Recensione: The Avarice Of Man

Di Daniele D'Adamo - 5 Settembre 2010 - 0:00
The Avarice Of Man
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Genere:
Anno: 2010
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75

Ormai ai limiti della scena da noi trattata, la Roadrunner Records è riuscita a scovare, stavolta, un gruppo dalla lontana Australia che, senza mezzi termini, fa della brutalità parossistica la propria filosofia metallica.

Si tratta dei The Red Shore, act di Geelong formatosi nel 2005 e già autore di due demo (“The Beloved Prosecutors”, 2005; “Pre-production”, 2006), un EP (“Salvaging Whats Left”, 2006) e due full-length (“Unconsecrated”, 2008; “Lost Verses”, 2009). E, ora, di “The Avarice Of Man”, terzo album di lunga durata realizzato in studio.

Il primo accostamento stilistico che si possa azzardare è riferibile al deathcore, ipotizzato anche dal moniker che, ormai canonicamente, i gruppi dediti ai generi *-core spezzano in due/tre monconi. Invece, iniziando ad addentare “The Avarice Of Man” dall’antipasto – “The Seed Of Annihilation” – ci si rende subito conto di avere a che fare con un platter di moderno death metal, spinto all’inverosimile nella direzione del sottogenere più virtuosistico, cioè il technical.

Un suono dai complicati connotati, quindi, tirato al massimo dei BPM dai continui blast-beats di Tim Shearman nel repertorio del quale, pare, non facciano parte né gli up-tempo, né i mid-tempo e, tantomeno, i down-tempo. Solo e soltanto (a parte rari episodi come in “Reduced To Ruin” o in “Inflict De-Creation”) pattern sparati alla velocità della luce, inframmezzati da fulminei passaggi eseguiti giusto per tirare un po’ il fiato. Malgrado questa caratteristica, il sound del quintetto non si sfilaccia. Merito, principalmente, del lavoro di Jon Green che, con il suo basso, evita di arzigogolare le proprie partiture, preferendo un approccio basato sulla potenza e sulla profondità delle frequenze. Incollando tenacemente gli accordi delle chitarre e le sfuriate del drumming addentrandosi, anche, nei bassifondi dello spettro sonoro con bordate sub-soniche che aumentano la sensazione di oppressione dovuta alla violenza dei registri.

Il disco dura quasi un’ora. Un’ora in cui, a volte, si entra più volte in una specie di trance da stordimento. Canzoni come “The Relapse Of Humanity”, “All Too Human” e la title-track sono terrificanti martellate sui denti, teoricamente indigeste, praticamente … ascoltabili con «piacere». A parere di chi vi scrive, questo fatto dimostra la bontà del groove dell’ensemble, capace di coniugare due attributi antitetici come l’acme della violenza musicale e la «facile» fruibilità della proposta. E, pertanto, una più che buona capacità compositiva; che consente al combo della Victoria di mettere a fuoco con precisione il proprio stile e di costruire le canzoni con un’encomiabile omogeneità. Certo, la mancanza pressoché assoluta di melodia, intesa nell’accezione più vera del termine, indurisce l’anima del CD facendola apparire di titanio. Anzi, le frequenti dissonanze cesellate dalle due asce di Jason Leombruni e di Roman Koester spingono quanto più sia possibile il pedale dell’accelerazione al fine di ottenere il massimo risultato per quanto riguarda una «non-accattivante» sensazione di freddezza che, per scelta, è alla base del mood dell’opera. Completa la corsa verso la totale disarmonia Chase Butler, autore di un growling «da lavandino» disarmante per monotonia e gelida spersonalizzazione. È il genere che esige ciò, e di tale approccio bisogna prenderne atto rimandando il giudizio a quanto percepito dal gusto di chi ascolta.

Difficile trovare un punto debole nei The Red Shore che, in pratica, non sbagliano nulla. Dalla stratosferica preparazione tecnica, passando per la consistente abilità compositiva e terminando nell’irreprensibile fase di registrazione non ci sono cadute di stile né di professionalità.
Come nel caso del vocalist, anche la resa globale risente marcatamente della sensibilità percettiva degli utenti finali.
A voi, quindi, il definitivo giudizio artistico su “The Red Shore”!  

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Creation 0:56    
2. The Seed Of Annihilation 4:12    
3. All Too Human 4:11    
4. The Approaching Tempest 5:16    
5. The Avarice Of Man 5:54    
6. Of First And Last Thing 4:55    
7. Armies Of Damnation 4:42    
8. Inflict De-Creation 4:54    
9. The Union… 1:13    
10. …And It’s Own 5:48    
11. Awakening 5:29    
12. Reduced To Ruin 4:28    
13. The Relapse Of Humanity 5:03    

Line-up:
Chase Butler – Vocals
Jason Leombruni – Guitar
Roman Koester – Guitar
Jon Green – Bass
Tim Shearman – Drums

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