Recensione: Tabula Rasa

Di Federico Orano - 20 Giugno 2009 - 0:00
Tabula Rasa
Band: Bloodbound
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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72

Negli ultimi 3-4 anni, molti gruppi di enorme potenziale si sono affacciati sul mercato discografico a testimoniare che, anche se qualche grande nome si è dimostrato in crisi di idee, il genere power metal è tutt’altro che alla frutta. The dogma, Serenity, Keldian, Aquaria, Leverage, Trick or Treat e Bloodbound, tutte bands che, già dopo due soli albums, sono entrate nel cuore di molti fans, grazie all’assoluta qualità della musica proposta. I primi ad arrivare al fatidico terzo disco sono proprio gli ultimi menzionati. Non posso nascondere che avevo quasi gridato al miracolo dopo l’ascolto del loro debutto Nosferatu, per me ormai un classico, e l’attesa per Book of the dead, il loro secondo lavoro, era altissima. Fortunatamente la band fu capace di ripetersi alla grande. Quando ho saputo che il terzo album era già in preparazione, potete immaginare che non vedevo l’ora di averlo tra le mani! Il cambio di etichetta (dalla Metal Heaven alla Blistering Records) e il ritorno di Urban Breed al microfono (presente nel debutto, poi sostituito da Michael Bormann) sono le prime due novità che saltano all’occhio avendo tra le mani Tabula Rasa, terzo capitolo della band. I Bloodbound ci avevano abituati ad un power metal molto potente ma allo stesso tempo iper melodico, un po’ alla Hammerfall degli esordi (Legacy of kings), con dei ritornelli meravigliosi e alternando pezzi veloci in pieno stile power, a mid tempos ricchi di carica e pathos, il tutto con delle tematiche e un approccio visivo molto horror.

Il nuovo album parte davvero bene con Sweet dreams of madness e il suo riffone stoppato durante la strofa che esplode in un bellissimo pre-chorus e ritornello. Come anticipato, al microfono e subito sugli scudi, Urban Breed, davvero un ritorno coi fiocchi. Non c’è dubbio che sia lui la vera voce della band. Seconda traccia con Dominion 5, e lo stile non cambia: potente la strofa, melodicissimo e orecchiabile il chorus. Take one è un altro mid tempo che accellera solo leggermente durante il bellissimo ritornello. Siamo alla title track e la band svedese piazza decisamente una delle hit del disco con un chorus che non ammette prigionieri e vi farà sobbalzare dalla sedia. Night touches you sembra una canzone da radio, molto poco in stile Bloodbound ma comunque piacevole. Tabula rasa pt.2 ci fa sentire un po’ di doppia cassa continuata almeno a tratti. Degna di nota Plague doctor che con il suo refrain mi ha stregato, mentre con la successiva Master of my dreams troviamo probabilmente la traccia più debole del lotto. Twisted kind of fate è un po’ più veloce e si lascia ascoltare piacevolmente, mentre All rights reserved chiude il disco senza lasciare troppo il segno. La prima metà del disco è sicuramente notevole (il quartetto iniziale si aggira attorno all’eccellenza), peccato che la seconda parte sia abbastanza anonima, salvo alcuni passaggi.

Si è un po’ persa la varietà del passato (le tracce contenute in Tabula Rasa hanno tutte la stessa struttura), mancano le canzoni sparate (alla Crucified, Into eternity, Midnight sun..), sono scomparsi i momenti di grande pathos, spesso accompagnati da splendidi arpeggi, che erano presenti nei precedenti dischi (vedi le canzoni Nosferatu, Seven Angels, In the battlefield..). I Bloodbound che avevano creato un loro sound, rovinano un po’ tutto con un album che, viste le possibilità messe in mostra in precedenza, risulta leggermente piatto. Dopo due album splendidi un piccolo ma preoccupante passo indietro. Difficile trovare la spiegazione di tutto ciò; forse la troppa fretta nel pubblicare un nuovo disco (terzo album in 4 anni), forse l’aver coinvolto troppo Breed nel songwriting, dove non figura affatto il tastierista Bergh (ogni canzone è firmata Tomas Olsson – Urban Breed, forse un compromesso per convincerlo a tornare al microfono?), o forse semplicemente un calo di ispirazione. Il disco resta comunque valido, anche in un mercato come quello attuale. Sono arrivato a fine cd e mi sento un po’ insoddisfatto, allora inserisco Nosferatu nel mio stereo e alzo il volume. Sento il suono delle campane ed è come un avvertimento: ora le mie corde vocali saranno messe a dura prova.

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Tracklist:
1- Sweet dreams of madness * MySpace *
2- Dominion 5
3- Take one * MySpace *
4- Tabula rasa * MySpace *
5- Night touches you
6- Tabula rasa pt. 2 (nothing at all)
7- Place doctor
8- Master of my dreams
9- Twisted kind of fate
10- All rights reserved

Line-up:
Urban Breed: vocals
Tomas Olsson: lead and rhythm guitars
Henrik Olsson: rhythm guitars
Fredrik Bergh: keyboards
Johan Sohlberg: bass
Pelle Akerlind: drums

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