Recensione: Trisagion

Di Tiziano Marasco - 5 Febbraio 2022 - 8:30
Trisagion
Etichetta: Indipendente
Genere: Black 
Anno: 2021
Nazione:
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75

Il black è una strana bestia. In tutti i generi – tranne qualche sottobranca del punk, forse – il tuo obiettivo è creare una carriera lunga, in modo che la gente si ricordi di te, soprattutto se fai dischi fighi. Con certo black non funziona così. Funziona al contrario. Fai un disco che ti porta attenzione (e attenzione nel mondo del black può voler semplicemente dire che superi i 1.000 fan su facebook) e mandi tutti a cagare. Questo il caso degli Ethereal Shroud, il cui secondo album, “Trisagion”, è uscito giusto un mese fa.

Andate sulla pagina dedicata alla band sui metal archives e vedete che lo stato è split up. Ma come? È uscito un album un mese fa e si sono già sciolti?

A parte che serve una precisazione su quel si sono sciolti. Gli Ethereal Shroud sono una one man band! Quindi vuol dire che Joe Hawker, titolare del progetto, si è sciolto nell’acido. No, in realtà non ha fatto nulla di simile. Ma la domanda resta. Perché?

È presto detto: “Trisagion” ha avuto (a suo vedere) troppo successo. Quindi fanculo a tutti, torno nell’anonimato e riparto da zero. Magari faccio la stessa cosa, ma con un altro monicker. Poi, per carità, dirò che ho deciso così perché penso che il progetto non abbia altro da dire. Ma sotto sotto…

Vabbé. Vabbé in realtà lo diremmo se fossimo innanzi all’ennesimo disco uguale a tanti altri. Ma no, il successo di “Trisagion” (na roba tipo 88 mila views sul tubo eh), è più che meritato. È un disco unico e con un sound specifico. Un po’ doom e un po’ black.

E una formula semplice. Pezzi burzumosamente basati su praticamente un unico riff protratto all’infinito.

I pezzi sono tre. I minuti di durata SESSANTAQUATTRO.

E ha ragione lui. “Trisagion” per sonorità ricorda molto l’ultimo Aquilus. Con la sottile differenza che in questa sede non si giunge ad alcun tipo di scartavetramento di testicoli (parere personale e ovviamente non da condividere, ma l’Aquilus ha ottenuto quel risultato già al 10° minuto di ascolto). Ora, fare tre pezzi che passano l’ora e non annoiano è già qualcosa. Figuratevi se sono tre pezzi che emozionano.

Ci troviamo innanzi ad un disco arido, roccioso, decadente e maestoso. Le chitarre elettriche e vibranti, unite al solito growl, creano paesaggi sonori che si sposano benissimo all’artwork di copertina. Prendiamo il primo dei tre episodi, “Chamsal Fires”: 28 minuti costruiti su un unico inarrestabile riff. Eppure più l’ascolti e più ti convince.

Episodi come questo degli Ethereal shroud fanno sorgere la domanda se l’attitudine black abbia una ragion d’essere. “Trisagion” è una piccola gemma, avrebbe potuto essere il primo tassello di una rispettabilissima carriera. Ma no, non possiamo svenderci.

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75