Recensione: Vol(l)ume 14

Di Nicola Furlan - 20 Dicembre 2010 - 0:00
Vol(l)ume 14
Band: Tankard
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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65

Mancavano solo loro, all’appello di questo fine 2010.
Dopo le brillanti pubblicazioni di Heathen, Sodom, Overkill, Exodus, Flotsam And Jetsam, Forbidden e Death Angel si attendeva con impazienza, appunto, la quattordicesima uscita del combo di Frankfurt am Main, altra realtà storica del movimento thrash metal nel Mondo.
Andreas “Gerre” Geremia e compagni, infatti, sono unanimemente considerati – assieme a Destruction, Sodom e Kreator – come i maestri del cosiddetto «teutonic thrash metal»; vero antagonista del competitore per eccellenza: il thrash metal californiano della Bay Area.

Ve lo dico fin da subito. Personalmente, il disco non mi ha entusiasmato come mi aspettavo. In un momento storico come l’attuale, dove tutti gli avvezzi al movimento artistico e musicale sono riusciti a proporre musica potente, rinnovata nelle melodie, vitale e instancabile nel movimento ritmico e ricamata da soli di qualità; i Tankard, da sempre grandi maestri nel valorizzare le idee primigenie del thrash, sono caduti nell’errore di «non sprecarsi più di tanto», dando quindi vita a quello che fino a qualche anno fa sarebbe stato un altro grande disco.

Lasciando volutamente da parte quanto prodotto dalla band a inizio carriera (ovvi i motivi…), il buon intenditore ricorderà quanto furono efficaci ed energici album come “Beast Of Bourbon” del 2002 e “The Beauty And The Beer” del 2006, mentre non fu difficile riconoscere un primo calo leggero di tensione nel 2008 quando uscì sul mercato il discreto “Thirst”. Per l’occasione sembrò palese che, in sede di composizione, la band avesse ben pensato di ripescare il sound e il modo di comporre delle origini, relegando in secondo piano la vocazione che, sebbene non snaturasse lo spirito goliardico celato nelle loro trame, rilevava da oltre dieci anni un’attitudine sensibile alle ritmiche pompate all’inverosimile e ai muri di distorsione pronti a travolgere i potenziali stage-diver accorsi ai loro concerti.
Bene, con “Vol(l)ume 14” i Tankard hanno continuato a ripercorrere queste ultime strade, cioè quelle che volgono lo sguardo al passato e alle sonorità che fecero la fortuna degli esordi. Sembra quasi uno stratagemma per uscirne indenni, ma non credo tutti ci cascheranno. Fermo restando il glorioso detto: «de gustibus non disputandum est»

C’è solo un piccolo particolare che evidenzia il mezzo passo falso. Il passo stanco di chi non ha più ormai venti anni e deve, probabilmente, confrontarsi con problemi personali e familiari di ben altro calibro e che lasciano ben poco tempo per riaversi dalla sbornia della sera precedente. Dalla produzione, volutamente sottile, acida e graffiante, alle ritmiche che non tengono più «botta», a un Andreas “Gerre” Geremia poco convincente e incapace di spolmonarsi come un tempo; i quattro trascinano dieci brani che, segmenti solisti a parte (straordinario il lavoro solista per mano di Andy Gutjahr!), non incidono e non lasciano segni. Intrattenendo ben poco anche quando il riff azzecca il ritmo giusto, quello cioè che fa scuotere la capoccia e che infiamma gli animi.
Dovessi tentare un approccio positivista, mi permetterei di citare “Time Warp”, “Fat Snatchers (The Hippo Effect)” e “Beck`s In The City” come uniche canzoni degne rappresentanti delle memorie più recenti ed efficaci messe in atto dalla capacità produttiva di Andy Gutjahr. Ribadendo che in questo “Vol(l)ume 14” troverete forse i soli più belli mai realizzati in ventotto anni di onorata carriera, non so per quanto tempo il disco resterà nel vostro lettore. Ho l’impressione (spero di sbagliarmi) che, data la superiore aurea «old-school» che permea il prodotto, dopo qualche ascolto potrebbe venirvi la voglia di ripescare i vari “Zombie Attack”, “Chemical Invasion” o “The Meaning Of Life” (che dite, scomodiamo anche un “The Morning After”?).

I collezionisti e i super affezionati non resteranno delusi giacché l’AFM Records ha previsto per la pubblicazione del disco varie versioni. Nello specifico non sarà un problema trovare quella in LP, quella in jewel-case e una Limited Edition CD con un DVD contenente il concerto sostenutosi in occasione della partecipazione all’Headbangers Open Air Festival del 2010.

Già, c’è proprio una «l» di troppo nel titolo, ma non serve tornare alle elementari per comprendere l’errore. Gli esami di ripetizione si chiudono qui. O sarà la promozione oppure sapremo che pian piano un tutti questi gruppi appenderanno le scarpe al chiodo. O, per meglio dire – nel nostro caso – il boccale di birra alla staffa!

Nicola Furlan

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Track-list:
1. Time Warp 6:01    
2. Rules For Fools 3:55    
3. Fat Snatchers (The Hippo Effect) 5:12    
4. Black Plague (BP) 4:24    
5. Somewhere In Nowhere 4:09    
6. The Agency 5:04    
7. Brain Piercing Öf Death 4:20    
8. Beck`s In The City 3:29    
9. Condemnation 6:23    
10. Weekend Warriors 7:25    

All tracks 50 min. ca.

Line-up:
Andreas “Gerre” Geremia – Voce
Andy Gutjahr – Chitarra
Frank Thorwarth – Basso
Olaf Zissel – Batteria
 

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