Recensione: Soul Collector

Di Fabio Vellata - 25 Febbraio 2009 - 0:00
Soul Collector
Band: Vengeance
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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73

Band di notevole esperienza e valore, i Vengeance forniscono continuità alla reunion sancita dal precedente “Back In The Ring” (2006), rilasciando un nuovo album perfettamente inquadrato nello stile da sempre di casa presso il gruppo olandese.

Nessuno stravolgimento stilistico per quello che, a conti fatti, risulta essere il capitolo numero otto di una carriera lunga ed importante, seppure meno ricca – in termini quantitativi – rispetto alla produzione di tanti altri colleghi contemporanei. Venticinque anni di militanza pongono, infatti, sulla bilancia notevoli dosi di carisma e buon senso, sufficienti per garantire la consapevolezza dei propri mezzi e la certezza che, esprimendo come sempre l’attitudine apprezzata per molto tempo, ben difficilmente si potrà incappare in qualche passo falso o in inopinate battute d’arresto.

Hard rock massiccio, cadenzato ed adrenalinico, ritornelli da stadio, chitarre furibonde e robuste iniezioni di rock n’roll, sono dunque il vessillo ancora una volta sventolato orgogliosamente dal quintetto fiammingo, esaltato da una produzione d’alto lignaggio, merito dell’esperto Michael Voss, che garantisce potenza e corpo ai suoni e n’evidenzia le caratteristiche d’impatto ed aggressività.
Non certo fini “dicitori”, o abili artisti del fioretto, i Vengeance, spiattellano senza ritegno il loro rock ortodosso, spontaneo ed a tratti sguaiato, lasciando intravedere una freschezza ancora invidiabile e la consueta bravura compositiva, parca di sorprese, ma ben “carrozzata” quanto a mera sostanza.

Sempre in primo piano, la voce roca e al vetriolo del singer Leon Goewie offre lo slancio necessario per la riuscita di brani semplici e scattanti come “Wait Until The Sun Goes Down”, “Soul Collector”, “Dance” e “Rock n’ Roll Band”, esuberanti estratti di hard rock d’altri tempi fatto di grinta, sudore e passione, forse un pizzico ripetitivo in certi frangenti, ma sempre assai godibile e pronto per un ascolto a volume elevato.
Gradevoli inoltre la scherzosa ed attualissima “Myspace Freak”, dedicata ad un mezzo di comunicazione cui il quintetto sembra parecchio legato e la lenta e magniloquente “What The Hell”, tracce che fortificano l’impressione positiva suscitata da un disco al solito interessante, buono per confermare in pieno ogni singolo aspetto da sempre tipico dei Vengeance.

Detto di un guitar working da parte dei veterani Jan e Timo Somers, del tutto apprezzabile, non è una brutta idea, per concludere, quella di rifarsi direttamente a quanto sottolineato in occasione del precedente “Back In The Ring”.
E’ effettivamente sempre gradevole imbattersi di tanto in tanto in prodotti di questa natura, basati su di un hard rock senza fronzoli e fedelissimo a se stesso, privo di qualsiasi pretenziosità e proprio per questo così divertente e simpatico, si diceva.
Lo confermano senza incertezze Goewie e compagni, regalandoci un disco che, in scia ai classici Krokus, Ac/Dc e UDO degli anni ottanta, sollazza senza alcuna difficoltà le orecchie dei rockers incalliti, lasciando da parte ogni idea originale a vantaggio della schiettezza più verace e sincera.

Operazione riuscita ancora una volta e slogan immancabile come da tradizione: “PLAY IT LOUD – ascoltare a tutto volume!”

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Tracklist:

01. Cross In The Rain
02. Wait Until The Sun Goes Down
03. Soul Collector
04. Samurai
05. What The Hell
06. Myspace Freak
07. I Never Felt That Way Before
08. Dance
09. Rock And Roll Band
10. So Many Times
11. Lean On Me

Line Up:

Leon Goewie – Voce
Barend Courbois – Basso
Jan Somers – Chitarre
Timo Somers – Chitarre
Erik Stout – Batteria

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