Recensione: The Poisonous Path

Di Giuseppe Casafina - 5 Giugno 2016 - 14:46
The Poisonous Path
Band: Behexen
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2016
Nazione:
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85

A dimostrazione di come anche il mondo del metal odierno sempre più iper-contaminato abbia bisogno di esperti classicisti, ecco l’ennesima prova.

I Behexen tornando nel 2016 con il nuovo “The Poisonous Path” ma l’anno ha ben poca importanza, dato che potrebbe anche essere il 1993 e dintorni, tanto il materiale qui presente risulta ancorato alla materia grezza e primordiale nel metallo nero: scordatevi qualsiasi innovazione di sorta, i Behexen sono tutt’oggi un’entità devota al Black Metal più classico ed efficace che ci sia, contornato da sentita adorazione luciferina ed inquietanti, meschini rumori, come da tradizione.

Un disco che, sebbene di estrazione recente, fa ancora paura per gli intenti primali che ne animano lo spiriito e, mentre echi e riverberi furoreggiano ovunque per dar sfogo all’eccezionale lavoro di chitarre e soprattutto alla caprina voce del singer Torog, vera anima nera alla guida di questo squadrone di indemoniati della vecchia scuola sin dall’acclamatissimo esordio “Rituale Satanum”, risalente ormai all’arcano 2000, il contenuto musicale di questa Opera Nera ribolle come lava nell’animo del più fervido credente di quei territori musicali dove il buio e la triste ma fiera desolazione anticristiana regnano sovrani.

Contornato da una confezione in digipak davvero lussuosa, con tanto di libretto dei testi saldato direttamente su uno dei lati di apertura della confezione (cosa mai vista prima, almeno per il sottoscritto) e una cd cover nera come pece degli inferi, il disco sin dai primi attimi ci fa intuire di non essere un parto casuale, uno di quei tanti dischi messi così a caso nel pentolone sempre più saturo del mercato estremo: siamo al cospetto di un disco con un senso compiuto, lontano dal tempo, che cerca di attirare a sè la materia anticosmica del tempo che fu per farne proseliti nel presente.

E la macabre danze in Onore del Maligno abbino inizio, che il Nero Proclamatore possa recitare i primi versi dalle Nera Messa e del suo ‘Patto Velenoso’.

 

The witch vessel breathe the poison
The living keys from the garden of night
It rise like a pall from the dragons mouth
Feeding the voidful flesh of the seeker

I primi versi di “The Poisonous Path”

 

La title-track ci apre un mondo dove la luce non ha alcuna speranza di passare oltre i fittissimi rami della sfera del buio più atroce, sfoderando il tipico stile Behexen finora conosicuto senza alcuna variazioni: quindi sfuriate nichiliste alternate a non rari momenti di ‘melodismi’ atmosferici ricolmi di zolfo luciferino, rallentamenti da tenere col fiato sospeso e materia senza forma alcuna, sempre pronta all’attacco in una eterna Crociata Nera avversa alle Forze Della Luce.

Inutile, nel senso più ampio del termine, una analisi track-by-track dato che tutta l’opera é un unico discorso coerente dall’inzio alla fine (tutti brani sono attaccati l’un l’altro) ma bisogna comunque notare che gli highlights (anzi ‘highunlights’) ci sono comunque, con una menzione partciolare per ‘Luminous Darkness’, per via di quel suo rallentamento finale mozzafiato con tanto di assolo forgiato in Onore delle arcigne Forze del Buio, passando per la già citata title-track oppure ‘Chalice of Abyssal Waters’ (brano giò diffuso come anteprima) con il suo mood puzzolente….oppure potrei anche citare ‘The Wand Of Shadows’, per via dei suoi cori sacrali da far accapponare la pelle (provate ad ascoltarle di notte, illuminati solo da della vana luce fioca, brivido garantito).

Ma siamo fuori sentiero, in quanto é tutto il disco a brillare nella sua interezza come una maestosa candela nel buio di una caverna atta a sacrilegi di ogni genere, sino alla lunghezza asfissiante della conclusiva ‘Rakkaudesta Saatanaan’ (brano che risulta un capolavoro a sè stante) che olltre ad essere il più lungo, é anche l’unico pezzo del disco ad essere cantato in lingua madre, definitiva mazzata finale per questo sconsacrante viaggio all’inferno.

Una volta concluso questo cammino nei meandri di cotali paesaggi danteschi a senso unico senza alcuna tappa verso Purgatorio e Paradiso, il terrore sarà ormai parte di voi e rimarrete posseduti dalla marcia ed onorevole magnificenza di questo Capolavoro, tanto da non poterne più fare a meno.

Ciò significa una sola cosa, cioé che l’Angelo Caduto é tornato, Satana é di nuovo tra noi.

I suoi Messaggeri dell’Apocalisse sono qui tra noi per annunciarne il Maestoso Evento: che i seguaci del Metallo Nero si rifugino tra le sue ali ancora ricolme del suo odio arcano per guidarci nelle sanguinosa battaglia contro le Bianche Forze del Paradiso.

 

The dreadful storm of emptiness
The king of void and Death
Whose name bears the power
To destroy the kingdom of God!
  “

da “The Wand of Shadows”

 

Le Forze del Male ci hanno portato a noi codesti fedeli Discepoli per consegnarci il nuovo Capolavoro forgiato nelle fumose fiamme della Devozione più Nera.

Il disco Black Metal dell’anno.

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