Recensione: Slaves Of The Vast Machine

Di Gianluca Fontanesi - 22 Febbraio 2017 - 0:01
Slaves Of The Vast Machine
Band: Obitus
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2017
Nazione:
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82

“If you want a picture of the future, imagine a boot stamping on a human face — forever.”

 

Gli Obitus sono un duo svedese attivo dall’ormai lontano 2000 e suonante un black metal piuttosto incazzato. Ci occupiamo oggi del loro secondo, ottimo album che porta il nome di Slaves Of The Vast Machine. La prima cosa di cui parlare è la particolare scelta di offrire il platter sotto forma di un’unica traccia, e gli svedesi in questa direzione sono recidivi; potrebbe quindi risultare poco “vendibile” ma, in tempi frenetici alla massima potenza come i nostri, proibire il tasto skip e lasciare un flusso unico si rivela sensato e vincente. La formazione degli Obitus è praticamente identica a quella degli Anaal Nathrakh: Anders suona tutti gli strumenti e a Johan sono affidati tutti i testi e le linee vocali. Il sound è oscuro, distopico, abrasivo e violentissimo; è un disco che odia ciò che è diventato il genere umano, impersonale e schiavo di una macchia più grande di lui stesso. Si parla quindi di distopia e di tutto ciò che ne concerne, concetto che oggi va particolarmente di moda e si avvicina ad una forte inflazione essendo trattato nei più svariati livelli e circoli metallici. Nonostante il suo essere concettualmente trito e ritrito, Slaves Of The Vast Machine è un lavoro grandioso e che sa di black metal d’altri tempi. E’ un disco che sembra uscito dagli anni d’oro del genere, devastante sotto tutti i punti di vista; la cui natura estrema e spietata finirà sicuramente per conquistare ogni amante del genere e non. L’opera seconda degli Obitus dura quarantacinque minuti e non smette di prendere l’ascoltatore a calci per tutta la sua durata; se potesse prenderebbe a calci il vostro lettore cd anche dopo aver esaurito il suo minutaggio. Slaves Of The Vast Machine è una scheggia impazzita costruita su ritmiche serratissime, blast beat assassini e tempi sincopati; è una pratica orgiastica, puro malessere messo in musica in grado di annientare qualsiasi cosa gli si presenti davanti. L’ascolto vi costringe a fuggire da una massa nera che cerca di inglobarvi e risucchiarvi, è la società di oggi che cerca in tutti i modi di appiattire tutto e controllare ogni tipo di emozione; gli Obitus lottano contro la non persona, contro un futuro indefinito e dalle più svariate tonalità di nero. Le chitarre sono tutte poggiate su tremolo picking, dissonanze e arpeggi malsani; sono veramente pochi i momenti di respiro e ancora meno quelli in cui si dà all’ascoltatore modo di rendersi conto di ciò che sta succedendo. Ciò che vogliono rendere gli Obitus è l’implacabilità del totalitarismo, praticamente le parole perfette per descrive la loro opera e come ci si sente ascoltandola. La produzione non è quella delle grandi occasioni ma è semplicemente black metal: sporca, col giusto risalto sugli alti, basso praticamente inesistente e tutto il resto sputato in faccia e votato al massacro. E la voce di Johan? Ormai lo potete dedurre da soli: screaming tra i più violenti in circolazione alternato con uno screaming tra i più violenti in circolazione e che riesce anche ad offrire un po’ di varietà con uno screaming tra i più violenti in circolazione.

Tutto qua? Tutto qua. Non c’è davvero altro da aggiungere e ulteriori parole sarebbero superflue. Slaves Of The Vast Machine è un’opera di musica estrema con la e maiuscola; è un’opera che ha qualcosa da dire anche dove è tutto è già stato detto e tratta il black metal in maniera pericolosa come si faceva una volta. Gli Obitus non suonano in maniera gratuita come molti altri ma vanno dritto al punto, si prefiggono un obiettivo e lo danno all’ascoltatore esattamente come lo descrivono. Quest’opera quindi è per persone estreme ma allo stesso tempo per chi sa riflettere e si preoccupa dell’attuale umanità e del suo prossimo futuro; quest’opera è black metal sposato con raffinata intelligenza, fa bene al genere tutto quanto fa male moralmente ed è portatrice malsana di angoscia. Sicuramente finirà nella top ten estrema di questo 2017, fatela vostra.

 

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