Recensione: The Works

Di Eugenio Giordano - 22 Febbraio 2004 - 0:00
The Works
Band: Vixen
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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64

I Vixen sono passati alla storia per essere stati la band in cui, in anni ancora non sospetti, ha militato Marty Friedman prima di diventare un mito del metal americano con i Megadeth, andiamo con ordine.

Il nostro Marty aveva lasciato i Deuce dopo due demo prodotti a livello underground e nel 1981 si unì a Kim La Chance, Jeff Graves e il bassista Kimo realizzando con i Vixen due demo e un Ep che diventeranno pezzi da collezione per ogni amante del metal americano. La Pyram Axis Records decide di riproporre in questa raccolta l’intero Ep “Made in Hawaii” del 1983, parte del demo “Aloha demo” del 1982 e l’intero “Demo 1” registrato dai Vixen nel 1981. Il risultato è questo “The works” che riassume l’intera carriera di questa band e che finalmente concede agli amanti del metal classico la possibilità di entrare in possesso di materiale ormai quasi irreperibile. E’ doveroso sottolineare che dal 1981 al 1983 i Vixen cambiarono nome due volte, prima in Aloha e poi in Hawaii, i più informati di voi sapranno che gli Hawaii registrarono successivamente due platter e un Ep, ma questa è un’altra questione. Questo “The works” è una compilation basata sui brani originali della band e in nessun caso le canzoni sono state rimasterizzate o modificate rispetto agli originali, il risultato lascia alcune lacune sotto il profilo sonoro che potrebbero compromettere l’ascolto da parte degli amanti di un sound preciso e moderno, sappiatelo fin da subito. La musica della band americana può essere identificata con un metal classico dalle tinte dinamiche che non sfora comunque in spunti thrash (accostabili ai Megadeth) piuttosto si assaporano momenti vagamente rock oriented che comunque non compromettono la direzione metallica dei nostri.

Il disco incomincia con l’energia di “Angels form the dust” un brano tagliente e cattivo che possiede un riffing frontale e preciso, Marty Friedman mostra uno stile già ben identificabile ed efficace che conferma il talento e la tecnica di questo notorio chitarrista. Più trascinante e live-oriented “New age rock and roller” lascia largo spazio alla bella voce della carismatica Kim La Chance vera regina del sound della band americana, il risultato è più che convincente. Con “Living the sin” i Vixen si accostano a soluzioni care agli Agent Steel senza eccedere in velocità, la band comunque dimostra una bella grinta e un tiro notevole che non deluderà gli amanti della vecchia scena americana. La successiva “Escape the night” è una composizione articolata e matura, una serie di riff molto efficaci si alternano a linee vocali taglienti, il rusltato è senza dubbio notevole, considerate comunque che la produzione del brano (così come tutto il resto del disco) è poco più che professionale se si considerano i parametri attuali. I Vixen continuano all’insegna di un metal veloce e convincente con “Beg for mercy” mostrando ancora una volta la bontà della loro proposta e il talento dei singoli elementi. Pessima, “House of the rising sun” è una canzone folkloristica americana resa in chiave metal, con scarsisssima fortuna. Il disco si incendia nuovamente con “Secrets of the stars” dove l’interpretazione vocale si dimostra ancora la carta vincente della band, una canzone sicuramente potente. Meno cattiva “Rock me hard” mi ricorda i Warlock dell’ultimo periodo, una bella canzone heavy-rock ma nulla più di questo. Più convincente e diretta “The young and the reckless” ripropone lo stile delle prime tracks del disco e presenta i Vixen alle prese con riff potenti e ispirati. Il disco si chiude con “Lady savage” dove Friedman mostra le sue doti tecniche in maniera innegabile, il mood del brano è vagamente rock ma il risultato è senza dubbio apprezzabile. In coda alla tracklist vengono aggiunte le versoni demo di “Angels from the dust” e “Living in sin” ripescate dalle demo del gruppo, un buon incentivo all’interesse del pubblico nei confronti di questa raccolta.

Senza dubbio i Vixen sono stati una buona band negli anni ottanta americani, guardiamoci però dal considerare fondamentali lavori che in realtà passarono quasi del tutto inosservati anche all’epoca. Oggi c’è la tendenza a mistificare qualsiasi platter sfornato negli eighties, band che non hanno mai rappresentato nulla, oggi vengono strombazzate come cult irrinunciabili, parti fondamentali del movimento metal che contribuirono alla sua evoluzione. I Vixen non sono una band fondamentale, non sono una band di culto, non hanno scritto pagine fondamentali di storia, quindi vi consiglio questo lavoro antologico solo se siete dei veri cultori del metal americano. In caso contrario potete lasciare questo “The works” al suo posto senza perdervi nulla. Tutti voi lettori, sappiate che Vixen e Megadeth hanno avuto in comune lo stesso chitarrista ma pochissimo sotto il profilo sonoro.

1 Angels fron the dust

2 New age rock and roller  

3 Living in sin

4 Escape the night

5 Beg for mercy

6 House of the rising sun

7 Secret of stars

8 Give it all you got

9 Rock me hard

10 Young and reckless

11 Lady savage

 

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