Recensione: The Noble Art of Wasting Time

Di Enzo - 11 Ottobre 2006 - 0:00
The Noble Art of Wasting Time
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Anno: 2006
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78

Ci eravamo occupati dei Monkey Business qualche anno addietro, lasciando i ragazzi casertani con alle spalle un ottimo demo autoprodotto, li ritroviamo sotto contratto di una promettentissima ed eccellente label tutta italiana, la Power Zone Records (già nota per aver rilasciato l’ottimo Dinosaurus – PowerProject). Il disco in questione è grande debitore di un certo modo di intendere l’Hard Rock che era proprio di band come Skid Row o Guns’n Roses e compagnia. Sia ben chiaro, non ho mai prediletto questi lidi “street metal”, ben lontani dalla mia passione prettamente Class Metal/AOR, ma è innegabile che, in passato, ho ascoltato molto questa musica tanto da aver avuto il classico periodo “street”. I Monkey Business fanno in modo a dir poco ottimo il loro lavoro andando così a partorire un disco che farà felici in tutto e per tutto gli amanti di queste sonorità.
C’è tutto: potenza, perizia tecnica, un singer estremamente versatile, brani dal grandissimo feeling ed una tecnica strumentale a livelli davvero distinti. L’hard sontuoso e galoppante di Wake Up And Rock, addirittura con quei rimandi, lontani rimandi (eppur tanto basta per rendere il tutto mitico) dei Great White più “Zeppeliniani” (ad arricchire il tutto troviamo quelle costruzioni melodiche scandite da quei grandi refrain intenti a suscitare assopite memorie musicali). Ed ancora, l’incedere impulsivo di Time Out Of Jouint e I Smell The Perfume cadenzata, ponderata la prima, lenta, nostalgica quasi solenne la seconda, in contrasto netto con il blues One of A Kind, spumeggiante ed irruento. Ancora attimi di ottima classe con l’anthemica Waitin By The Crossroar, autentica hit del disco, dove l’incedere diventa più classy, strizzando l’occhio a quelle tipiche sonorità melodic Hard Rock di stampo USA mentre la voce del singer si sposta su coordinate più corpose, andando a ricordare quasi, per certi versi, il mitico Kiss sound di Hot In The Shade. La band ha classe (e gusto) da vendere e lo dimostra con la cover del classico AOR che viene a titolo di Separate Ways (di chi? Ma che scherziamo?), reinterpretata eccellentemente dal gruppo che ne lascia inalterato sia il tecnologico feeling sia quella carica di magica passione musicale tipica di questi dischi senza tempo. Il full-lenght è chiuso dall’affascinante rock di Every Now And Then, preciso componimento dai travolgenti quanto spettacolari refrain all’insegna del più puro coinvolgimento sonoro.

In conclusione i Monkey Business hanno sfornato un disco eccellente per gli amanti di queste sonorità. Se, in un prossimo futuro, la proposta della band casertana si muoverà verso le coordinate stilistiche maggiormente orientate verso un classico melodic Hard Rock non dubito che potremo avere tra le mani un gruppo capace di dire la propria anche in questo difficilissimo settore musicale.
Vincenzo Ferrara.

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