Recensione: Spectri

Non esistono più difficoltà nel reperire musica da ogni parte del mondo. Ciò implica che i vantaggi di collaborare per una rivista musicale specializzata si contino sulle dita di una mano. Uno di questi è poter approfittare della ‘corsia preferenziale’ rappresentata dal materiale promozionale che accompagna i dischi da recensire. Nel materiale relativo a “Spectri”, primo full-length degli italiani Torzo, ho trovato un interessante documento che riassume la storia del gruppo. Il file è stato molto utile, considerando che si tratta della prima volta in cui mi imbatto in questo quartetto. I membri della band alzano la loro rabbiosa voce dalla zona nord orientale di Milano, la cosiddetta Martesana, e hanno scelto il loro particolare moniker storpiando Torso, il titolo inglese di un thriller italiano del 1973 diretto da Sergio Martino: I corpi presentano tracce di violenza carnale. Non stupisce, visto questo collegamento con la grande cinematografia di genere nostrana, la scelta di scrivere i testi delle canzoni in italiano. I Torzo affermano di seguire l’esempio linguistico di band storiche come Negazione, Ritmo Tribale, Sottopressione e compagnia bella, facendosi così alfieri di una ‘biodiversità culturale’ sempre più minacciata dalle standardizzazioni che ormai da tempo iniziano a farsi avanti anche in campo artistico.
Il Rock’n’Roll, ovviamente, continua ad essere uno dei migliori strumenti per la trasmissione di idee indipendenti e controcorrente, così come il Thrash Metal, lo Stoner Rock, il Punk…tutti generi e sottogeneri chiamati in causa dai Torzo nelle 9 canzoni che compongono la tracklist di “Spectri”. 9 o 10? Ecco un secondo vantaggio dell’essere redattore di una webzine: l’elenco dei brani di “Spectri”, nell’unica piattaforma streaming che utilizzo abitualmente, non comprende l’azzeccata cover di “Iron Fist” dei Motörhead, presente invece nel materiale promozionale inviato dalla band. Questa particolarità mi ha subito fatto capire da quale albero sia caduta la proverbiale mela prima ancora di iniziare l’ascolto del disco. Il gruppo fondato dal ‘profeta’ Ian Fraser Kilmister ha indubbiamente esercitato un forte influsso sullo stile dei Torzo, percepibile comunque anche dagli ascoltatori che si avvicinano a “Spectri” visitando i servizi online. Tutti coloro che vorranno dare una possibilità a questi quattro mattacchioni milanesi verranno colpiti da un poker iniziale di brani che, una volta proposti dal vivo, rischiano di lasciare a terra molti scalmanati pogatori. Mi piacerebbe parecchio andare ad un concerto dei Torzo e, volendo citare il loro illustre paesano Enzo Jannacci, ‘vedere di nascosto l’effetto che fa’ dare in pasto al pubblico una serie di galoppate come “Ballando con il Demonio”, “Alkahest”, “Vite Randagie” e “Sballordito”.
Uno degli obiettivi principali della band, d’altronde, sembra proprio essere questo: creare canzoni spassose e spaccaossa capaci di soddisfare le necessità di un uditorio pronto a fare festa. La carta dell’originalità, da un punto di vista prettamente musicale, non fa parte del mazzo che i Torzo si portano appresso…e meno male, se vogliamo. Esistono moltissimi dischi ricchi di trovate geniali, ne escono centinaia all’anno e in qualunque momento possiamo farci ipnotizzare dalle loro ardite geometrie sonore. Ogni tanto, però, quando sale quell’irrefrenabile voglia di fracassare tutto dopo l’ennesimo litigio con la moglie/compagna/fidanzata o l’ennesima porzione di fango mangiata sul posto di lavoro, un disco come “Spectri” è proprio quello che ci vuole. Dopo un primo ascolto ‘defaticante’ ci si può concentrare sui testi, cantati in modo da risultare comprensibilissimi. Le liriche permettono all’ascoltatore di riflettere su tematiche non banali grazie ad una prosa essenziale e diretta. Nonostante la loro apparente leggerezza i testi riescono a veicolare riflessioni disincantate e a dir poco agrodolci sull’ipocrisia, la fragilità e le debolezze di buona parte del genere umano, regalando a “Spectri” un’inattesa profondità che richiederà più di un ascolto per poter essere colta. Quanti dischi abbiamo abbandonato sugli scaffali o nelle ultime posizioni di chilometriche playlist dopo un primo, veloce passaggio nei nostri impianti hi-fi? Tanti, troppi. “Spectri”, dal canto suo, ha tutte le carte in regola per non venire dimenticato troppo presto. Lasciamo ai Torzo un po’ di tempo per affinare e rendere più personale il loro stile e continuiamo a seguirli: “Spectri” è un piacevole primo passo in un percorso che si prospetta roseo. Buon ascolto!