Recensione: First Bite

Di Fabio Vellata - 13 Maggio 2022 - 8:00
First Bite
Band: The Big Deal
Etichetta: Frontiers Music
Genere: Hard Rock  Power 
Anno: 2022
Nazione:
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76

Melodic rock dalla Serbia.
Provenienza indubbiamente insolita per i The Big Deal, band dai suoni parecchio affini al nord Europa ed alle radici anglosassoni. Un aspetto che tuttavia non stupisce più di tanto, al di la del fascino geograficamente “esotico”: il rock è un linguaggio universale che sa disseminare talenti ovunque.

Se n’è accorto anche il solito, impareggiabile, Alessandro Del Vecchio, pigmalione del gruppo di Belgrado che dopo averne saggiato la consistenza si è fatto promotore della band presso Frontiers. L’offerta era piuttosto notevole, il look accattivante, la possibilità di ottenere un buon riscontro, concreta. Facile arrivare ad un accordo per garantire al quartetto – nel frattempo, proprio con Del Vecchio al basso, divenuto quintetto – un deal con la label partenopea. Forse, proprio quel “Big Deal” che Srdjan Brankovic, leader e chitarrista, sognava da tempo tanto da farne il nome del suo progetto musicale.

Influenzati in ugual misura dagli anni ottanta e dalle nuove band nord europee female fronted, i The Big Deal non brillano per originalità. Ma sono al contempo piuttosto divertenti.
Il loro è un costante richiamo all’epoca che è stata di eroine del rock al femminile, come Lita Ford e Lee Aaron, con le Vixen in cima a tutto.
Merito essenziale della cantante e tastierista Nevena Brankovic e della sua collega, l’altra frontwoman, Ana Nikolic; l’approccio melodico dei brani, unito al cantato tutto al femminile, amplifica la sensazione di ripercorrere strade frequentate qualche decennio fa.
Media l’effetto vintage, il taglio un po’ più contemporaneo che emerge di quando in quando entro i confini di un songwriting che ammicca pure al power sinfonico più “leggerino”. La sensazione è che Srdjan Brankovic, artefice e compositore di quasi tutti i pezzi, abbia volutamente cercato una via di mezzo che potesse risultare accattivante in modo trasversale.
Piacere cioè, ai meno giovani e nostalgici dei Big Eighties e, contemporaneamente, catturare anche un uditorio più fresco, attratto dalle nuove band sympho-power con voci femminili.

Appartenendo alla prima categoria, la preferenza tocca riservarla a brani come “Rebel Lady” (potrebbero averla scritta davvero le Vixen), “Fallen” e “Sensational”, in cui la melodia aperta e solare spadroneggia. Non male comunque anche le robuste “Top Heaven” e “Never Say Never“, in cui emerge un’insospettabile e ruvida anima heavy. Insieme a “Bad Times, Good Times” e “In The Dead of the Night”, tracce che completano la rappresentazione dell’essenza duplice dei The Big Deal e del loro debutto “First Bite“.

Un ascolto di questa prima opera del quintetto (italo) serbo non è per nulla tempo sprecato.
Come se gli Xandria si fossero mescolati con le già citate Vixen o le Phantom Blue: un effetto peculiare che conserva un fascino retrò ma nemmeno puzza di ammuffito.
E alla fine, anche senza volare in cima al mondo, non spiace affatto.

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