Recensione: The Jumping Clown
Dietro al monicker Noize Machine, attivo dal 2007, vi sono alcuni personaggi di comprovata esperienza all’interno del panorama hard’h’heavy, a partire da quel Dario Mollo che con i Suoi Crossbones debuttò all’interno della Nwoihm forte di collaborazioni internazionali – il tastierista Don Airey, già con Ozzy Osbourne e Rainbow – e che poi continuò il proprio cammino artistico insieme con Voodoo Hill, Glenn Hughes, Graham Bonnet e Tony Martin. Gli altri illustri pard del chitarrista italiano rispondono ai nomi di Roberto Gualdi (batterista che vanta innumerevoli collaborazioni, tra le quali spicca quella con la Pfm), Guido Block, bassista (Electric Zoo, Graham Bonnet) e Mitzi, ugola dei Diumvana di Steve Tessarin e Lio Mascheroni.
Cosa può fuoriuscire dal “Clash of the Titans” fra quattro musicisti armati di cotanta passione, tecnica e militanza? Le alternative sono due. L’ennesimo album autocelebrativo dove ognuno dei componenti si ritaglia alcuni brani su misura e fornisce l’ulteriore testimonianza di quanto ci sappia fare, ammorbidendo i suoni in virtù di una maturità raggiunta che si discosta per forza di cose dai fuochi artificiali dei primi anni oppure la creazione di un qualcosa di nuovo, dove la voglia di stupire e di stupirsi travalica gli stereotipi figli di facili etichettature.
Ebbene, i Nostri hanno deciso di rimettersi i gioco, a partire dalla foto del retrocopertina, estremamente gioviale e ironica, che mostra quattro personaggi ormai non più ragazzini intenti a fare le boccacce con tanto di tricorni a profusione.
Questo viaggio affascinante, prodigo di libertà d’azione e d’intenti ma proprio per questo foriero di insidie e trabocchetti, inizia con la sorprendente Ready To Fight, un episodio di Hard Rock multicolore dotato della furia e dei suoni moderni di una band di debuttanti. Il cammino prosegue fra pezzi di facile airplay – Higher And Higher, So Far Away – brani dalla forte caratterizzazione chitarristica – I Like It, The Jumping Clown (irresistibile nel bridge), The Count – e momenti intimistici – Turn The Stone, Go Away -. Fuori dal coro la tribale Who Are You e la straclassica, fortemente settantiana, U. Menzione a sé merita la suadente See What is Better, posta in chiusura: probabilmente la tipica canzone che molti si sarebbero aspettati dai “quei quattro” messi insieme.
All’interno delle undici tracce convivono, oltre a impennate moderniste, influenze a la Queensryche, Van Halen, Faith No More, Blue Murder, Girlschool, LA Guns, Whitesnake, Deep Purple e Dokken senza per forza fare a pugni fra di loro.
The Jumping Clown è un disco camaleontico e intrigante, molto spesso spiazzante ma estremamente coraggioso e contro corrente, che rifugge il “sicuro” per l’incerto, figlio di quattro musicisti dalla classe cristallina che si consegnano ignudi al giudizio dei fan per essere lapidati o osannati. Ai posteri l’ardua sentenza.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Tracklist:
01. Ready To Fight
02. Higher And Higher
03. I Like It
04. The Jumping Clown
05. Turn The Stone
06. So Far Away
07. The Count
08. Go Away
09. Who Are You
10. U
11. See What Is Better
Line up:
Dario Mollo – guitars
Roberto Gualdi – drums
Guido Block – bass
Mitzi – vocals