Recensione: Vespro

L’universo sotterraneo della musica sa ancora sorprendere con gemme inattese e “Vespro“, nuovo lavoro dei prog rocker Mysteria Noctis, ne è un esempio lampante. Il gruppo lombardo costruisce un linguaggio musicale che parte dal progressive rock contemporaneo e lo arricchisce di innesti elettronici, passaggi synthwave, suggestioni folk ed eleganti venature metal. Una miscela che loro stessi amano definire ‘alternative-prog’, segno di un’identità aperta alla contaminazione e lontana da etichette rigide. La formazione nasce dall’iniziativa dei fratelli Alessio e Alberto Negretti con Giacomo Piccinini, a cui si sono aggiunti Mattia Di Lorenzo e Gioele D’Adda, completando un quintetto che punta a unire rigore tecnico ed espressività emotiva.
“Vespro” è interamente cantato in italiano e si sviluppa come un concept: il protagonista, dopo aver ricevuto una misteriosa lettera, si trova a percorrere un cammino sospeso fra ricordi e presente. L’immaginario sonoro trova un contraltare visivo nella copertina firmata da Giacomo Tagnin, realizzata con tinte delicate che evocano mondi onirici e scenari surreali, in linea con la tradizione del grande prog degli anni Settanta.
Non c’è però nessun compiacimento retrò. Piuttosto che rifarsi pedissequamente a figure storiche come Caravan o Camel, i Mysteria Noctis ne rielaborano l’eredità in una chiave attuale con quel tocco di classe che mi ha riportato alla memoria quanto band come The Flower Kings, Porcupine Tree e Karmakanic hanno prodotto nel corso della carriera. La scrittura conserva la stessa forza evocativa e la tensione emotiva tipica del genere, ma il tutto è filtrato da un approccio moderno, sia dal punto di vista del suono (qualità altissima!) che della costruzione dei brani. Il risultato si colloca con grande personalità accanto a realtà odierne, attive o non più attive, ma che hanno scritto una piccola pagina del genere come VIII Strada, Ghost on Mars, Karmamoi, Sinestesia e Kingcrow, riaffermando quanto il prog (rock, metal o… alternative) italiano sappia ancora essere vitale, innovativo e propulsore di intenti atti ad alzare sempre più un’asticella che ahimè, oggigiorno, tende invece a finire all’ombra dello tsunami di mediocrità caratterizzato da band con poche idee, molto orientate all’estetica e poco alla sostanza.
Tra i tanti elementi che emergono, il dialogo fra pianoforte e chitarra spicca per ricchezza di sfumature: arpeggi e progressioni armoniche creano un intreccio elegante e luminoso che innalza la qualità complessiva del disco. Dentro “Vespro” si respirano eleganza, immaginazione e cura dei dettagli: caratteristiche che lo rendono un’opera capace di parlare sia agli amanti del prog ‘classico’ che a chi cerca un linguaggio nuovo e coraggioso. Tengo infine ad evidenziare che il lavoro di Alessio Negretti alle sei corde (sui soli in particolare) tocca picchi di qualità davvero significativi; non sono semplici “abbellimenti”, ma veri momenti narrativi: passaggi fluidi, ricchi di gusto melodico che si intrecciano con le atmosfere e alle ritmiche prog ed elettroniche senza mai risultare fini a sé stessi. Quel tocco virtuosistico, elegante ma mai sterile, dà proprio l’idea di una band che conosce bene il linguaggio progressive e lo aggiorna con sensibilità moderna.
“Vespro” è davvero un bel disco, credetemi. Rappresenta di fatto un passo davvero significativo nel percorso musicale di una band che fin da subito dimostra un potenziale sopra la media. Per questo motivo mi auguro davvero possa proseguire lungo questa strada. Di soddisfazioni ne arriveranno parecchie.