Recensione: The Ballads IV

Di Stefano Ricetti - 28 Ottobre 2011 - 0:00
The Ballads IV
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Anno: 2011
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60

E quattro! Poker di compilation a base di ballad per l’axeman tedesco Axel Rudi Pell e la sua band in questa seconda parte del 2011. Il terzo capitolo della saga iniziata nel 1993 con il Volume Uno vede la luce nel 2004 e da allora il combo capitanato dall’ex Steeler aggiunge altri tasselli discografici alla propria lunga carriera. Nell’ordine Mystica (2006), Diamonds Unlocked (2007), Tales of the Crown (2008) e The Crest (2010). Il best of di questi quattro costituisce la spina dorsale di The Ballads IV.

A tirare l’ora e un quarto scarsa di ascolto una vendemmiata di cover, tratte dal disco del 2007 ma anche nuove di zecca, tanto da arrivare a quota cinque/tredicesimi. Come da tradizione, per solleticare il minimo sindacale di interesse da parte dei fan per questo tipo di operazioni a mo’ di raccolta, un bell’inedito come opener, nella fattispecie intitolato Where The Wild Waters Flow e due nuovi rifacimenti dai nomi altisonanti appena dopo (Holy Diver e Hallelujah).

Il pezzo in apertura conferma, se mai ce ne fosse ancora bisogno dopo più di una dozzina di album il trademark unico della premiata ditta Pell, Gioeli & Co. con quest’ultimo in veste Eroe dei due mondi nell’interpretare al meglio siffatti tormentoni da Rock Arena. Miele e acciaio della Ruhr, la solita e sempre vincente ricetta dei Nostri a base di chitarroni aperti, lunghi e implacabili con assolo Docg centrale incorporato. Note dolenti, viceversa, all’interno della slow cover di Holy Diver di Ronnie James Dio. Per carità, l’interpretazione è da urlo, al solito, ma è proprio il pezzo in sé che stenta a reggersi in piedi in codesta versione smidollata. Il rammarico risiede nel fatto che sicuramente la Axel Rudi Pell Band avrebbe potuto rendere molto di più se alla prese con un arrangiamento diverso ma soprattutto vitaminico. Poi de gustibus, ci mancherebbe.  

Hallelujah di Leonard Cohen si fa notare più per il bell’inserto sui cori di un gruppo di voci bianche che per altro, incanalandosi negli standard del gruppo a tutti gli effetti sulla scia di quella famosa realizzata nel 1994 da parte di Jeff Buckley.

Il resto dei brani appartiene alla folta schiera del già edito, come da prassi in caso di compilation e quindi nulla aggiunge a quanto già non si sappia. Brividi garantiti dalla splendida Northern Lights, qualche smorfia in occasione di certe soluzioni adottate nel caso di cover pericolose e chiusura affidata alle sapienti intense note della lunga The Curse Of The Damned.

The Ballads IV si incastona appieno nel filone delle raccolte strappamutande del biondo axeman che da poco ha passato i cinquanta con i pregi di sempre e i difetti del caso, né più né meno.

Stefano “Steven Rich” Ricetti
 

 

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Tracklist:
1.     Where The Wild Waters Flow (new song)     
2.     Holy Diver (new song)          
3.     Hallelujah (new song)          
4.     Northern Lights          
5.     Noblesse Oblige (Opus #5 Adagio Contabile)     
6.     Love Gun          
7.     Glory Night          
8.     In The Air Tonight          
9.     Touching My Soul          
10.     Like A Child Again      
11.     No Chance To Live     
12.     Haunted Castle Serenade (Opus #4 Grazioso E Agresso)      
13.     The Curse Of The Damned            

Line-up:
Axel Rudi Pell – chitarra
Johnny Gioeli – voce
Volker Krawczak – basso
Mike Terrana -batteria
Ferdy Doernberg – tastiere

 

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