Recensione: The Cathartic Anointing of Heterodoxy in Resilience (A Black Metal Rhapsody)

Di Gianluca Fontanesi - 9 Luglio 2022 - 15:23
The Cathartic Anointing of Heterodoxy in Resilience (a Black Metal Rhapsody)
80

Hanormale è una creatura artistica tutta italiana che giunge al quarto album continuando ad essere sorprendentemente sconosciuta a molti amanti della musica estrema. Il monolite artistico di Arcanus Incubus e compagnia pubblica ormai da ben 12 anni e vanta nella discografia un capolavoro di nome 天照大御神, che vi consigliamo caldamente di recuperare. Il bello di questo progetto è che non sai mai dove andrà a parare nell’uscita successiva, e anche questo The Cathartic Anointing of Heterodoxy in Resilience (A Black Metal Rhapsody) non fa eccezione, prendendo strade e adottando soluzioni diverse rispetto al precedente Reborn in Butterfly.

Sono otto i brani proposti in questa sede, più la divertentissima cover di Bohemian Rhapsody, qui offerta in chiave black metal, e una bonus track inserita nel disco “alla vecchia maniera”. La carne a fuoco è come sempre tantissima e richiede parecchio tempo per essere metabolizzata a dovere. Hanormale è un progetto che non regala nulla e che necessita impegno anche da parte dell’ascoltatore; approcciarsi in maniera disinteressata a questa creatura sarebbe inservibile, come sarebbe fuori luogo ascoltarne un brano a caso per tastare il territorio. Troppe influenze, troppi cambi di stile; siamo di fronte a dischi fatti come una volta: serve un ascolto completo per averne una visione globale, e forse è meglio così.

“Pensate davvero che parteggiare per qualcun altro che non siate voi stessi vi renda liberi? O piuttosto sperate che vi renda accettabili? Nulla di tutto questo, vi renderà solo noiosi”.

Il recitato fa da sempre parte di Hanormale, e anche in quest’opera se ne fa sfoggio chiamando in causa persino Giacomo Leopardi nel brano Solipsism Nyctophilia. L’inizio però è affidato a Homo Homini Deus / Porcus: un brano che passa in un amen dal black metal anni ’90 alla fusion con tanto di sax e altre amenità. The Salaryman (With a Metal Drill Penis) rincara poi la dose rivelandosi alla lunga il brano migliore del lotto. Inizia in maniera onirica e sognante, con un cantato in clean che cambia totalmente le carte in tavola; di colpo poi il tutto si brutalizza, sale e scende, si passa dalla musica da camera a far scendere Lucifero in persona. Si arriva poi alla calma più totale e a venature prog d’altri tempi; finale poi pazzesco dove si cita 天照大御神: un blast beat continuo dove si rincorrono i temi e la conclusione ha un che di sciamanico. Benvenuti nel mondo di Hanormale.

I primi due minuti di Solipsism Nyctophilia sono al limite del mal di testa: un ambient violentissimo che mette a dura prova i timpani dell’ascoltatore. Cosa sicuramente voluta, perché poi il recitato di  Leopardi ad opera di Lucia Amelia Emmanueli pare arrivare da un altro pianeta. Tanta, tanta roba.

Meal of Jusice (Revenge of the Old Dying Horse) torna su coordinate black più canoniche e si rivela ben presto un ottimo brano, il più classico del lotto, necessario e con molte frecce al suo arco, su tutto le trame di chitarra e tastiera. Mamedanuki riprende in mano le clean e torna su lidi avantgarde, riportando il sax al totale protagonismo; Kioku no Rekka, Sonzai no Owari è invece un brano strumentale e sinfonico, che fa da giusto ponte alla cover dei Queen in conclusione. Probabilmente in questi ultimi brani un leggero calo di tensione è percettibile, ma sono dettagli, la qualità del quarto album targato Hanormale è comunque molto alta e merita di essere scoperta.

The Cathartic Anointing of Heterodoxy in Resilience (A Black Metal Rhapsody) è un album per tutti? No. E’ oggettivamente bello? Sì. Nulla da eccepire. Bisogna però avere pazienza e scendere al compromesso di non avere compromessi; questo progetto musicale è aperto a tutto e non si fa problemi ad ammetterlo, come i tedeschi Maladie e i loro album tutti diversi, il filone è questo. Hanormale è un progetto tutto italiano formato da gente che ancora si diverte a produrre arte, senza troppi proclami, e speriamo che possa in futuro raccogliere un po’ di quello che nel corso di questi anni ha seminato. Se vi piace l’avantgarde, i vecchi Arcturus e credete che il metal estremo debba anche (e finalmente) esplorare i linguaggi, date assolutamente un ascolto a questo disco e a quelli precedenti. In caso contrario, non sapete cosa vi state perdendo!

 

 

 

 

 

 

 

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