nostri, ci fanno di certo capire che i cinque riusciranno a levigare anche le più minime sbavature.

Comunque rispetto alle passate produzioni, gli Screaming Shadows ci mostrano d’avere parecchie frecce al proprio arco, e potendo contare stavolta su di un ottimo vocalist molto versatile ed espressivo, certamente non il tipico cantante spacca bicchieri, danno vita ad una manciata di tracks davvero interessanti come nel caso di “Eyes of the night” granitico up tempo che si snoda fra guitar riffing vorticosi ed improvvise accelerazioni in doppia cassa il tutto sormontato da una prova maiuscola del singer Antonio Poddighe, davvero in stato di grazia.

Così se “I want you to burn” è una cavalcata metallica che renderà felice gli estimatori del buon power metal made in USA con le sue tipiche atmosfere Riot-iane, “I’ll find my freedom” risulta essere molto più slow e cadenzata, riuscendo però ad incastonare un’ottimo guitar work ad un refrain veramente irresistibile, anche se a mio modo di vedere il momento più alto toccato dai nostri si ha nello strumentale “Eruption  ( no Van Halen cover, NDBeppe) dove i due axe man danno libero sfogo a tutte le loro smanie chitarristiche più represse, davvero eccezionale!!! Ragazzi continuate così perché siete sulla buona strada, perché come si dice se il buongiorno si vede dal mattino…. ci siamo capiti, vero?

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