Recensione: The Warrior’s Code

Di - 18 Luglio 2013 - 16:08
The Warrior’s Code
Band: Gloryful
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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71

Esordio interessante quello dei tedeschi Gloryful che, già dalla copertina (un po’ grossolana, a onor del vero), danno un’idea molto precisa sulla loro proposta musicale. Heavy metal senza troppi fronzoli, ancorato agli schemi degli anni Ottanta, suonato con convinzione e determinazione, capace di spaziare di tanto in tanto dal power all’epic. Coadiuvati dalla produzione di una leggenda della musica pesante scandinava come Dan Swano, i nostri ci presentano dieci pezzi, per quasi un’ora di durata.
Dopo un’intro sinfonica si parte a razzo con Gloryful’s Tale, brano molto tirato in cui Johnny La Bomba dimostra subito le sue capacità vocali, passando da toni aggressivi a linee più melodiche. Un bel solo veloce ci introduce alla seguente Heavy Metal – More Than Meets The Eye e qui la band inizia a fare sul serio: ritmiche serrate, melodie di chitarra che ricordano i Maiden e un ritornello che rimane impresso sin dai primi ascolti. Si continua a viaggiare su ritmi spediti con la title track, di cui è presente anche il video ufficiale su YouTube: quasi sette minuti di puro metallo, in cui continuano a susseguirsi contaminazioni diverse (basti ascoltare il break centrale, in cui l’influenza dei maestri inglesi è lampante). Segue Breaking Destiny, il pezzo migliore del lotto, almeno per chi scrive. La prova vocale del singer è di nuovo la carta vincente, per un brano epico e melodico. C’è un accenno di pace con le prime note di basso di Evil Oath, prima che la canzone esploda in tutta la sua furia, riportandomi alla memoria alcuni lavori dei Virgin Steele. Ho trovato un po’ scialba Chased By Fate: buona l’idea di spezzare il ritmo dell’album, ma il tentativo di ballata epica purtroppo mi ha lasciato indifferente. Si torna su binari più consoni ai nostri con Far Beyond Time e, soprattutto, con l’ottima Fist Of Steel, altra hit del disco, in cui il tributo a Manowar e Virgin Steele è evidente. Molto buone anche Sedna’s Revenge e la conclusiva e più power Death On The First Earth, entrambe presenti già sul primo demo della band, targato 2010.
Difficile dare un giudizio obiettivo a questa realease, in quanto la mancanza di originalità fa da contrappeso a una qualità senza dubbio buona, a un songwriting solido e a un’energia che colpisce l’ascoltatore dalle prima note. Una cosa è certa: questo The Warrior’s Code farà la gioia di tutti i defender più intransigenti che potrebbero trovare nei Gloryful una nuova band da seguire negli anni a venire.

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