Recensione: System Of Division

Di Roberto Castellucci - 15 Gennaio 2022 - 22:15
System Of Division
Etichetta:
Genere: Groove 
Anno: 2021
Nazione:
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Ci sono occasioni in cui l’abito fa il monaco. E’ piacevole ogni tanto incontrare gruppi in grado di azzeccare in pieno il loro monicker, come nel caso degli australiani As Light Decays, che da Perth lanciano in tutto il resto del mondo il loro album di debutto: il breve ma intenso “System Of Division”. Il nome della band è traducibile più o meno con le parole ‘mentre la luce decade’, ma purtroppo in Italiano sembra perdersi una sfumatura del verbo inglese ‘to decay’: tra le traduzioni proposte dai dizionari si può leggere infatti ‘decomporsi’. Se a questo aggiungiamo un’illustrazione di copertina che potrebbe far bella mostra di sé in un disco Death Metal il gioco è fatto: possiamo già aspettarci quanto ottimismo e quanta positività si celino dietro alle composizioni del quartetto…l’ascolto di “System Of Division” porta infatti la nostra immaginazione in un mondo buio e privo di speranza, dove la musica non lascia spazio a serenità né a sporadici raggi di sole. Gli As Light Decays pescano a piene mani il loro cupo groove metal dalla tradizione anni ’90 di Machine Head, Pantera e Sepultura post-“Arise”, finendo per consegnarci tra le mani un prodotto a dir poco roccioso, privo delle liberatorie parti in up-tempo che tanto piacciono ai thrashers di vecchia data, ma indubbiamente colmo di sonorità rabbiose e oppressive.

La produzione, sufficientemente cristallina da permetterci di distinguere ogni piccola sfumatura prodotta dagli strumenti, non risulta mai pomposa o esageratamente “carica”. Le chitarre taglienti e le profonde vibrazioni del basso accompagnano a dovere la voce graffiante del cantante Jamie Gaitskell, che dimostra di aver imparato come si deve la dura lezione impartita da Max Cavalera e soprattutto da Robb Flynn negli anni d’oro del groove: canzoni come “The Blame Game”, “The Torrents Fall” e “Dissent From Above” potrebbero benissimo essere state scritte nella sala prove dei Machine Head nel 1998, in un momento imprecisato a metà tra l’uscita di “The More Things Change” e la pubblicazione del famigerato “The Burning Red”. A questo punto però occorre fare una precisazione: non vorrei che i Lettori considerassero “System Of Division” un disco derivativo. Pur mettendo dichiaratamente allo scoperto le loro radici, gli As Light Decays danno forma ad uno stile sufficientemente personale da spingere l’ascoltatore ad arrivare al fondo del platter senza fatica. Quella familiare sensazione di ‘voler vedere come va a finire’, tipicamente generata dagli album ben curati e prodotti con passione, non abbandona quasi mai lo spirito del metallaro impegnato nell’ascolto, complice anche il minutaggio ristretto dell’album. Gli 8 brani di “System Of Division” scorrono placidamente in poco meno di 37 minuti, senza covers di grandi classici Thrash o Hardcore né superflui brani strumentali introduttivi, spesso incastrati nei dischi per allungarne in modo un po’ truffaldino il running time.

Pur non brillando in quanto a originalità gli As Light Decays hanno un grande pregio: sono adattissimi per far capire in che direzione girava il mondo del Metal poco prima del 2000, vale a dire negli anni subito a ridosso della prepotente invasione delle nostre vite da parte di Internet. I quattro australiani, infatti, ci offrono un gradevole esempio di groove/thrash d’altri tempi e senza troppi fronzoli, la cui unica scalogna è probabilmente quella di essere stato pubblicato un po’ fuori tempo massimo. Un disco del genere sarebbe cascato a pennello in un periodo in cui, negli ‘anacronistici’ negozi di musica di fine millennio scorso, avrebbe rappresentato un valido contraltare allo strapotere di Nirvana, Rage Against The Machine, Korn, Deftones e compagnia bella. Sicuramente, per chi quegli anni li ha vissuti senza aver ancora superato l’adolescenza, un lavoro come “System Of Division” rischia di far scatenare indelebili ricordi di un mondo che di lì a poco sarebbe cambiato completamente…e scusate se è poco. L’operazione nostalgia insomma è andata a buon fine: rimaniamo in attesa di scoprire dove andranno a parare gli As Light Decays con i prossimi dischi. Nel frattempo, come di consueto, buon ascolto a tutti!

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