Recensione: Through Shaded Woods

Di Edoardo Turati - 24 Novembre 2020 - 12:43
Through Shaded Woods
Band: Lunatic Soul
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2020
Nazione:
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I Lunatic Soul sono una band polacca e, pensando alla Polonia, non si può non associarla alla travagliata storia del XX secolo: la ricordiamo, infatti, come una terra di grande sofferenza, di conquista ma anche e soprattutto di riscatto. È una premessa doverosa per capire come la storia di questa terra abbia influenzato la musica e i grandi artisti a cui ha dato i natali. Partendo da compositori come Chopin sino ad arrivare al black metal dei Behemoth, la Polonia è sempre stata un paese molto aperto ai nuovi generi musicali; in particolare, dopo la caduta del comunismo guidata da Solidarność, la scena polacca è esplosa con nuovi talenti e uno stile musicale sempre più variegato. Tra le tante band dobbiamo necessariamente menzionare i grandi Riverside con il loro progressive contaminato e in particolare il loro frontman, Mariusz Duda, compositore, cantante e polistrumentista raffinato.

Nel 2008 Duda decide di occuparsi parallelamente di un suo progetto solista “nascondendosi” dietro il moniker Lunatic Soul, su cui riversa la propria necessità di esplorare territori musicali al di fuori del dominio strettamente progressive percorso con i Riverside. Nei primi album Duda si ispira a sonorità ambient, ma il sound successivamente è andato man mano arricchendosi di elementi sempre meno “artefatti”, abbandonato con maggiore convinzione la componente drone ed elettronica sino ad arrivare al prog-folk del disco di cui ci occuperemo tra poco, Through Shaded Woods (se volete un paragone, potremmo accostarli ai Porcupine Tree o agli Anathema più introspettivi).

Un’altra caratteristica di questo progetto solista è che tutti gli album dei Lunatic Soul sono un unico grande concept dal titolo complessivo “The circle of Life and Death”. Ogni album è posto su un lato ben preciso (Life or Death) ed è collegato alla propria antitesi generando a sua volta una nuova esperienza di ascolto e di sentimenti. Vi consiglio vivamente di andare a dare un’occhiata a cosa c’è dentro la testa di Duda: a questo link, https://lunaticsoul.com/music/, troverete un’infografica a dir poco originale…

 

La musica dei Lunatic Soul risulta quindi inquieta ma al tempo stesso lisergica e rappresenta in modo inequivocabile la cartina al tornasole dell’anima di Duda. D’altronde il nome stesso della band è una chiara indicazione di cosa si può trovare all’interno di ogni album dei Lunatic Soul, che a dire il vero non sono neanche una vera band perché Duda ha snellito progressivamente in ogni album gli artisti comprimari sino ad arrivare a quest’ultima uscita in cui il frontman si occupa di ogni aspetto, dalla voce a tutti gli strumenti. Evidentemente era una sua esigenza stare solo con se stesso, difatti per l’ispirazione torna nella propria casa natia in una zona della Polonia immersa nella natura e circondata da laghi e foreste. Sul sito della sua casa discografica, la Kscope, Duda dichiara: «Penso di aver sempre voluto creare un album immerso nella natura e nei boschi. Questi mi portano alla mente libertà, respiro e un rituale di danza del ritorno alla natura. Volevo quindi che l’album includesse danze rituali primordiali, stati d’animo sciamanici, slavi e vichinghi. Volevo mescolare tutto e mettere tutto insieme, rendendo Through Shaded Woods il più intenso, dinamico e ballabile album della mia carriera». Non vi nascondo che tutto questo caos apparente, e la parola “ballabile”, suscitano strani timori e viene da chiedersi: sarà riuscito il nostro artista ad esprimere con la musica e i testi tutto quello che aveva nella propria anima imprevedibile?  Dobbiamo assolutamente scoprirlo, quindi pigiamo immediatamente il tasto play e iniziamo l’ascolto.

L’opener è affidata a “Navvie” in cui chitarra acustica e cembalo accompagnano la voce ipnotizzante di Duda, in un brano “allegro” e travolgente che richiama le anime dei morti ma solo come sentimento di positività e di rinascita (davvero un bel messaggio se contestualizzato nel momento che stiamo vivendo). La seconda traccia “The Passage” cambia i toni, diventando un’oscura ma coinvolgente passeggiata tra i boschi. Il pezzo scorre ansioso sino alla parte centrale in cui viene irrobustito da riff distorti per poi volgere alla fine lasciando spazio alla musica in una cavalcata senza fiato. Si torna invece a sonorità nuovamente folkeggianti con il terzo brano che dà il titolo all’album, “Through Shaded Woods”. Percussioni leggere e pulite fanno da contraltare a una voce pesantemente distorta e quasi disturbante ma che si ripresenta pulita e avvolgente quando il brano si apre a sonorità più vive e luminose. È la volta, poi, di “Oblivion” brano etereo che ci fa smarrire tra le sponde del fiume Lete (nella mitologia classica il fiume dell’oblio) con un ritmo serrato e inesorabile che ci traghetta per tutta la durata del brano. Un bell’arpeggio di chitarra acustica introduce il successivo brano “Summoning Dance” che risulta essere il più lungo del disco (non contando la versione estesa del platter). Bellissimo brano trascinante, che nel ritornello inserisce una serie di strumenti tipicamente folk, come il mandolino, e il basso acustico, mentre un pianoforte suona la sua avvincente melodia. La voce di Duda è sempre calda ed estremamente espressiva diventando diafana quando il sound si fa più duro e i ritmi più concitati. Il commiato è affidato alla splendida “The Fountain” meravigliosa ballad, che ci abbraccia con la sua leggerezza e un sound delicato, interpretato con pianoforte, chitarra acustica e violoncello. Un messaggio malinconico ma che è anche un annuncio di speranza e di uscita dalle ombre della foresta. Nella limited edition sono presenti altri tre brani per lo più strumentali, con solo qualche bel vocalizzo di Duda, che rappresentano appieno l’espressione creativa dei Lunatic Soul. La prima “Vyraj” ricorda alcune sonorità tipiche dei Riverside al pari della seguente “Hylophobia”, mentre l’ultimo pezzo è un brano di quasi 28 minuti che va a completare il già lungo pezzo “Transition” del secondo disco dei Lunatic Soul.

Mariusz Duda ha confezionato un disco ancora una volta sorprendente, mai banale e sempre ricco di atmosfera e sentimento. La prestazione vocale è tra le migliori di sempre, almeno al livello di empatia e di aderenza musicale, mentre i testi, come la musica, sono ricchi e carichi di significato. L’etichetta dell’album è progressive, ma ci sono infinite contaminazioni (su tutte la musica elettronica) che lo rendono un disco trasversale e di indubbio valore per il suo modo unico e singolare di concepire la musica.

Siamo giunti pertanto alla fine del nostro viaggio bucolico e Duda ci ha accompagnato “attraverso boschi ombreggiati” che sono la rappresentazione dei nostri peggiori traumi e incubi. Ma percorrere questi boschi significa affrontarli, oltrepassarli: è una prova di coraggio che ognuno di noi deve intraprendere per uscirne più forte. Complimenti ai Lunatic Soul, grazie alla vostra musica qualcosa del 2020 riusciamo a salvarla e ci mettiamo in tasca uno dei dischi più belli dell’anno.

 

 

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