Recensione: Suicide Be My Side

Di Daniele D'Adamo - 4 Novembre 2007 - 0:00
Suicide Be My Side
Band: Sinergy
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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80

Nel 2001, dopo Beware The Heavens (Nuclear Blast, 1998) e To Hell And Back (Nuclear Blast, 2000), gli svedesi Sinergy (progetto di Kimberly Gross, moglie di Alexi Laiho, chitarra e voce nei Children Of Bodom), danno alle stampe il loro terzo (e sin’ora, ultimo) full-length, Suicide Be My Side, con la seguente formazione: Kimberly Gross (vocals – Ancient), Alexi Laiho (guitars – Children Of Bodom ed Impaled Nazarene), Roope Latvala (guitars – Children Of Bodom, Stone, Waltari e Warmen), Marco Hietala (bass – Nightwish e Tarot) e Tommi Lillmann (drums – Ajattara e To/Die/For); concludendo, di fatto, una triade di lavori susseguitesi nel tempo con regolarità cronometrica.

E la conclusione (sin’ora) di tale cammino, Suicide Be My Side, corrisponde, a parere di chi scrive, al punto più alto dell’iperbole ascendente della loro carriera artistica. Perché a partire dal discreto Beware The Heavens, per poi passare dal buon To Hell And Back, ci si trova davanti, finalmente, ad un lavoro evoluto e maturo. Ovvero dal songwriting ben definito e personale, dal cantato vario ed immediatamente riconoscibile di Kimberly Gross, dalla varietà e qualità delle canzoni, eterogenee ma sempre legate fra loro dallo stile ormai delineato ed inquadrato del gruppo.

Ad aprire le danze è… uno sputo! I Spit On Your Grave, inizia, infatti, con il suono di uno spunto (!), per poi incominciare in maniera “seria” con un groove potentemente brioso e davvero ben riuscito, con una strofa armoniosa, e con intrecci cristallini di riff diversi su tonalità alte. Il cantato di Kimberly, la cui voce “mascolina” può non incontrare i gusti di tutti, aggredisce le linee vocali con intensità e varietà, muovendosi con agilità lungo la scala musicale, interpretando in maniera decisa ed orecchiabile il refrain. Molto puliti e di classe gli assoli di chitarra, sostenuti da una ritmica a doppia cassa precisa e massiccia. Subito dopo The Sin Trade prosegue il cammino della band con un bel ritmo sostenuto ed accidentato. Molto indovinata la strofa cantata, interpretata con calore, a finire con pre-chorus e chorus potenti e melodici, ed assoli in linea con la classe dei chitarristi, anche in questo caso su una base ritmica gagliarda e virile. Violated, ed il ritmo non accenna a diminuire, anzi aumenta di intensità e velocità, a partire dalla strofa sino al bello ed arioso  ritornello, accompagnato da un giro di chitarra davvero ben riuscito e dal forte senso di dinamicità. Break centrale poderoso, infiammato da scroscianti cascate di note delle chitarre soliste. Una piccola pausa fra i brani, per significare che è proprio con la triade di partenza, che il gruppo dimostra di aver messo una marcia in più rispetto alle produzioni passate. Comunque, il livello qualitativo artistico sin mantiene ottimo anche con la quarta traccia, Me, Myself, My Enemy, che ha un’introduzione classicissima ma comunque di grande effetto e godibilità. Poi il basso Marco Hietala da il là alla canzone vera e propria, dal ritmo caldo, lineare e pulito, dal break centrale cadenzato e ricco di armonicità grazie al “solito” alto livello degli assoli proposti da Alexi Laiho e Roope Latvala. Un dolce suono di chitarra dallo stile barocco introduce Written In Stone, dall’andamento vigoroso e dai toni accennatamente epici; toni che si percepiscono anche nel refrain e nell’assolo di chitarra, nonché nella parte centrale, più intimista e meno elettrica. Davvero ottima l’interpretazione di Kimberly, che finalmente sviluppa uno stile personale gradevole e riconoscibile. Nowhere For No One, sesto brano del platter, viene introdotto da un ruvidissimo e poderoso riff di chitarra, che trascina la canzone in velocità, potenza, e dinamismo, anche per quanto riguarda le linee vocali, aggredite con piglio e determinazione. Violenti e veloci anche gli assoli di chitarra, al solito eseguiti con cura e precisione. Passage To The Fourth World, e nuovamente si parte con un azzeccato riffing, di stampo più Heavy, così come il groove della canzone, classico  ma allo stesso tempo moderno. Ancora una volta, il refrain orecchiabile ed anthemico nobilita la canzone. Molto buone le armonie finali, definite dalle chitarre con soli in alternanza e contrapposizione. L’ottavo brano, Shadow Island, inizia con una desueta partitura di chitarra, per poi svilupparsi con il consueto ritmo energico e sostenuto, incattivito da parti cantate in growl maschile (!), che contribuiscono a dare un tocco oscuro alla canzone. Trasognante il cantato, come del resto il tono generale della canzone, spesso ammantata da cori dalle tinte tetre e tenebrose. La title-track Suicide By My Side, penultimo brano del disco, è un mid-tempo roccioso e decisamente Heavy, cantato con determinazione e sicurezza, ornato ed impreziosito dai rivoli delle cristalline note prodotte dalle chitarre soliste. L’ultima canzone dell’album è Remembrance, che non è altro che una breve, languida e vagamente angosciante, parte di pianoforte.
 
In conclusione, non sembra più, in sostanza, un contentino che Alexi Laiho abbia voluto dare alla dolce (ora ex) consorte Kimberly Gross, magari per soddisfare un proprio personale capriccio. Ma sembra, anzi è, un album formato, “semplicemente”, da belle canzoni: varie, orecchiabili, potenti, massicce ma anche sofisticate, dal marchio di fabbrica definito e compiuto. Un album godibile, longevo, perfettamente eseguito e prodotto con grande professionalità. Stavolta, da consigliare con sicurezza agli amanti del Power e, perché no, dell’Heavy.

Daniele D’Adamo

Tracklist:
1.I Spit On Your Grave
2.The Sin Trade
3.Violated
4.Me, Myself, My Enemy
5.Written In Stone
6.Nowhere For No One
7.Passage To The Fourth World
8.Shadow Island
9.Suicide By My Side
10.Remembrance

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