Recensione: Shadowtorned World
Nel 2006 sei giovani ragazzi austriaci, meno che ventenni, decidono di mettere su una band di melodic death metal. Come Zodiac registrano un EP (“A Trip To the Dark Side”, 2007), un singolo (“Thirteen”, 2009) e quindi un full-length (“Dwelling Spread Of Darkness”, 2010). Nel gennaio di quest’anno c’è la firma del contratto con la Noisehead Records, poi il cambio del nome da Zodiac a Blasphemist e, infine, il secondo album: “Shadowtorned World”.
Mutuando l’atipica formazione a due voci (growl & scream) che ha caratterizzato uno dei principali act di swedish death metal, gli Scar Symmetry, gli stiriani hanno bruciato rapidamente le tappe dimostrando che, se alla base c’è del talento artistico, l’esperienza è un requisito sufficiente ma non necessario per farsi strada nel complicato Mondo della musica. Questa dote non manca certamente, ai sei ragazzi di Fürstenfeld: a volte certe progressioni di carriera possono essere figlie di aspetti extra-culturali però, in questo caso, l’attento ascolto di “Shadowtorned World” alimenta la sensazione che lo spessore dei Blasphemist sia dovuto, in primis, a una naturale capacità di saper fare della buona musica.
È bene rilevare subito che il disco non è particolarmente estremo (come potrebbe far pensare, invece, l’aggressivo moniker) sia come fronte sonoro sia come temi affrontati, così come non contiene spunti innovativi degni di nota. Appare chiaro, quindi, l’intento dei Blasphemist di concentrare tutte le loro energie nel songwriting e nella miglior definizione del proprio stile. Operazioni, queste, solo parzialmente riuscite. Da un lato, difatti, le canzoni formano un insieme compatto, senza cali di tensione ma senza vette (a parte una cima, come si leggerà più avanti) di cui ricordarne la sagoma. Dall’altro, il sound non tentenna mai, durante i quarantadue minuti di durata del lavoro, mancando però di quel qualcosa in più tale da fare riconoscere l’ensemble al primo colpo dopo solo pochi istanti d’ascolto.
La sovrapposizione delle voci di Stefan Rindler e Moritz Pollinger è buona ed efficace, regalando attimi dall’impatto più che discreto. Entrambi, tuttavia, presi singolarmente, non si discostano così tanto dalle centinaia di ugole che si sono cimentate e che si confrontano tuttora con gli stilemi tipici del death melodico di matrice scandinava. Di pregevole fattura il guitarwork svolto da Alexander Lackner e Michael Iber, maturo e completo sotto tutti i punti di vista. Non ci sono indecisioni di sorta né nelle ritmiche, né nei soli: una coppia d’ascia affiatata e concreta come nei casi in cui l’età anagrafica del duo è ben più elevata. Appare un po’ grigia, al contrario, la prova di Lukas Rappitsch al basso e di Florian Plochel alla batteria: ineccepibili nella loro bravura tecnica ma anonimi. Parimenti irreprensibile la manifattura del CD: dall’esecuzione all’artwork, passando per la produzione di Mario Jezic (Irreverence, Yo Kill), la sensazione tangibile è di gran professionalità. Di nuovo, un merito per dei musicisti così giovani.
“Painters And Poets”, ed ecco la canzone croce e delizia di “Shadowtorned World”. Delizia, poiché si tratta di una grande song. Ritmo possente, chitarre a tappeto, soli laceranti, cantato travolgente, melodie stupende, mood struggente, ritornello vincente. Croce, giacché si tratta di un episodio unico fra i dieci brani che compongono il disco. Ci sono altri pezzi comunque interessanti, come “Tides Equal Rebellion” oppure la title-track, con il resto che non è assolutamente da buttare anche se, a volte, si rimane impantanati nell’ordinarietà (“Red To The Sky”). Con che si può toccare con mano la bravura dei Blasphemist nell’inventare soluzioni armoniche ottime, nel saperle sviluppare adeguatamente ma, d’altro canto, si riesce anche a costatare una certa loro difficoltà a fare tutto questo con la dovuta continuità.
“Shadowtorned World” è un’opera complessivamente ben sopra la sufficienza, e i Blasphemist mostrano degli ampi margini di miglioramento. Certe armonie sono frutto di quella creatività che o si ha, o non si ha. Ritorna quindi il concetto di esperienza; esperienza non necessaria, sì, ma senz’altro foriera della migliore evoluzione artistica di ogni musicista e, quindi, anche dei Nostri.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Tracce:
1. Equinox 1:48
2. Silent Shore 4:07
3. Constellations 4:10
4. Red To The Sky 3:46
5. Painters And Poets 4:45
6. Tides Equal Rebellion 4:09
7. Pervading 5:11
8. Shadowtorned World 4:28
9. These Darkened Signs 4:01
10. Where No One Stood Before 5:37
Durata 42 min.
Formazione:
Stefan Rindler – Voce
Moritz Pollinger – Voce
Alexander Lackner – Chitarra
Michael Iber – Chitarra
Lukas Rappitsch – Basso
Florian Plochel – Batteria