Recensione: The Void and the Vengeance

Di Daniele D'Adamo - 10 Giugno 2022 - 0:00
The Void and the Vengeance
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Secondo full-length in carriera per i Thy Kingdom Will Burn, formazione finlandese che, con “The Void and the Vengeance”, dà seguito all’omonimo debutto dell’anno scorso. Una gestazione tipica e consolidata, poiché la band, nata nel 2016, ha fatto gavetta con un demo (“Thy Kingdom Will Burn”, 2017) e un EP (“Unclean”, 2018). Giusto per affilare le ossa e alzare senza strappi l’asticella del livello tecnico-artistico.

Livello che è già assestato su alte quote. Giacché, si sa, i musicisti della penisola scandinava posseggono quel quid in più che tutti gli altri non hanno, riferendosi specificamente al melodic death metal. Già, melodic death metal. Un genere dato costantemente per spacciato, vetusto, antico, démodé, che ha già dato tutto quello che poteva dare. Ma che ogni volta risorge dalle sue ceneri grazie a qualche araba fenice che si cimenta, in pieno 2022, a frugarne i dettami stilistici per vedere se c’è ancora qualcosa da tirar fuori.

Importante evidenziare preliminarmente che i Thy Kingdom Will Burn non si impappinino in una rivisitazione completa del genere stesso ma si limitano, per modo di dire, ad aggiornare ai tempi moderni qualcosa che affonda le sue radici ormai a trent’anni fa, più o meno.

Partendo dalle linee vocali di competenza di Sami Kujala, il quale le affronta con tono piuttosto pulito, accennando appena appena il growling per un risultato a pieni polmoni, stentoreo, potente, simile a quello che si può udire nel modern metal. La sezione ritmica a opera di Janne Ruuskanen (basso) e Lauri Virén (batteria) si mostra pulita e precisa. Ritmi semplici e lineari. Perfetti, nella loro ideale rispondenza ai caratteri del metal… normale, a sostenere senza intoppi e con una rilevante continuità, l’ossatura musicale dei brani.

Ultimo ma non ultimo Esa Virén, nuovo talento della sei corde, che si dimostra assai bravo sia nella costruzione di un riffing massiccio e roccioso ma, soprattutto, sia nell’elaborazione di stupende melodie (p.e. ‘Nothing Remains’), organizzate alla perfezione con la parte solista. Bravo, e lo si ripete, a ricamare il sound con pregevoli ricami intessuti con un filo dorato. Un chitarrista completo, tecnicamente preparato e in grado di dare alla luce numerosissime armonie che, di fatto, rappresentano il miglior aspetto che si possa trovare nel disco.

Tuttavia, quanto sopra non basta a costruire un insieme di canzoni che possano in qualche modo restare incise nella memoria di chi ascolta. Un passaggio, questo, che avviene, sì, ma con gradualità. Il quartetto di Kouvola evita difatti come la peste di essere stucchevole o catchy nella versione peggiore del termine. Cioè, di facile presa per via di stucchevoli ritornelli o cose del genere. No, “The Void and the Vengeance” è un LP adulto, consapevole di se stesso, dallo stile ben chiaro – anche se non originalissimo – , composto da tracce che uniscono davvero bene un approccio comunque aggressivo agli svolazzi delle note più gentili.

Ciò che colpisce, almeno chi scrive, è questa sequenza di singoli episodi che non mostrano mai la corda per via di una completezza del songwriting, assai raffinato, che fa onore al gruppo nordeuropeo. Sono presenti anche inserti di tastiere, che altro non fanno che inspessire un suono possente nonché avvolgente, se gustato a occhi chiusi per una migliore concentrazione. Fra essi si segnala ‘Barren Land’, stupendo, sontuoso,struggente viaggio immaginario nella Terra dei Mille Laghi fissando gli attimi quando il giorno scivola via.

“The Void and the Vengeance” è un’opera adatta un po’ a tutti per via del suo essere accattivante senza risultare stucchevole, per la perfetta esecuzione delle varie song, queste da apprendere a poco a poco per riuscire a entrare nel loro mood. Questi non particolarmente malinconico come da provenienza geografica dei Nostri ma pregno di morbida emotività.

Daniele “dani66” D’Adamo

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