Recensione: Towards the Abyss of Disease

Di Giorgio Vicentini - 3 Febbraio 2006 - 0:00
Towards the Abyss of Disease
Band: Lorn
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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80

Ero in attesa dei Lorn, li stavo attendendo la varco dopo il demo intitolato The Path to the Black Infinity, più che lodevole se pur con dei limiti, quand’ecco… Towards the Abyss of Disease.
Che la band avesse delle carte da giocarsi lo si sentiva, che lo stile potesse anche subire degli aggiustamenti era paventabile, avendo io carpito qualche commento occasionale. Se pur preparato, non mi sarei atteso la tensione e la forza espressiva di questo album dal riffing solido, solenne ed imponente come il grande freddo. Quel gelo assoluto che stende il suo manto su ogni cosa con composta fermezza.

Il sound dei Lorn ha preso colore, qualità, ha guadagnato in completezza, ha spiccato un bel salto in avanti verso una dimensione che si giova di una produzione ottima, tagliata a dovere sulle velleità del disco aiutandolo a crescere a braccetto col songwriting. 
Apre “Towards the Abyss of Disease”: velocità medie ed un bel riff dalla melodia indovinata, quasi fiera come una marcia a testa alta tra la neve, l’inizio di una cammino per guadagnare il largo tra le distese innevate di “Watching the Landscapes of Silent Nothing…”, che nella ripetizione coerente di alcuni riff in particolare, ma soprattutto di un’atmosfera precisa, trova il suo potere descrittivo aprendo lo sguardo a paesaggi ampli, su lande sconfinate e per questo inquietanti. 

E’ proprio lo spessore l’arma che stacca i Lorn attuali dal loro passato e da molte band, il creare un angolo nel quale lasciarsi agli eventi che implacabili assalgono con la veemenza di “Trolls Hordes Axes” e la sua apertura magica ed atmosferica, introduzione all’affondo imperioso a seguire, che alza le frequenze via-via dal profilo più cupo e malvagio. 
La crescita del disco è quasi matematica, un procedere verso “Through Artery of Ice”, occhio della tempesta dalle note potenti, come un’imponente tormenta che maestosa sferza il viso correndo su temi dal potere dilagante, in un senso di totale avvolgimento che vede il suo apice nel cambio di tema centrale, semplicemente esaltante.
Gli elementi sembrano placarsi, ma non la morsa del gelo e la strumentale “Hypnotic Snowfall” è il materializzarsi davanti agli occhi di una placida nevicata ipnotica, che fa cedere all’assideramento cadendo in uno stato di assente stasi contemplativa.
A questo punto del disco, la natura sembra placarsi, così come il trasporto fin qui vissuto, ma c’è ancora il tempo per “Raetia” ed i suoi ritmi spediti su vocals che sconfinano nel “burzumiano”; un buon brano conclusivo.

Spero che molti possano restare rapiti quanto me dalla prepotenza di Towards the Abyss of Disease. Per goderne a pieno abbandonatevi, permettete ai brividi di impossessarsi di voi alzando il volume dello stereo e chiudendo gli occhi, ma non date per scontato che possano riaprirsi, il ghiaccio potrebbe averli sigillati per sempre.

Tracklist:
01. Towards the Abyss of Disease 
02. Watching the Landscapes of Silent Nothing 
03. Trolls Hordes Axes 
04. Through Artery of Ice 
05. Hypnotic Snowfall 
06. Raetia

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