Recensione: Terapia d’Urto

Di Andrea Bacigalupo - 31 Luglio 2019 - 21:07
Terapia d’Urto
Band: Problem
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2019
Nazione:
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70

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Con l’Hard Rock ed il Metal nel sangue ci si nasce. Il ferro che scorre nelle vene è più intenso dei Midi-Chlorian dentro le cellule di un Cavaliere Jedi. Chi ascolta questa musica le analisi del sangue le porta a far vedere al ferramenta e non al dottore.

E’ così è per questi cinque ‘ragazzi’ di Rapallo in Provincia di Genova, che ascoltano e suonano musica dura da sempre, rendendola parte della loro vita, magari a fasi un po’ alterne, avendo un lavoro e famiglia. Ma il ferro ha continuato a scorrere nello stesso modo ed i Problem, appena potuto, hanno imbracciato i loro strumenti ed hanno ricominciato, suonando con la stessa spavalderia e con la stessa passione di quando erano più giovani.

D’altronde che la musica non è una questione di età, ce lo hanno insegnato in tanti: dai Deep Purple agli Iron Maiden, ai Metallica, Exodus, Anthrax e così via.

I Problem hanno un’età media di circa cinquant’anni e sono cresciuti a pane e NWOBHM, più l’Hard Rock che c’era prima ed il Thrash che è venuto dopo, per cui hanno vissuto in prima persona il nascere e lo svilupparsi di tante correnti.

Per un po’ di anni, con il nome di Problem Child, hanno suonato cover dei loro beniamini con il chiaro intento di divertirsi, senza prendersi troppo sul serio. Poi la decisione: tolto il ‘Child’ dal nome hanno deciso di produrre un proprio album scrivendo testi e canzoni. Un bell’obiettivo, che hanno in tanti, ed un bel traguardo, che raggiungono in pochi.

Ed è così che è uscito fuori ‘Terapia d’Urto’, album in cui viene ben espresso il loro bagaglio culturale, senza neanche provare a nascondere ciò che da sempre li ha influenzati. Ma è proprio questa ‘semplicità’ che rende il lavoro incisivo ed interessate.

Prima di tutto i testi sono cantati rigorosamente in italiano, in modo che le tematiche, mai banali, si capiscano bene, senza fraintendimenti, giochi di parole, volgarità, doppi sensi ecc. I Problem parlano di difficoltà comuni, guardate da chi le ha vissute alla propria maniera, con quella contestazione di fondo che solo chi non si arrende riesce ad evidenziare.

Per il resto è tanto Hard ed Heavy genuino e schietto, con le sue imperfezioni e con qualche sbavatura che lo rendono ancora più vero, suonato per sentirsi liberi, per allontanare i casini quotidiani della vita per qualche ora, senza pensare troppo alla precisione ed ai dettagli, ma dandoci dentro per divertirsi e far divertire chi ascolta.

Un cantante rigorosamente autodidatta che non ci pensa neanche a prendere lezioni, ma riesce a stare nei propri registri senza strafare e a dare al testo la giusta enfasi.

Un batterista che non vuole usare il doppio pedale, ma chi se ne frega: il tempo lo tiene lo stesso.

Una buona ritmica che riesce a tessere melodie scure e pesanti collegandole a riff granitici ed assoli dinamici, lunghi, ben collegati al brano.

Questi sono i Problem. Lo si sente fino dall’Intro, un insieme di estratti di notizie negative date nel tempo dai telegiornali. Lo si sente in ‘Fiamme nel Buio’, dal riff incalzante e dalla rabbia che sale nelle strofe per esplodere nel refrain.

Il Mio Potere’ parte tranquilla, sentimentale, con toni quasi disperati per poi aprirsi in un refrain cha dà speranza ed in un lungo assolo progressivo su una ritmica incalzante.

Anche la seguente ‘Oblio’ parte tranquilla, con un arpeggio ed un assolo lenti che riportano indietro nel tempo. E’ l’introduzione ad un pezzo che unisce melodia e durezza, avvolgendo entrambe in una nube oscura. Anche in questo caso l’assolo è molto curato, con toni progressivi che impreziosiscono il tutto.

Ombranera’ si muove su binari ancora più cupi, con buoni cambi di tempo e deflagrazioni di potenza parecchio interessanti.

Plexiglass’ chiama a gran voce il lavoro degli Iron Maiden, con un tiro tutto NWOBHM. Una buona carica di cavalleria, mentre la dura ‘Politica Differenziata’ va più verso gli Scorpions. Sono entrambi pezzi da cantare sotto il pit, anzi, ‘il pozzo’, visto che ‘Terapia d’Urto’ esalta la nostra lingua.

Chiude ‘Erta Salita’, una metafora di quella che è la vita paragonandola ad una corsa in bicicletta, un bel torrente di lava che esce dai solchi e non si ferma.

Concludendo un bel lavoro per chi è un veterano all’esordio. Genuino, senza tante questioni, musica dura e basta, così come deve essere senza fronzoli od orpelli.

Speriamo in un secondo album perché ci vuole. Per ora il giudizio è pienamente positivo.   

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