Recensione: Stargazer

Di Francesco Sgrò - 10 Febbraio 2013 - 0:00
Stargazer
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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70

Con la medesima formazione che aveva inciso l’ottimo “In Your Honour“, uscito nel 2010, gli australiani Black Majesty tornano prepotentemente a ruggire nel 2012, pubblicando per la prestigiosa Limb Music, questo “Stargazer“.
Che il titolo scelto per quest’opera voglia essere un omaggio agli storici Rainbow di Ritchie Blackmore?
Non si sa, quel che è certo è che questi Power Metallers provenienti dalla terra dei canguri sono riusciti a confezionare un altro notevole episodio della loro discografia.

“Stargazer“ si presenta come un disco di puro power metal, potente, melodico e diretto, giostrato completamente su riff chitarristici corposi e sulle belle melodie vocali allestite dal bravo John “Gio“ Cavaliere, alle quali si aggiunge un tenue tappeto tastieristico curato dal chitarrista Hanny Mohammed.

Il platter inizia con le bella “Falling“, canzone dalla struttura semplice ma vincente, alla quale segue la massiccia “Lost Highway“, molto simile al brano precedente ed ugualmente piacevole grazie ad un refrain perfettamente riuscito.
Dall’ascolto di queste due prime tracce si evince quanto la band abbia strutturato l’album in modo semplice, incastonando una serie di brani potenti ma orecchiabili in grado di coinvolgere l’attenzione dell’ascoltatore sin dalle prime battute.
Una qualità perfettamente percepibile anche nella successiva e feroce “Voice Of Change“, brano in cui i ritmi si alzano ulteriormente rendendo il tutto autenticamente “power”.
Buona anche la più cadenzata “Killing Hand“, che deve ancora tutto all’ottima performance del vocalist australiano e allo splendido lavoro eseguito dalle due chitarre.

Sulle medesime coordinate si muove pure la successiva e piacevole “Journey To The Soul“,mentre con la violenta “Holy Killers“, il gruppo torna su sentieri più marcatamente Heavy Speed, per un pezzo pregevole anche se, tutto sommato, non molto differente da quanto proposto dal quartetto sinora.
Decisamente più interessante si rivela essere la malinconica e cadenzata “Symphony Of Death“, questa volta caratterizzata da un utilizzo maggiore di tastiere che ne contribuiscono alla perfetta riuscita.
“Edge Of The World“, rappresenta l’ennesima, buona, sfuriata power ove potenza, melodia e tecnica si integrano perfettamente, regalando così un momento piacevole e adrenalinico.

Giunti a questo punto, ci si approssima all’ultima fase dell’album, che trova la sua conclusione nella bella Title Track – episodio che, con molta probabilità, costituisce il miglior momento di questo lavoro – e nella ballad acustica “Shine“, inclusa nel disco come bonus esclusivamente per il mercato europeo, perfetta nello spezzare la potenza di un album interessante ed a tratti coinvolgente.
Ma in ugual misura, piuttosto statico e carente in quanto a varietà di proposta musicale offerta.

Un discreto lavoro insomma, ma non molto di più.

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Tracklist:

01. Falling
02. Lost Highway
03 .Voice of Change
04. Killing Hand
05. Journey to the Soul
06. Holy Killers
07. Symphony of Death
08. Edge of the World
09. Stargazer
10. Shine (Bonus track)

Line Up:

John Cavaliere – Voce
Hanny Mohamed – Chitarra
Steve Janevski – Chitarra
Pavel Konvalinka – Batteria
 

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