Recensione: Seven Steps Of Stone

Di Riccardo Angelini - 19 Luglio 2009 - 0:00
Seven Steps Of Stone
Band: Aleph
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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70

Quanto pesi l’originalità in un album, è spesso un fattore soggettivo. Ciò che vale la pena considerare è che non per forza di cose uno stile contaminato vale come garanzia di eccentricità. Nel caso degli Aleph, i debiti artistici emergono in modo piuttosto nitido nel corso di tutta la tracklist. Se è vero infatti che la loro proposta esula da etichette troppo rigide, al punto da essersi attirata le definizioni più disparate (dark/death/prog/heavy/doom… e chi più ne ha più ne metta), è vero anche che a ben ascoltare le influenze del combo tricolore appaiono esplicite.

Fra i punti di riferimento principali vanno segnalati due nomi su tutti, per quanto apparentemente disomogenei: Opeth e primi Iced Earth. Mentre questi ultimi rieccheggiano soprattutto nel riffing e nelle sezioni vocali più tirate, i primi pesano principalmente sulle atmosfere, sulle aperture acustiche e sulle soluzioni ritmiche. A partire da tali coordinate di base, il songwriting si dirama verso direzioni molteplici: dal doom (la seconda parte di ‘The Cradle And The Blade’) al progressive rock (sezioni di ‘El Aleph’) finanche al thrash/death (‘Bringer Of Light’, ‘Epitaph Lies’). Tecnica e melodia restano comunque ben presenti, come dimostra anche ‘An Autumn Colder Than Winter’, pressoché scippata agli Opeth di ‘Damnation’.

La ragione per la quale non è tanto semplice archiviare gli Aleph come l’ennesimo clone di questa o quella band è una e semplice: qualità. I ragazzi sfoggiano infatti doti compositive superiori alla media, mantenendo alta la tensione grazie a brani complessi e diversificati. Le molteplici influenze sono amalgamate con abilità, come dimostrano l’oscura ‘Voices From Below’ o la multiforme ‘Chimera’, autentica hit del disco, fortificata da un refrain epico ed evocativo. Pur affacciandosi spesso al di là della soglia dei sette/otto primi, la band sa mantenere il controllo delle proprie canzoni, bilanciando con precisione le sezioni melodiche e quelle più tirate, anche grazie a una sezione ritmica sempre fantasiosa. Solo gli oltre dodici minuti di ‘Tidal Wave’ risentono di un momentaneo calo di lucidità, vuoi per le influenze fin troppo palesi, vuoi per la mancanza di un riff davvero incisivo.

Ragionato ma non cervellotico, ‘Seven Steps Of Stone’ vince la sua battaglia grazie a una tracklist sulfurea e abrasiva, che conquisterà consensi fra gli appassionati di sonorità oscure. Le composizioni si attestano su livelli qualitativi alti, sebbene la loro freschezza risulti parzialmente compromessa dall’insistente riferimento a sonorità ben note. Le future fortune degli Aleph passano dall’emancipazione da questi tributi, necessaria per il pieno sviluppo della personalità della band. Chi tuttavia non fosse a tutti i costi interessato a qualcosa di nuovo, troverà qui musica di gran pregio, suonata con perizia e, soprattutto, composta con gusto.

Riccardo Angelini

Tracklist:
1. The Cradle And The Blade
2. Bringer Of Light
3. The Voices From Below
4. Chimera
5. An Autumn Colder Than Winter
6. Tidal Wave
7. Epitaph Lies
8. El Aleph

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