Recensione: Virus

Di Alberto Fittarelli - 20 Settembre 2005 - 0:00
Virus
Band: Hypocrisy
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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83

Inutile voler andare a
cercare il pelo nell’uovo, un gruppo con gli Hypocrisy può avere alti e bassi,
ma non sbaglierà mai in modo netto un album: sì, con Into the Abyss una
certa mancanza di ispirazione si era avvertita, ma andava rapportata all’intento
di Peter Tägtgren di tornare alle origini del proprio sound in modo grezzo e
violento; così come su The Arrival, predecessore di questo disco,
sembrava che non ci fossero molte aggiunte da fare a ciò che già era stato
ampiamente detto in anni di carriera. Era solo una pausa, un momento di ricarica
delle batterie: ora gli Hypocrisy tornano con quello che può essere considerato
la summa di una serie di tentativi riusciti al 90%: ‘Virus’ è infatti
composto da undici capitoli praticamente distinti tra loro, nel generale ritorno
ad un sound robusto, “thrashy” e potentissimo.

 La velocità è
l’elemento che per primo si nota: pezzi come Warpath, Scrutinized e
soprattutto Blooddrenched piantano il piede sull’acceleratore in modo
stabile (o quasi, i brani lenti e atmosferici non mancano di certo), ed è
impossibile non riconoscere il giovamento che il gruppo trae dall’entrata in
line-up dell’ottimo Horgh, capace di dare al suono quello che davvero mancava:
dinamismo ritmico, una struttura più complessa e infinitamente più varia di
quanto fornito da Lars precedentemente. Ottime anche le insolite armonie
chitarristiche, mai così melodiche (attenzione: su una base violentissima) e
mai così fantasiose, forse: Compulsive psychosis ne è l’esempio
principale. 

La sensazione generale è che Peter & Co. abbiano voluto rinforzare il
proprio suono, sfruttare al massimo le potenzialità di un batterista dotato
come Horgh e dare una ventata di freschezza (ma non di rinnovamento radicale) al
suono della band. Tutto è “più”: maggiori arrangiamenti
chitarristici, si diceva; come già citavo una batteria più dinamica. Le vocals
sono sempre una garanza e non sentirete la mancanza della varietà che ha quasi
sempre contraddistinto i Nostri: ogni pezzo e vicino e lontano dal seguente, con
un effetto-interesse garantito.

Insomma, Virus è un album di cui non si può perdere nemmeno
un minuto e che verrà apprezzato da tutti senza distinzioni: gli amanti del
vecchio corso della band, gli affezionati di Abducted come chi aveva
adorato Catch 22. Acquistarlo è d’obbligo.
 

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

01. Intro
02. Warpath
03. Scrutinized
04. Fearless
05. Craving for Another Killing
06. Let the Knife Do the Talking
07. A Thousand Lies
08. Incised Before I´ve Ceased
09. Blooddrenged
10. Compulsive Psychosis
11. Living to Die

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