Recensione: To The Void

Di Daniele D'Adamo - 6 Aprile 2011 - 0:00
To The Void
Band: Ixion
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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78

«Ixion è uno dei corpi celesti compresi nella Fascia di Kuiper, immensa regione del nostro Sistema Solare. Si tratta di un massiccio asteroide (diametro 800 km ca.) dall’orbita analoga a quella di Plutone. Il pianeta nano deve il suo nome a Issione, un personaggio della mitologia greca.»

Non potevano che riferirsi a un planetoide eternamente vagante in una sterminata regione del Sistema Solare, i francesi Ixion, per proporre il loro atmospheric doom metal; così da poter viaggiare nel vuoto cosmico contemporaneamente a quello dell’anima con la profondità che solo un genere d’introspezione come il doom riesce a raggiungere. Un doom che, così com’è accaduto per gli altri generi metal, subisce infine anch’esso la contaminazione con l’ambient; non per questo che si perda di vista, almeno nel nostro caso, la filosofia che sta alla base della musica di Candlemass e compagni. Accanto quindi a riff di chitarra lenti e trascinati, fanno bella mostra di sé rilevanti armonizzazioni eseguite con tastiere e sintetizzatori; uniti per far sprofondare l’ascoltatore nelle più lontane pieghe dell’Universo. La mancanza di cinetica, nella musica degli Ixion, porta al paradosso del trasporto in tempo reale della nostra immaginazione a miliardi di anni luce di distanza; ove le coordinate spazio/tempo, probabilmente, non hanno più il significato a esse attribuite da Einstein, perdendosi quindi in un plasma d’energia senza durata. Ebbene, “To The Void”, full-length di debutto della band di Pontivy, possiede quest’effetto: narrare di un infinito viaggio sospeso nel vuoto a cavallo di un arco che inizia qui, sulla Terra, e finisce là, con un tuffo, in quel liquido indefinito.  

Il progetto transalpino, nato nel 2004 per mano di Julien Prat, ha avuto come stimolo accrescitivo proprio l’intenzione di miscelare nel miglior modo possibile il doom melodico a un ambient denso di elettronica e di ‘paesaggi musicali’, comprensivo di elementi d’orchestra. Il primo risultato, il demo “Through The Space We Die”, ha avuto dei risultati così incoraggianti da spingere con determinazione Prat nella materializzazione delle sue astrazioni musicali, resasi concreta nella firma con l’etichetta italiana Avantgarde Music (Lifelover, Darkspace, Nortt, …) e, quindi, con la messa alle stampe di “To The Void”. Prat che, in realtà, è anima e corpo del progetto Ixion: Thomas Saudray e Yannick Dilly, difatti, sono ‘solo’ due validi comprimari addetti, soprattutto, a rimpinguare le linee vocali del disco con un robusto e straziante growling (Saudray) e una voce dolcemente pulita (Dilly). Il resto, cioè quasi l’intera opera, è frutto del lavoro del Nostro che, alla fine dei conti, si rivela un talento compositivo straordinario: le dieci canzoni di “To The Void”, infatti, riescono a fissare con decisione uno stile pressoché unico; pur possedendo, ciascuna, una propria, marcata personalità.   
      
Personalità che si evidenzia immediatamente: l’incredibile incipit di “Beyond The Skies” ha una potenza emotiva straordinaria, tale da catapultare la mente di chi ascolta, subito, fra pianeti e asteroidi. Il successivo incedere della canzone, rallentato all’inverosimile, ricorda – almeno a me – certo gothic metal, buio e lacerante, tipico della seconda metà degli anni novanta. L’armonia del pezzo ha i toni del lirismo più intimista che, assieme al ‘sapore di gothic’ sopra menzionato, accompagnerà “To The Void” lungo il suo viaggio fra le stelle. Ogni tanto spunta qualche ambientazione aliena, come nella successiva “The Plague”, lacerata da un soffuso growling che culmina in un chorus pregno di arcana melodia. Una song dannatamente metal, la cui anima dura e riottosa scalpita sotto il mantello cucito dalle tastiere di Prat. “Leaving” dà vita ai sogni colorati grazie all’adrenalina scaturita dal vuoto interstellare, non potendosi per ciò non citare la pomposità cosmica di Jean-Michel Jarre. Un forte stimolo per l’Io, onde raggiungere gli strati più elevati dell’etere, la dà “New Heaven”, piena zeppa d’indescrivibili paesaggi musicali rappresentanti, forse, l’Eden. “Fear Of The Hidden” è un’esplosione di rabbia repressa, disegnata dal lancinante growling di Saudray che, nonostante l’idiosincrasia, s’interseca alla perfezione con l’aulico canto di Dilly. Da “Rebellion” a “Fade To Blue” gli Ixion proseguono con la stessa intensità la loro indefinita esplorazione spaziale, mantenendo fisse le coordinate direzionali con le quali si sono succedute le prime cinque composizioni di “To The Void”: a voi, quindi, il piacere di scoprirne le relative peculiarità per il definitivo tuffo nell’Abisso Blu.  

Forse i doomster ortodossi considereranno blasfema la commistione stilistica proposta da Prat e dai suoi Ixion. Tuttavia consiglio a tutti, tradizionalisti e non, l’attento ascolto di “To The Void” che, oggettivamente, mostra una decisa volontà di sganciamento dagli schemi (troppo?) consolidati del doom, pur mantenendone intatta l’indole primigenia. Inoltre, a chi non piace volare ovunque? Nello spazio profondo ma, soprattutto, dentro se stesso?
   
Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Beyond The Skies 5:53    
2. The Plague 5:22    
3. Leaving 6:39    
4. New Heaven 5:29    
5. Fear Of The Hidden 5:30    
6. Rebellion 5:44    
7. Falling To Apathy 5:55    
8. Funereal Dance 4:56    
9. Soothing In Agony 4:41    
10. Fade To Blue 6:33    

All tracks 57 min. ca.

Line-up:
Julien Prat – Guitars, synthesizers and keyboards, bass, drums, programming, additional vocals (whispers, spoken words, grunts)
Thomas Saudray – Vocals (grunts, growls, screams), additional keyboards
Yannick Dilly – Vocals (clean vocals, screams)
 

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