Recensione: The Prophecy

Di Luca Trifilio - 21 Novembre 2009 - 0:00
The Prophecy
Band: Defiance
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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50

Si eviterà il solito cappello introduttivo riguardante il fenomeno delle reunion, in quanto argomento già ampiamente dibattuto e noto a praticamente chiunque si interessi di musica. Il fenomeno tuttavia rimane di interesse, in particolar modo se si parla di thrash metal, dal momento che negli ultimi anni il genere sembra vivere una seconda giovinezza, tra il ritorno alle radici di band storiche che avevano perso la bussola, la nascita di molti nuovi gruppi desiderosi di ritagliarsi uno spazio nella nuova scena, ed il tentativo di tornare in pista da parte di gruppi sciolti da 15 anni o più. Questo sta accadendo in particolare con gruppi della cosiddetta seconda ondata del Bay Area thrash, quella per intenderci che vede come alfieri e portabandiera gente del calibro di Testament, Death Angel e Forbidden, arrivata in seguito all’esplosione delle band che hanno scritto la storia del genere. E così, dopo aver recentemente assistito al ritorno dei Whiplash, eccoci pronti ad accogliere i riformati Defiance, in attesa di Heathen e Toxik.

Qualche nota biografica si rende d’obbligo. Formatisi nel 1985, i Defiance diedero alle stampe il loro primo album, Product Of Society, quattro anni dopo, con la produzione ad opera di Jeff Waters, chitarrista e mastermind degli Annihilator. Il loro thrash è tagliente, tirato, con un’interessante fase solistica ed il cantato graffiato piuttosto acuto, ad opera di Ken Elkington. Proprio quest’ultimo verrà sostituito da Steev Esquivel, vocalist col quale la band registrerà i due successivi full length Void Terra Firma e Beyond Recognition: il primo è affossato da una produzione scadente, il secondo risulta più elaborato dei precedenti. Tuttavia, nel 1993 i Defiance decidono di sciogliersi in seguito all’abbandono di Esquivel, ed il loro silenzio dura oltre 10 anni. E’ solo nel 2005 che si ritorna a parlare della band, riformatasi ed all’opera sul nuovo materiale. Così, dopo aver siglato un contratto con Candlelight, ecco l’atteso ritorno discografico, che prende il titolo di The Prophecy.

Il disco si presenta con un artwork curato dal solito ed onnipresente Travis Smith. La formazione risulta quanto più possibile prossima a quella storica dei Defiance, con le uniche defezioni del batterista Matt Vander Ende, sostituito da Mark Hernandez (Heathen, Forbidden, Vio-lence), e del chitarrista Doug Harrington, deceduto nel 2006 a causa di un cancro. Quindi formazione a quattro, con in più la partecipazione in veste di ospite di Glen Alvelais (Forbidden, Testament, attualmente nei Tenet). A Prion spetta il compito di dare il via alle danze, e lo fa con ritmiche sostenute. Vengono subito messe in evidenza alcune delle caratteristiche principali dei Defiance attuali: assoli di buona fattura, ottimo drumming e cantato che richiama in maniera fin troppo netta quello del buon Chuck Billy. In realtà, però è con la successiva titletrack che alcuni nodi iniziano a venire al pettine, in quanto si fanno largo i numerosi mid-tempo che caratterizzano i brani del disco, uniti a tentativi di refrain a volte imbarazzanti, come nel caso della suddetta e di Fuel The Fire. Il discorso non va però limitato all’assioma “pezzo lento = pezzo scadente”, perchè non è quello il focus del discorso. Prova ne è la riuscita Bastard Son, che però è una mosca bianca che si perde tra composizioni che nel migliore dei casi sanno di già sentito (echi dei Testament si trovano sparsi per tutta la durata dell’album) e che nel peggiore scivolano via senza lasciare nulla, anzi, riuscendo anche ad annoiare. Il tutto prima di un brano finale, Eyes Of The Front, che invece funziona alla grande e che si aggiudica la palma di miglior canzone del lotto.

Il primo aspetto che salta all’orecchio è la scarsa riconducibilità dei Defiance del 2009 rispetto alla stessa band di un ventennio fa, in quanto stilisticamente si fatica a trovare qualche punto di contatto. Il problema reale, però, non è nemmeno questo, quanto una verve compositiva spenta e priva di spessore, eccezion fatta per i già citati assoli, lunghi, ben assemblati ed eseguiti. Rimane questa, assieme alla buona produzione, l’unica nota realmente positiva di The Prophecy, disco che a parte l’operazione nostalgia lascia ben poco dietro di sé.

Luca ‘Nattefrost’ Trifilio

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Tracklist:

01.    Prion (03:22) * MySpace *
02.    The Prophecy (03:46)
03.    Bastard Son (04:36)
04.    The War Inside (04:27) * MySpace *
05.    Fuel The Fire (03:42)
06.    Eschaton (01:12) * MySpace *
07.    Sloth (03:24) * MySpace *
08.    Desert Sands (03:05) * MySpace *
09.    Dissolving Around You (04:52)
10.    Asthmaphere (03:44)
11.    Eyes Of The Front (04:08)

Line-up:

Steev Esquivel – voce
Jim Adams – chitarra
Mike Kaufmann – basso
Mark Hernandez – batteria

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