Recensione: The Thirteen Years of Nero

Di Daniele D'Adamo - 27 Agosto 2021 - 0:00
The Thirteen Years of Nero
Band: Ex Deo
Etichetta: Napalm Records
Genere: Death 
Anno: 2021
Nazione:
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82

Quarto capitolo della saga romanica degli Ex Deo, progetto tra virgolette secondario di Maurizio Iacono dei Kataklysm. “The Thirteen Years of Nero”, che prosegue i temi dominanti dei suoi predecessori raccontando storie senza tempo di intrighi politici, sospetti, malvagità e tirannia.

Ex Deo che si portano dietro dai Kataklysm stessi i due chitarristi Stéphane Barbe e Jean-François Dagenais, motivando, almeno per quanto riguarda la line-up, il virgolettato sopra citato.

Occorre però immediatamente evidenziare che le due band, come stile, non hanno a che vedere l’una con l’altra. Questo per fugare ogni dubbio sull’onestà che forma la base di un act fondato da Iacono per omaggiare i suoi progenitori, e cioè gli antichi romani.

I quali, con la nota propensione ai più crudeli intrighi e alleanze per le scalate al potere, sono il punto di partenza per un death metal sinfonico, pomposo, tuttavia mai ampolloso, capace di generare visioni di scenari verificatisi duemila anni fa. Mirabili orchestrazioni, tappeti di tastiere, inserti ambient, sitar, xilofoni e tutto ciò che è oggi possibile utilizzare per rendere vive e vegete atmosfere tangibili per quanto forti nella loro astrazione, rappresentano la caratteristica fondativa dello stile dei Nostri. Uno stile che deriva da un sound potentissimo, gigantesco, titanico; che riempie ogni spazio fra gli atomi dell’etere nella visione deterministica di Niels Bohr. Una compressione estrema, a parere di chi scrive fra le più energetica nel campo del metal. A parte l’intermezzo ‘Trial of the Gods’, “The Thirteen Years of Nero” è un disco che rigurgita musica, la condensa come plasma, la modella e la restituisce per essere ascoltata appieno nella sua magnificenza.

Come ci si poteva aspettare non manca la melodia. Inserita con cura e senza esagerazioni, giusto per addolcire un po’ la terrificante imponenza espressa dal combo canadese. E quando ciò viene attuato, si tratta sempre di operazioni di gran classe, come accade per esempio nella stupenda closing-track ‘The Revolt of Galba’. Brano di altissimo livello tecnico/artistico, nel quale il cozzo apocalittico del death metal con le poderose mazzate di musica classica danno vita a un amalgama perfetto. Alcuni break centrali in cui sale vertiginosamente l’allucinazione grazie a innesti dei singoli strumenti antichi aiutano, semmai ce ne fosse stato bisogno, ad alimentare la visione di mondi lontani.

Un plauso particolare va alla sezione ritmica curata da Dano Apekian, basso, e Jeramie Kling, batteria, in grado di erogare una quantità mostruosa di watt con la massima pulizia e precisione. Un’osservazione dovuta, poiché gli Ex Deo impostano il loro suono nerboruto non tanto sulla velocità, quanto su mid-tempo sfascia-ossa. Un altra peculiarità di come si possa devastare senza ricorrere a numeri di BPM fuori da ogni immaginazione (blast-beats), come dimostra l’opener-track ‘The Fall of Claudius’ in cui, come se non bastasse, a scandire il tempo sono presenti alcuni segmenti di pianoforte… picchiato.

Iacono è come sempre bravissimo a interpretare con cuore e anima le linee vocali con il suo caratteristico growling isterico ma anche con acidissime harsh vocals. Capace di modulare le riarse corde vocali a seconda della musica che scorre, Maurizio mostra di essere uno dei migliori cantanti del metal estremo. Un grande valore aggiunto, questo, giacché consente di variare, e non di poco, i contenuti armonici delle varie canzoni; aiutandosi anche di apporti esterni come quello in ‘Boudicca (Queen of the Iceni)’ di Brittney Slayes, vocalist degli Unleash The Archers.

Il risultato finale è davvero di altissima qualità sia tecnica (si è già scritto ma vale la pena di sottolineare la tanto irreprensibile quanto massima professionalità), sia compositiva. Tanto è vero che la noia è un termine che non esiste, e non c’è un brano uno che non meriti di essere assimilato quanto più approfonditamente possibile; citando infine ‘The Head of the Snake’ quale galoppata alla velocità del suono, ma non dei ridetti blast-beats, che strappa la pelle durante la penetrazione nell’aria dei tempi.

LP grandioso, immenso, identificativo di uno stile unico, “The Thirteen Years of Nero” coincide sicuramente con le migliori produzioni in assoluto di questo 2021.

Ah… il virgolettato iniziale: non è che gli Ex Deo rappresentino l’idea principalem della mente di Iacono, e i Kataklysm il suo secundarium?

Ai posteri l’ardua sentenza…

Daniele “dani66” D’Adamo

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