Recensione: The Pleasure in Suffering
Secondo disco per i Putrid Pile di Shaun LaCanne, il solo
membro effettivo della band del Wisconsin, unico compositore e strumentista del
progetto a cui si devono le parti di chitarra, basso, voce e programmazione
della batteria. Una one man band micidiale che ritorna sul mercato a due anni di
distanza dal debutto Collection of Butchery, con questo splendido
The Pleasure in Suffering, una mazzata in piena regola che conferma i
Putrid Pile come uno dei gruppi più interessanti dell’intera scena brutal.
Se devo essere sincero, qualche tempo fa non avrei immaginato di poter
parlare in modo così caloroso di questo disco, che si è rivelato
progressivamente uno dei lavori più malati che abbia ascoltato ultimamente. Un
brutal d’impatto che gioca su riff di “ampio respiro”, senza cercare la velocità
a tutti i costi, preferendo partiture di chitarre dal groove a tratti
incontenibile, giocando su passaggi slam uno più bello dell’altro, e colpendo
ininterrottamente e senza pietà sulle orecchie degli ascoltatori. Un riffing di
chiara scuola Cannibal Corpse, che si manifesta in tutta la sua bontà
dopo diversi passaggi, ben equilibrato tra stacchi maggiormente tirati e
frangenti in cui è l’headbanging a fare da padrone, dotati di un mood e di un
impatto semplicemente irresistibile.
LaCanne si è dimostrato davvero abile nel comporre brani molto
semplici, tanto che ad un primo ascolto potrebbero sembrare tutti troppo simili,
in cui assumono un’importanza fondamentale le micidiali variazioni delle ritmiche,
lineari e molto pulite, incredibilmente coese alle vocals fognate ultragutturali
(e in scream, ottime tra l’altro) in cui il nostro Shaun si prodiga per
l’intera durata del disco, il tutto sorretto da una batteria programmata quasi
allo stato dell’arte per il genere proposto, e a cui ci si abitua molto presto,
con patterns sufficientemente vari e suoni molto vicini alla realtà, sicuramente
meglio di quanto fatto dall’altro grande tuttofare brutal Shawn Whitaker.
C’è poco da dire, The Pleasure in Suffering è un lavoro
pesantissimo, volutamente mastodontico e ostico che va ascoltato con lo spirito
giusto, senza badare troppo alla sostanza dei brani, ma lasciandosi trasportare
dalla compattezza della musica.
Nessuna traccia in particolare da segnalare -anche se l’opener My Inner
Demon e la conclusiva Food For The Maggots sono dei piccoli
capolavori-, un macello sonoro dall’inizio alla fine, che riuscirebbe a far
scatenare in headbanging furiosi anche l’ascoltatore più pacato. Un lavoro solo
per affezionatissimi, che potrà sicuramente essere oggetto di critiche anche da
parte di alcuni appassionati. Per quanto mi riguarda, The Pleasure in
Suffering è un lavoro riuscito sotto tutti punti di vista, che merita
assolutamente di essere ascoltato.
Stefano Risso
Tracklist: