Recensione: The Carnival

Di Francesco Sgrò - 20 Luglio 2013 - 0:01
The Carnival
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2013
Nazione:
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68

L’inizio dell’estate è scandito dall’uscita del secondo capitolo discografico dei Collateral Damage, band che realizza sotto l’ala di Spider Rock Promotion questo “The Carnival“, seconda release in carriera.
Nonostante il quintetto nostrano sia ancora agli esordi, la nuova opera può contare sul prezioso contributo dell’illustre Frank Andiver, in passato storico batterista / tastierista dei connazionali Labyrinth, qui addetto alla produzione del disco.
A rendere ancora più interessante il secondo lavoro del combo italiano è inoltre la presenza dei tecnici del suono Jamal Ruhe e Sean Hansen (noti per aver lavorato con band quali Death e Control Denied) coppia che, in questa sede, ha curato il missaggio.
Ci permettiamo tuttavia di rilevare come, proprio in termini di potenza, “The Carnival” avrebbe forse potuto offrire qualcosa in più.

È la melodica title track ad aprire l’album: la traccia è caratterizzata da un piacevole alone di teatralità che sembra vagamente ricordare l’atmosfera respirata nella celebre “Psycho Circus“ dei Kiss. Il brano pur buono, non riesce però ad entusiasmare eccessivamente; nonostante un ritornello discretamente vincente, infatti, la melodia risulta povera della giusta potenza ed aggressività.
A riscattere il mezzo passo falso iniziale è la più convincente “Drag Me To Hell“, episodio in cui il gruppo dimostra tutta la propria passione per l’Heavy Rock degli anni ’80, a conti fatti protagonista principale di questo secondo capitolo.
Come già precisato in apertura, il lavoro soffre di una produzione pulita ma decisamente morbida, incapace di donare la giusta dose di cattiveria alle varie tracce del platter. Buona dimostrazione è la comunque piacevole “Billion Dollar Jail“, pezzo che nonostante un buon chorus non riesce a graffiare, deludendo in parte le aspettative.

Decisamente migliore risulta essere la sognante “Seven 00“, sublime ballad elettro acustica che pare tanto ricordare lo stile di icone immortali come Guns ‘N’ Roses, Poison ed in parte Pink Floyd, per un risultato complessivo davvero notevole.
La diretta “Touch The Fire“ continua, questa volta con successo, l’opera dei Collateral Damage: la band tenta d’ispessire il proprio sound senza porre in ombra la componente melodica, ben sottolineata dal refrain orecchiabile.
La malinconica e rabbiosa “Mad Avenue“ pare finalmente offuscare i momenti meno riusciti di questo album, sfoggiando una serie di riff devastanti e feroci che fanno da preludio ad un intermezzo elettro acustico di grande livello.

Con la potente “Shot To The Fog“ i nostri restano ancorati ad un Heavy / Speed d’assalto, siglando un altro episodio interessante di “The Carnival“, disco che trova la sua conclusione nel buon trittico finale, composto dalla breve ed atmosferica “Vision“, arrivata a cullare l’ascoltatore prima dell’alcolica “One Way To Nirvana“ (torna prepotentemente ad emergere l’anima di Guns e Poison) mentre a chiudere definitivamente l’album ecco la rasoiata di “If The World“, pezzo che permette al disco di uscire di scena vittorioso, nonostante alcune lacune sepolte nelle pieghe di un album complessivamente gradevole.

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