Recensione: Suspended in the Brume of Eos

Di Andrea Andreoni - 12 Marzo 2012 - 0:00
Suspended in the Brume of Eos
Band: Obsequiae
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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82

Nel nuovo millennio quando pensiamo al black metal in tutte le sue forme non possiamo non prendere in considerazione la scena statunitense; va riconosciuta ad essa la capacità di aver dato nuova linfa al genere senza snaturarlo troppo, mantenendo intatta la componente ferale ma affrontando tematiche diverse quali natura, misticismo, mitologia e arricchendo il sound con rallentamenti atmosferici ed eterei, chitarre acustiche, influenze post-rock, ecc. Premessa doverosa per introdurre un’altra interessante realtà proveniente dagli Stati Uniti, gli Obsequiae, band di Minneapolis già attiva col nome di Autumnal Winds che venne cambiato in quello attuale nel 2007. Si tratta di un duo formato da Neidhart von Reuental e da Blondel de Nesle, pseudonimi derivanti da figure medievali; quest’ultimo è Tanner Reed Anderson, che in passato militò in altri gruppi come gli Azrael ed è attualmente membro anche della one man band Dormant in sede live e dei Celestiial.

Dopo diversi demo ed una compilation col precedente nome più un altro demo come Obsequiae, la band giunge al suo primo full-length intitolato Suspended in the Brume of Eos, rilasciato sotto Bindrune Recordings che in fase promozionale ha definito lo stile “castle metal”.
Da un rapido sguardo alla copertina si nota subito che anch’essa è legata al Medioevo, si tratta infatti dell’arazzo Il Tatto che insieme ad altri cinque costituisce il ciclo La Dama e l’Unicorno, nell’artwork appare a sfondo blu al posto dell’originale a sfondo rosso. Questa scelta segna una continuità con l’omonimo demo per il quale si servirono dell’arazzo Il Suono della medesima opera. Secondo i due statunitensi il tema artistico si sposa bene col titolo dell’album. Eos è nella mitologia greca la dea dell’aurora, chiamata Aurora in quella romana, colei che dischiude le porte del giorno. Alla sua bellezza sono dovuti numerosi e spesso tormentati amori e a causa della perdita di un figlio piange ogni mattino rugiada; avendo ricordato ciò, non si può far altro che approvare e sottoscrivere il loro proposito.

Veniamo ora alla musica, cerchiamo di capire se ci troviamo veramente sospesi nella nebbia dell’aurora di un tempo ormai lontano.
Il background musicale degli Obsequiae è legato principalmente agli anni ’90 e comprende artisti come Agatus, Bathory, Ceremonium, Dark Millennium, Dissolving of Prodigy, Enslaved, Eucharist, Solstice e Phlebotomized, muovendosi quindi tra black, death e doom in varie salse ma col comune denominatore di uno sguardo personale sul passato.
Già dalle prime note si ha subito l’impressione che la dimensione spazio-temporale sia quella prevista e proseguendo nell’ascolto ci si accorge ben presto della validità della proposta, ossia un black particolarmente atmosferico e melodico dal forte sapore folk-medievale e trascendentale che ha il grande pregio di non essere riconducibile in toto né a nessuna delle band citate né ad altri grandi nomi; il duo di Minneapolis è infatti riuscito a dar vita ad un suono personale, elegante e privo di orpelli (si concede solo qualche rintocco di campana), qualità facilmente accostabili ad antichi borghi e castelli di quel periodo. La definizione “castle metal” va oltre la mera trovata pubblicitaria, sarà inevitabile la sensazione ripetuta di passeggiare in quei luoghi, percorrere sentieri impervi e misteriosi fino a trovarsi al cospetto di mura imponenti.
Gli strumenti vengono suonati ottimamente e la produzione li mette in risalto in modo adeguato, le chitarre disegnano riff sempre coinvolgenti ed ispirati, di facile presa e sostenuti da un accurato drumming che ne segue gli andamenti in modo certosino. Buono anche lo scream, non sovrasta mai le sei corde, anzi le accompagna sapientemente per farsi da parte quando queste esplodono fiere e sontuose, creando un equilibrio tra il calore di esse e la sua freddezza che possiamo paragonare all’istante del passaggio tra la notte ed il giorno segnato dall’aurora.
Gli episodi più riusciti dell’album sono a mio avviso la regale Altars of Moss e le possenti nonché doomeggianti Suspended in the Brume of Eos e The Wounded Fox, nelle quali i suddetti elementi stilistici ed emozionali emergono al meglio. Da sottolineare che non ci sono veri e propri cali, ogni pezzo è meritevole di considerazione, inclusi quelli con maggiori accelerazioni tipicamente black come Arrows, The Starlit Shore e Cabin Lights. Infine vanno menzionati i quattro intermezzi strumentali di chitarre acustiche, Sidhe, Wildes Heer, Estas Redit e Boreas, che donano ulteriore atmosfera e ritmo all’album.

Suspended in the Brume of Eos è un lavoro che se affrontato col giusto mood si rivelerà un’esperienza uditiva unica dal forte potere visivo e metafisico, da ripetere più e più volte finché il sole e le stelle non vi sembreranno più così lontani. Gli Obsequiae hanno disfatto e poi riordinato il proprio bagaglio musicale per dar vita ad un qualcosa di difficilmente catalogabile, un album black e folk in egual misura, compatto, avvincente, diretto, senza troppi fronzoli ma non per questo meno efficace delle band dotate di tastiere o corpose strumentazioni folk nel trasportare l’ascoltatore nell’immaginario dell’epoca; anzi queste caratteristiche faranno sicuramente la fortuna di chi è stanco di fisarmoniche, flauti e tamburelli quasi onnipresenti, o di chi proprio non li apprezza. Raccomando l’ascolto anche ai non avvezzi alle sonorità “extreme”, termine in questo caso fuorviante o quantomeno parziale, potreste rimanerne piacevolmente sorpresi.

Andrea Andreoni

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TRACKLIST:

1. Altars of Moss 05:23
2. Sidhe 02:21
3. In the White Fields 04:10
4. Suspended in the Brume of Eos 05:43
5. Wildes Heer 01:07
6. The Wounded Fox 04:56
7. Atonement 02:17
8. Estas Redit 01:03
9. Arrows 02:59
10. The Starlit Shore 05:31
11. Boreas 02:18
12. Cabin Lights 03:51
 

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