Recensione: The Natives Are Restless

Di LeatherKnight - 31 Ottobre 2002 - 0:00
The Natives Are Restless
Band: Hawaii
Etichetta:
Genere:
Anno: 1985
Nazione:
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77

Nella prima metà degli anni 80, il signor Marty Friedman passava parte del suo tempo a fare magie con il suo strumento nello stato della California, collezionando esperienze in diverse bands locali. Lontani erano ancora i tempi in cui avrebbe raggiunto fama mondiale, denunciando a suon di killer riffs la falsità della società moderna ed il pericolo nucleare con i MegadetH. Troppe vicini, invece erano i tramonti sull’oceano, le spiagge piene di ragazze in bikini e la spensieratezza evocata da questi luoghi ameni.

Possiamo ben immaginare che lo stile degli Hawaii (come molti delle attività musicali, passate e presenti, del buon Marty) non aderisca perfettamente al personalissimo Thrash, geniale ed ultratecnico, della sua band obiettivamente più importante. Ciò non toglierebbe nulla agli Hawaii, caso mai conferisce loro una particolarità in più.
Questo complesso non è, all’apparenza, troppo dissimile dalla sterminata serie di gruppi statunitensi del periodo: propongono una divertente commistione di energia hard rock con passaggi ritmici puramente classic metal, sparandoci qualche mazzata Power Metal oriented, sempre traboccante melodia e classe. A differenza di tutte le altre bands del mondo, però, gli Hawaii avevano un trademark unico: le dieci dita di Marty Friedman, non so se ci siamo spiegati..

Quando questi personaggi sono agli inizi e suonano in gruppi che non portano come monicker il loro cognome, è sempre un piacere prestare attenzione ai loro dischi e notare come il tecnicismo chitarristico (in questi casi mai straripante, mai fine a se stesso) faccia fuochi d’artificio con il genuino feeling di quella che altrimenti sarebbe stata una delle tante formazioni canoniche della scena a stelle e strisce.

Nel nostro caso, “The Native Are Restless” è una perfetta sintesi di quanto già sufficientemente detto. Logicamente il nostro amato chitarrista non si fa mica accompagnare dai primi arrivati: tutto il resto della band è composta da musicisti assai preparati, per i quali sinceramente si nutre un po’ di rammarico vedendo che non abbiano continuato a registrare, una volta che “l’esperienza Hawaii” giunse al termine. Una particolarità di questo disco è che, per la prima ed unica volta negli Hawaii, il sign. Friedman si fece accompagnare da un altro chitarrista (Tom Azevedo); il che è più che altro una curiosità, perchè la vera star rimane lui chiaramente.

Tutto in questo disco è dannatamente ironico: a partire dall’accostamento titolo/copertina (troppo luridamente divertente!! Spettacolo!!), al breve inserimento folkloristico-hawaiano in apertura di disco (ferocemente castigata subito dalla killer opener), per arrivare poi ai testi (immaginate che possono ispirare le Hawaii…”Vicious Power Hungry Bitch”..ahaha!). Il tutto si regge appunto su quella ferrea struttura di ‘American Metal’ muscoloso, sanguigno e dannatamente trascinante che fece scintille in quegli anni.

Ai travolgenti attacchi molto Power Metal-like (“Call of the Wild” su tutti), si accostano brani studiati a posta per far uscire pazzi i fans in concerto (“Proud to be Loud” o il metal-anthem “Turn It Louder” scatenerebbero un’incontenibile euforia tra i metal kids sotto qualsiasi palco)  ed anche passaggi da antologia dell’US Metal di classe: la già citata “V.P.H.B.”, “Dynamite” e “Lies”. L’intero disco risulta quindi molto divertente e piacevole da ascoltare e riascoltare. “The Native Are Restless”, se volete, è una specie di specchio che riflette lo stile e l’atmosfera dell’HM californiano dell’84-85.

Uno spazio tutto suo merita la strumentale “Omichan No Uta”, dove Friedman ci fa suggestivamente rivivere la conturbante bellezza di un paesaggio Hawaiano tramite le prodigiose acrobazie che le sue manine eseguono su quelle luccicanti corde. Spet-ta-co-lo.

L’album non è eccessivamente raro; nel corso degli anni furono stampate ben sette edizioni diverse (alcune recanti copertine differenti). Soprattutto in vinile non dovrebbe essere difficile reperirne una copia.

Leopoldo “LeatherKnight” Puzielli

1) Call of the Wild
2) Turn it Louder
3) V.P.H.B.
4) Beg for Mercy
5) Unfinished Business
6) Proud to be Loud
7) Lies
8) Omichan No Uta
9) Dynamite

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