Recensione: Trollmarsj
C’era una volta…
Ogni fiaba che si rispetti inizia con queste parole.
Quella che sarà raccontata qui di seguito è la “Trollmarsj“, ovvero la marcia dei Troll. Ma andiamo con ordine.
Molti anni fa, sul monte Faanefjell (conosciuto, tra l’altro, con il nome Fåefjell), vivevano due Troll: Syrtroll era un giovane sempre imbronciato ed arrabbiato, mentre Grimtroll era un Troll più anziano vissuto sul Faanefjell da molti secoli. Quest’ultimo era conosciuto con l’appellativo di ‘Grimmtroll con l’ascia‘: una creatura più alta dell’albero più possente della foresta e più pesante di un macigno.
Per molti anni i Troll erano vissuti pacificamente sulla loro montagna ma, da quando l’essere umano si trasferì colonizzando la valle, si trovarono costretti a divenire terribili e sanguinari per proteggere la loro casa dall’invasione. I due fratelli Faane (erano conosciuti anche così) odiavano sopratutto il sacerdote del villaggio; avrebbero volentieri bollito il prelato e massacrato ogni cristiano che turbava la quiete della loro vecchia montagna. L’unica cosa che ai Troll importava veramente era di poter trascorrere un’esistenza pacifica passata a giocare a carte tracannando del buon idromele. Certo, quando le giornate si facevano troppo noiose i Troll potevano scendere al villaggio per portare scompiglio e caos uccidendo un po’ di esseri umani, ma i fratelli sapevano bene che per ogni cristiano fuggito, due nuovi ne sarebbero arrivati.
Sapevano bene come far scappare le persone, quello che non erano in grado di fare era di fermare i nuovi arrivi. Di fatto Faanefjell era governata dai due, ma in realtà erano relegati nel buio delle caverne perché la valle era troppo affollata.
Una notte la confusione proveniente da una festa paesana a valle fu così tanta da impedire ai Troll di concentrarsi sul loro gioco di carte. “Qualcosa deve essere fatto”, sentenziò Grimmtroll decisamente spazientito, “e penso di avere un’idea…”
“La nostra terra è stata invasa dagli umani” disse Grimmtroll accendendosi la pipa, “in ogni valle hanno costruito una chiesa bianca. D’inverno i loro roghi bruciano a perdita d’occhio e d’estate non trovano di meglio da fare che dare la caccia a noi Troll. È ora di finirla.”
In effetti da Trollebotten a nord, fino Köllen più a sud ci fu un’enorme proliferare di nuove chiese; i salmi erano cantati giorno e notte, incessantemente. Vivere a stretto contatto con l’essere umano era proprio difficile. Una volta la terra era tranquilla ed accogliente ora, tra guardie forestali, minatori e bruciatori di carbone l’esistenza divenne un vero inferno. “Dobbiamo marciare!” disse Grimm “dobbiamo marciare verso il luogo d’incontro dei nostri avi per parlare del problema umano. Dobbiamo raggiungere Trollveggen ‘’il muro dei Troll’!” “Tutti dovranno darsi appuntamento presso le ripide pareti del Trollveggen”, disse con tono marziale “Troll, elfi e tutti gli spiriti dei boschi e delle montagne dovranno essere chiamati a raccolta”.
I fratelli Faane, senza indugiare, raccolsero gli zaini e li riempiono di brandy e birra; in una buia notte di marzo lasciarono la loro casa e così la marcia ebbe inizio. Camminarono per giorni e giorni tra campagne e foreste deserte. I piccoli spiriti erano fuggiti da tempo dalle proprie dimore. Le grotte, oramai disabitate, erano diventate troppo pericolose per le creature della terra. Ciononostante i Troll sapevano che al di là del ponte sul grande fiume potevano trovare ancora migliaia di occhi gialli avvolti dalle tenebre. Arrivati al ponte, dopo giorni di marcia serrata Trollbridge, il guardiano, ululò come un lupo inferocito: “chi osa passare sul mio ponte?” Fu felice di constatare che gli intrusi erano due Troll e si rasserenò. “Non posso unirmi alla vostra marcia” disse il guardiano “devo finire il mio solitario!” Passato il grande fiume e arrivati sulla prima montagna, Syrtroll e Grimmtroll trovarono un vecchio Troll con una sola testa. Era molto anziano, stanco e solo. La lunga barba bianca gli ciondolava pigramente dal mento senza che ci fosse nessun sussulto, nessuna scintilla di vita nello sguardo. Quando l’anziano vide i due inattesi ospiti e quando capì di non essere rimasto l’unico Troll in vita, prese immediatamente vigore. “Fatemi venire con voi per l’antica Terra del Nord” disse con slancio “troppo spesso i sacerdoti che di qui pellegrinano sciattamente tormentano me e la mia montagna con la loro sudicia acqua santa!”
Alla seconda montagna trovarono un Troll a due teste, ancora più vecchio del primo. Era seduto tutto tremolante intento a leggere un enorme libro di pietra. Quando vide la comitiva, il vecchio riprese vita. “Portatemi con voi, voglio combattere. Il prete ha fatto abbattere tutti gli alberi del bosco, ha depredato la terra del carbone e ha costruito dappertutto enormi fornaci. La deve pagare!” Giunta così la comitiva alla terza montagna, trovarono un vecchio Troll a tre teste. Ogni testa, a stento, fumava una grossa pipa. Quando il Troll vide i suoi simili riprese coraggio e decise di unirsi alla marcia. “Qui i tecnici del prete hanno fatto saltare per aria la montagna per ricavarne pietre da utilizzare nella costruzione delle chiese”, disse molto rattristato. “È tempo per la montagna di riprendersi ciò che le appartiene di diritto!”
Dopo aver trovato i grandi vecchi, i Faanetroll iniziarono il viaggio verso Trollveggen. Purtroppo la strada per raggiungere la tanto desiderata meta era troppo lunga. La luce eterna dell’estate e il sole di mezzanotte potevano uccidere i Troll rendendoli pietra. Quando la comitiva marciava sul Fortyninth, proprio prima del sorgere del sole, il Troll a due teste vide una luce provenire da una grotta. “Ecco”, sentenziò “quella è la luce della montagna, quella è la luce dello Jotunheimen!”
Nel più grande dei ghiacciai i Troll trovarono riparo. Il reggente capo del ghiacciaio, il ‘Troll dagli occhi bianchi come il latte’, salutò i graditi ospiti. “Benvenuti a Jotunheimen” disse, “molto avete viaggiato per arrivare fino qui. Stasera, quindi, in vostro onore daremo una festa!”
Per giorni e giorni, protetti dal buio dello Jotun, i Troll giocarono a carte e bevvero la grappa. Nella montagna più di cento creature trovavano riparo. “Anche noi abbiamo avuto grossi problemi con i seguaci del Cristo Bianco” disse il capo “la peste umana ci ha invasi e spinti nel dimenticatoio. Hanno bruciato le nostre foreste e fatto saltare con l’esplosivo le nostre montagne. È ora di suonare la tromba per chiamare a raccolta la nostra gente. Fjordtroll da occidente, Finntroll da oriente, Istroll dal nord e gli antichi Trollbotten da sud! ”
Finalmente, il buio tornò. L’esercito era libero di mettersi in marcia verso sud. Finalmente verso Faanefjell! Quando l’armata arrivò alla prima montagna, rubò tutta la dinamite degli uomini e fecero saltare in aria tutte le chiese e le case del villaggio. Finalmente la pietra tornava alla montagna! Il sacerdote del paese, colto dal terrore, montò a cavallo e cavalcò verso sud. Il villaggio fu raso al suolo: finalmente il Troll a tre teste poté tornare alla sua pacifica vita.
Arrivati alla seconda montagna, l’esercito bruciò i campi carichi di carbone arrostendo i minatori sulle loro stesse fornaci. Il sacerdote, pazzo di paura, saltò a cavallo e fuggì verso sud. Anche il Troll a due teste, dopo numerose tribolazioni, tornò a vivere in pace. Alla terza montagna i Troll trovarono un villaggio disabitato. I pochi superstiti raccontarono le vicende occorse ai loro villaggi. Tanto bastò per far scappare la popolazione dalle proprie case. Anche il vecchio Troll ad una testa poté così riappropriarsi della libertà. Anche il prete dell’ultimo villaggio lasciò velocemente le proprie cose: non aveva più nulla su cui versare le sua acqua santa…
I fratelli Faane avrebbero messo volentieri le proprie mani (e i fili delle proprie asce) sui prelati ma si sa: la paura mette le ali!
Arrivati al vecchio ponte sul grande fiume, i fratelli invitarono il guardiano a Faanefjell. “Troppe persone sono venute di questi tempi a questo ponte”, disse Trollbridge “ho appena finito di mangiarmi tre preti con i loro cavalli; devo quindi finire il mio solitario!”
L’esercito proseguì l’inarrestabile marcia; era solo questione di tempo, presto il prete di Faane sarebbe stato sconfitto. Il religioso riunì un piccolo drappello di uomini armato di forconi e torce. Nessuno si accorse, però, che nel buio della notte migliaia di occhi gialli erano già in agguato. “Stanotte, nemmeno la luce del vostro Dio potrà illuminarvi. Nessun cristiano farà ritorno a casa” borbottò fra se e se l’eccitato Grimtroll.
Il massacro avvenne, i Troll sterminarono gli umani e ripresero possesso della propria montagna. Nessun prigioniero, nessuna pietà. Questa è la storia di come i Troll di Faane si riappropriarono con le armi della propria pace. Organizzarono una grande festa per celebrare una vittoria e, si dice, siano ancora nelle viscere del Faanefjell a bere grappa e giocare a carte.
Questa che è stata raccontata è la storia. La musica proposta dai norvegesi Faanefjell è quanto di più fedele se pensiamo ad una ipotetica voce narrante della fiaba da poco conclusa. Il folk del gruppo di Kristiansand è esaltato da furenti ritmiche black che sottolineano perfettamente l’evolversi della vicenda, in tutto il suo cruento incedere.
A questo disco manca davvero poco. La fiaba viene raccontata attraverso le dieci canzoni che lo compongono; violento, evocativo, crudo e in certi frangenti docile e melodico. Questi i tratti salienti di questa opera. Per certi versi questa release potrebbe essere considerata quasi alla stregua di un lavoro teatrale: spesso l’ascoltatore è accompagnato durante lo scorrere delle canzoni da parti recitate e da brevi dialoghi tra i due Troll protagonisti della storia, rendendo il tutto molto coinvolgente e suggestivo.
Si inizia con una breve introduzione impreziosita dal suono dello scacciapensieri. A “Der Var Engang Et Fjell” il compito presentare i protagonisti e le ambientazioni che, da li a poco, andremo a conoscere. Si fa decisamente sul serio già con la seguente “Faanetrollets Vise”, brano d’apertura carico d’odio e di risentimento, pieno del furore dei due Troll rintanati nel cuore della montagna. Frequenti cambi ritmo caratterizzano la canzone: i momenti di quiete servono a rendere ancora più violenti gli stacchi di growl del cantante Syrtroll (Benjamin Isar Jørgensen) supportati da eterei sottofondi disegnati dalla chitarra del buon Grimtroll (Kim-Arly Karlsen).
Flebili rumori di passi che calpestano una strada fatta di rami secchi e foglie ci catapultano all’inizio della marcia. Alla title-track “Trollmarsj” il compito di proseguire nella narrazione del racconto. Il ritmo rallenta, quasi a voler ricordare i passi silenziosi e guardinghi dei due Troll alla partenza verso Trollveggen.
Durante il cammino oltre il grande fiume, la band ha voluto rendere omaggio ad un gruppo che oramai è divenuto leggenda, così come leggenda resterà per sempre lo sfortunato leader. Tocca ad una laconica “Soknardalr” rendere omaggio a Valfar e ai suoi indimenticabili Windir. Le note divengono sussurri all’anima in uno straziante racconto portato dal vento attraverso le fronde degli alberi. Anche le creature dei boschi e delle montagne hanno voluto fermarsi a rendere omaggio al guerriero di Sogndal: Terje Bakken, Ein Windir.
La storia continua con “Drikkegilde i Jotunheimen” e l’arrivo della compagnia al ghiacciaio che li riparerà dal sole estivo. Il disco scorre fluidamente fino alla chiusura del lavoro con la sentenza dei troll “Her Hersker kun Troll og Mörkemænn”, brano che chiude degnamente un album d’esordio godibile e di sicuro sopra le righe, decisamente e fortemente consigliato a tutti gli amanti del genere.
Un nuovo gruppo si affaccia sul mercato musicale partendo dall’inesauribile fucina folk che è la Norvegia. Un’ondata di Troll invaderà l’Europa in cerca di nuovo spazio vitale.
Attenzione! Se nel buio della notte vi trovate circondati da una moltitudine di occhi gialli che vi osservano, beh, la vostra fine potrebbe essere vicina.
Daniele Peluso
Discutine sul topic relativo!
TRACKLIST:
1.Der Var Engang et Fjell
2.Faanetrollets Vise
3.Trollmarsj
4.Tre Tinner Bakom Bruen
5.Soknardalr
6.Drikkegilde i Jotunheimen
7.Slaatt
8.Hedningens Time
9.Til Kamp
10.Her Hersker kun Troll og Mörkemænn