Recensione: Terra Incognita

Di Simo Narancia - 19 Febbraio 2007 - 0:00
Terra Incognita

Dopo quasi dieci anni d’attività e soprattutto dopo il contratto siglato con l’importante etichetta Magna Carta, per la quale l’anno scorso è stato rilasciato il disco “Psychogeist”, gli ungheresi Age of Nemesis aggiungono un altro tassello alla loro carriera: ripubblicano in inglese Terra Incognita, concept album datato 2002. E’ evidente che i ragazzi reputino questo disco un valido esempio della loro proposta, tuttavia questa scelta particolare in parte ci penalizza nel dare un giudizio completo sul valore della band, visto che fotografa uno stadio evolutivo ormai passato.

La proposta della band è facilmente inquadrabile in quel filone di metal progressive reso fiorente ormai diversi anni fa dai Dream Theater, soprattutto quelli dei primi dischi (“Awake” in particolare) con speciale riferimento ai quei brani più articolati e “tortuosi” nell’andamento. Ed è proprio questo l’unico punto debole attribuibile al sound degli Age of Nemesis, perché ormai certi fraseggi di chitarra, certi suoni di tastiere e certe soluzioni tendenti a creare muri sonori pesanti e intricati, non rappresentano più né una novità né un’attrattiva sufficiente a destare l’interesse dell’ascoltatore. L’esempio più lampante è dato dallo strumentale Inferno e dal seguente Someone Must Take the Blame, ma anche l’iniziale Tree of Life mostra fin da subito questa tendenza. Brani che non sono brutti in senso assoluto, ma che poco hanno da aggiungere a quanto già detto, e meglio, dai capostipiti del genere. Tuttavia, fortunatamente, la band ungherese affonda le sue radici anche nel progressive rock degli anni settanta e così a rendere interessante l’album ci pensano le grandi melodie e i bei cambi di atmosfera sparsi qua e là tra le varie canzoni. Quasi impossibile, ad esempio, rimanere indifferenti dal malinconico tema portante della conclusiva Plummeting Into Eternity, raffinata e lunga semi-ballad di ampio respiro. Altri passaggi di buon livello si trovano nella veloce e melodica Another Existence, in Forgive Me My Foolish Crime, vicina in alcuni frangenti ai nostrani Arachnes e dotata di belle accelerazioni e ritornello vincente, o in Inner Fire, brano dove tra un richiamo a Steve Vai, un riff thrash e qualche passaggio più acustico ed onirico, si dimostra che “struttura complessa” può anche fare anche rima con “immediatezza”.

In attesa di sviluppi futuri, possiamo dire che gli Age of Nemesis sono promossi ma con debito formativo: dovrebbero impegnarsi un po’ di più per tirare fuori una personalità maggiore ed essere meno attaccati a dei cliché ormai ampiamente sviluppati. In fondo il motore della musica progressive non è proprio la continua ricerca di qualcosa di nuovo?

Simo Narancia

Line Up:

Zoltan Kiss: voce
Zoltan Fabian: chitarre
Gyorgy Nagy: tastiere
Csaba Berczelly: basso e chitarre acustiche
Laszlo Nagy: batteria

Tracklist:

1. Tree Of Life
2. Meeting With The Unbelivable
3. Land Of Lights
4. The Secret
5. Another existence
6. Inner Fire
7. Inferno
8. Someone Must Take The Blame
9. Forgive Me My Foolish crime
10. Why?
11. Bleeding Moon
12. Plummeting Into Eternity