Recensione: Twilight Of The Apocalypse

Di Daniele D'Adamo - 23 Ottobre 2010 - 0:00
Twilight Of The Apocalypse
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Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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74

Se qualcuno avesse improvvisamente voglia di annodarsi i lunghi capelli con sfuriate di headbanging sia tradizionale sia circolare, non avrebbe molto, da fare: acquistare “Twilight Of The Apocalypse” dei norvegesi Antares Predator.

Nonostante essi siano attivi sin dal 1999, solo quest’anno – dopo un unico EP (“Banquet Of Ashes”, 2008) – riescono nell’impresa di dare alle stampe, con l’indie Battlegod Productions, il debut-album. “Twilight Off The Apocalisse”, appunto.

La band tritura con veemenza una dirompente miscela esplosiva composta di tre fondamentali elementi: thrash (“As Dragons Roam The Sky”), death (“Through The Deep”) e black (“Sacrament”). Ovviamente, lo stile dei Nostri oscilla nelle oscure caverne dell’oltretomba senza una direzione precisa; preferendo pescare quanto di più gradito, di volta in volta, dai summenzionati anfratti stilistici. Anche se, forse, il buon vecchio thrash (ascoltate bene i riff di chitarra …), specificamente quello gemello (siamese) del black, è quello che fa più capolino, dalla spaventosa fucina che travasa sugli ascoltatori metallo fuso a 1.200 °C.

In questo stile abbastanza personale ma un po’ derivativo, emergono due entità che aleggiano come avvoltoi, sul disco: i Keep Of Kalessin (il chitarrista Øyvind Winther ne ha fatto parte dal 1995 al 2000, come dimostra “Bbq Epilogue”), e i Voivod, i cui loghi di Away – ma non solo (le dissonanze di “Downfall” ne sono un esempio) – sono stati ripresi dai Nostri. Tutto quanto ha come nucleo radiante l’incessante riffing di Winther, inarrestabile nel sciorinare centinaia di accordi (spettacolare il riff portante di “Orion”) che fanno fondo alla successiva rifinitura vocale di Steffan Schulze. Il quale, senza perdersi d’animo, costruisce le proprie linee vocali con consistenza ed efficacia nonostante l’«impossibile» guitarwork del suo compagno di squadra. Delirante il duo Arne Mikal Svendsen e Jan Benkwitz, che mette giù un ritmo travolgente e scellerato, con rabbiose folate di blast-beats ad accelerare iperbolicamente il BMP.

Nell’apparente caos primordiale che accompagna le canzoni da “Downfall” a “Death”, si trovano, invece – se non ci si fa intimorire dal mood cattivo e agghiacciante che anima il platter – , parecchi momenti interessanti e degni di menzione. La title-track, per esempio, ricca di cambi di tempo, di ampie orchestrazioni, di arcana visionarietà … Oppure la conclusiva, strumentale “Death”, lenta, avvolgente, maligna; con delle eccellenti armonizzazioni che, alla fine, si diluiscono in una malinconica pioggia. Pioggia che, per chiudere il cerchio, fa da incipit all’opener.   

La difficoltà nell’inquadrare correttamente in quale sezione metal il full-length in esame debba essere inserito non deve prendere il sopravvento: la bontà del lavoro di Schulze & Co. è tale da far venir meno questa necessità da fine catalogatore. Meglio concentrarsi sui singoli brani piuttosto che sulla completezza del lavoro. La continuità del medesimo, infatti, non è perfetta e presenta alcuni momenti ove la sensazione è quella d’aver perso la bussola. Se si mette da parte tale aspetto, tutto sommato non così grave, “Twilight Of The Apocalypse” scorre assai bene, nello sfasciare i vostri/nostri apparati uditivi.
Promosso!

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Downfall 4:31    
2. Bbq Epilogue 5:49    
3. Wastelands 4:10    
4. As Dragons Roam The Sky 4:28    
5. Sacrament 4:21    
6. Mark 13 4:50    
7. Orion 3:27    
8. Through The Deep 3:55    
9. Twilight Of The Apocalypse 7:02    
10. Death 3:07

Line-up:
Steffan Schulze – Vocals
Øyvind Winther – Guitar and SFX
Arne Mikal Svendsen – Bass
Jan Benkwitz – Drums
 

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