Recensione: Taken

Di Fabio Vellata - 2 Febbraio 2006 - 0:00
Taken
Band: Radioactive
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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88

Grandissima parata di stelle e straordinaria esibizione di classe e melodia per il terzo capitolo del progetto madre di Mr. Tommy Denander, ormai assurto al ruolo di sommo mastermind dell’AOR mondiale grazie ad una produttività sconcertante (difficile ultimamente trovare un lavoro di “puro” rock adulto in cui non abbia messo il proverbiale becco) e ad una qualità delle uscite che (quasi) sempre si attesta su livelli di altissima caratura quando non di eccellenza assoluta come, ad esempio, nel caso del qui presente “Taken”, prodotto che probabilmente alcuni di voi (come il sottoscritto) avranno considerato il top dell’anno 2005 in ambito melodico.

Supportato da una line up da capogiro, composta da nomi di valore storico ed imprescindibile del settore ed in numero impressionante (più di trenta tra musicisti e cantanti tra cui spiccano Neal Schon, Yngwie Malmsteen, gran parte dei Toto, Philip Bardowell, James Christian, Robin Beck, Steve Lukather, Bruce Kulick, Vinnie Colaiuta e “many more” come cita il retro del cd…nemmeno Nikolo Kotzev con i Brazen Abbot e Stuart Smith con gli Heaven and Heart erano arrivati a tanto) il mastermind svedese mette dunque sul piatto un lotto di brani che appaiono come una sorta di distillato puro di elevatissima classe melodica, una sorta di dizionario enciclopedico di quello che è e deve essere l’AOR in ogni sua forma e prerogativa: difficile in ogni caso sbagliare il colpo avendo a disposizione artisti di questo calibro.

Il cd si apre con la breve intro intitolata “C.O.W.” che presto sfuma nella ruvida ed urgente title track: Bobby Kimball, la star del pezzo, offre linee vocali piuttosto grintose e “cariche” ma è il cambio di tempo centrale, sottolineato dal funambolico assolo ad opera dello stesso Denander, ad impreziosire ulteriormente il brano. All’attacco di “Stronger Than Yesterday” gli AOR maniac di vecchia data avranno sicuramente un tuffo al cuore potendo riassaporare melodie tanto solari e cristalline che parecchio richiamano alla mente i leggendari The Storm, autori di due straordinari album a cavallo tra anni ‘80 e ‘90 e da sempre nel cuore di chi è amante di queste sonorità.
Eleganti accordi di chitarra ci conducono alla quarta traccia, “Hit Where It Hurts”, tipico esempio di ottimo AOR di scuola scandinava arricchito da solide linee vocali (ad opera di Gary Barden), melodia “cromata” e suoni “rotondi”. La coppia James Christian – Robin Beck (marito e moglie nella vita di tutti i giorni) ci accoglie poi in “Easy Getting Harder”, brano giocato su tonalità maggiormente soffuse e incentrata sul chorus a due voci; uno degli highlights del cd a parere di chi scrive. E’ la volta poi della maestosa ballad “This I Promise You”: classe infinita e melodia da “manuale” interpretata dall’ottimo Mikael Erlandsson a suggellare un pezzo che non avrebbe sfigurato in una produzione di Jim Peterik e dei suoi Pride Of Lions.
AOR “de-luxe” in “Forgivness”, ricca di episodi chitarristici di grande livello, ed in “Shattered” dove Philip Bardowell ancora una volta dispensa un saggio della sua bravura in un pezzo molto eighties a cavallo fra Toto e Foreigner; spicca come un fulmine a ciel sereno la comparsata di sua maestà Yngwie Malmsteen, autore di un assolo davvero gustoso che perfettamente si incastona nel fluire della melodia e rende il brano ancora più accattivante. Grande coro e tempi sostenuti nella successiva “Premonition” eseguita magistralmente da un Fergie Fredriksen in ottima forma, sono il preludio ad uno degli episodi migliori del CD. E’ del grande Neal Schon, mitico chitarrista dei Journey, il compito di introdurci nel brano interpretato splendidamente dalla roca voce di Kelly Keagy: lungo la sua durata si avvicendano ben altri quattro artisti delle sei corde (Michael Thompson, Michael Landau, Fredric Slama ed il solito Denander) a rendere indimenticabile un pezzo davvero di grandissimo impatto! Il livello si mantiene ancora alto con la veloce “Love Is On Your Mind”, dotata di un intreccio vocale molto ben strutturato ed una melodia che fa ricordare vagamente gli storici ABBA e più direttamente gli Alien di Jim Jidhed: scandi-rock di buonissimo livello dunque.
Ancora ottima melodia in “Sinner”, interpretata dal sempre più sorprendente Johan Fahlberg, attuale singer dei tedeschi Jaded Heart, con un passato di matrice prog ed assolutamente a suo agio anche su toni più eleganti ed adulti in un brano che, forse unico del lotto, richiama più da vicino quanto proposto in passato da Denander nei cd del suo progetto Radioactive.
Conclude magistralmente il cd la strumentale “Never Gonna Let Her Go”, elegantissima traccia a cavallo tra fusion e jazz impreziosita dalla presenza di autentici maestri come Steve Lukather, Michael Landau e Vinnie Colaiuta.

Se avete avuto la pazienza di seguire con attenzione questo commento non vi sarà sfuggito un particolare: ogni singolo episodio è legato a doppio filo a situazioni ed umori differenti che vanno a ricollegarsi a quanto proposto, nel passato o in epoca più recente, da grandi nomi della storia del rock adulto e melodico. E’ corretto dunque, a mio parere, considerare questo cd come una sorta di “bignami” della musica AOR, trattandosi di un prodotto che brillantemente riassume in se tutti i migliori parametri ed aspetti di questo genere musicale risultando, in ultima analisi, come un sentitissimo omaggio ad un tipo di suono che recentemente sta godendo di nuova luce grazie a personalità del calibro di Tommy Denander.
Noi dal canto nostro non possiamo far altro che levare un grande applauso nei confronti di un artista tanto generoso e verso un lavoro che merita di entrare a far parte della collezione di ogni amante del melodic rock di altissima scuola.

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